Musica
Vasco compie 70 anni: “Sally senti che bel rumore”
Sally, nella magnifica interpretazione di Vasco Rossi, secondo la vulgata, sarebbe una ragazza drogata che è guarita o una prostituta che ha, a dispetto di una vita sbagliata, ripreso a vivere. Per altri rappresenterebbe la stessa esistenza di Vasco nella sua complessa parabola.
Ma sono letture troppo semplicistiche.
Siamo, di converso, al cospetto di un capolavoro ove la musica si compie in un incanto con versi di pura e distillata poesia.
Vasco è poeta profondo: prima descrive Sally come una donna triste, segnata in modo indelebile, che non ha più voglia di vivere, perché ogni carezza candida è sempre seguita da un’amarezza recondita.
“Sally cammina per la strada senza nemmeno
Guardare per terra
Sally è una donna che non ha più voglia
Di fare la guerra
Sally ha patito troppo
Sally ha già visto che cosa
Ti può crollare addosso
Sally è già stata punita”.
Sally ha sentito tutto il dolore del mondo, è stata umiliata, come se avesse vissuto una continua guerra.
Fa venir in mente Sartre ne “La nausea”: “Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione.”
Poi Vasco ricama la sua limpida solitudine, sprezzante, perché indifferente ed impermeabile alla vacuità e futilitas della vita e desiderosa di quei tempi ove l’amore si dipingeva con uno sguardo, pregno di turbamenti d’animo.
“Sally cammina per la strada sicura
Senza pensare a niente
Ormai guarda la gente
Con aria indifferente
Sono lontani quei momenti
Quando uno sguardo provocava turbamenti”
Sì, perché Sally è come la fanciulla di Neruda: negli occhi ridenti e fuggitivi splende ogni bellezza di donna: “i tuoi occhi hanno color di luna e tieni imprigionata l’agilità dell’aria. Vedo nella tua vita tutto ciò che vive”.
Il senso di possedere la vita per Sally è un brivido perenne, una forza d’urto resiliente contro ogni avversità e nocumento, una roccia che s’alza nella sua possanza contro la tempesta del mare, delle sue fragorose onde, che ci vogliono travolgere, farci perdere.
Sally è in un continuo vagare: ed il vagare è nebbia, buio, solitudine, incertezza, depressione, tutto che lei ha subito e che l’hanno fatta perdere.
Ma Sally vuole la rivincita: supera tutte le colpe per afferrare ogni momento di felicità nel suo più compiuto turbamento, come se fosse l’ultimo.
Perché Sally non si perde, lotta e vince contro il destino crudele, supera il cerchio di fuoco delle asperità quotidiane, non si piega al maglio delle atroci violenze : la sua tempra è di acciaio puro.
La sua storia ci impone di cancellare i sensi di colpa di una società dolosamente distratta : in lei affiora la poesia del cuore al cospetto delle insignificanze, meschinità, miserie e mediocrità della vita.
Ma intanto solo l’ebbrezza di Dioniso che possiede Sally muove il mondo, corroso dalla stantia normalità, dal tedio che inonda i ripetitivi giorni: tutti corrono davanti alla tv, popolo bue e gregge, mentre Sally fantastica nel suo infinito, cerca l’altrove, è come una farfalla colorata tesa alla chiarità della luce.
Sally è pervasa dalla follia intesa come l’alfa degli dei, come il cominciamento di ogni impulso primigenio che la rende unica, bellissima nel suo cammino.
E l’equilibrio è duraturo solo se abbatte le becere convenzioni, aliene dalla fantasia, dalla poesia e dal canto d’amore.
Sally è una canzone che ti rimane dentro, la puoi ascoltare mille volte e non ti stanca mai.
Sally sente dolcemente il rumore della pioggia: quella pioggia che crosciava sulle pietre e sui rami, che imita l’agitazione del mare, evoca le solitudini di chi chiede amore, quelle degli esseri vaganti sotto le stelle del cielo di notte.
Ma Sally mangia anche le fragole, di un tempo perduto.
Ed è meglio così.
Senti che bel rumore.
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