Musica
Una Biennale Verde smeraldo, da Punzo a Rodrigues e da Forti a Brian Eno
Verde è il colore. Dopo il blue e il rosso delle due scorse edizioni ecco il “green”, tonalità smeraldo, scelto questo anno per la Biennale Teatro curata dal duo Ricci/Forte, cioè Stefano Ricci e Gianni Forte che aprirà le rassegne dedicate alle arti performative. Dal 15 giugno al 1 luglio si svolgerà la Cinquantunesima edizione del festival teatrale, seguita dalla Danza ideata da Wayne Mc Gregor dal 13 al 29 luglio e quella di Lucia Ronchetti allestita per la Musica dal 16 al 2 ottobre, per un totale di quasi cinquanta giorni di programmazione (48), settanta novità tra prime assolute europee e italiane, quarantuno, tra produzioni e coproduzioni. Considerando anche le attività della Biennale College, rivolta ai giovani artisti, si arriva a tre mesi di attività quasi ininterrotta nella Laguna più famosa del mondo. I programmi delle tre rassegne questo anno sono particolarmente ricche e testimoniano anche la crescente attenzione dei media internazionali nei confronti della manifestazione veneziana. Ma c’è anche qualcosa di più. Un sostegno più forte e determinato deciso dall’intera Biennale e dal Consiglio di Amministrazione all’intera filiera che lo scorso anno ha prodotto risultati rimarcabili iniziando dalla frequenza del pubblico alla formazione dei giovani. Roberto Cicutto, Presidente della Biennale lo ha voluto subito mettere in rilievo. “La Biennale _ ha detto _ ha deciso da quest’anno di aumentare le risorse e il sostegno destinati ai settori Danza, Musica e Teatro e ai rispettivi Festival Internazionali. Questi Festival non sono mai stati concepiti come rassegne per mostrare il meglio delle produzioni nei campi di competenza dei tre direttori artistici, ma come lo sviluppo di un progetto che arricchisca conoscenza e sperimentazione in coerenza con un mandato quadriennale. Le maggiori risorse consentiranno anche al pubblico di poter più agevolmente assistere agli spettacoli che avranno un maggior numero di repliche, masterclass, installazioni e attività interdisciplinari. Soprattutto, consentirà alla Biennale di affidare commissioni, produrre o coprodurre nuovi spettacoli, colmando in parte (soprattutto nel settore Musica) una falla nell’impegno pubblico rispetto a quanto si fa in altri Paesi”.
Plauso e riconoscimento di Cicutto vanno al lavoro svolto dai direttori delle tre diverse rassegne che hanno dimostrato nei primi tre anni del loro mandato le “infinite possibilità nel tessere un filo ininterrotto fra maestri del passato, artisti contemporanei e professionisti del prossimo futuro”. In questo modo per Cicutto si dà concretezza a “quanto spesso si afferma ma difficilmente si realizza: far crescere donne e uomini all’inizio delle loro carriere, alimentandoli della lezione di chi li ha preceduti con spirito innovatore e di ricerca. Per quanto riguarda -ha continuato il Presidente della Biennale – solo una istituzione multidisciplinare come quella di Venezia, internazionale per costituzione, capace di interpretare le diverse contemporaneità che hanno costituito la sua storia può assolvere a questo compito, avvalendosi anche delle nuove tecnologie, mezzi espressivi per inventare nuovi linguaggi e inedite collaborazioni. Devo dire che gli attuali direttori hanno assolto in maniera egregia questo compito e l’entusiasmo con cui e i numeri delle persone che hanno fatto le applicazioni, le domande per partecipare ai college ne danno la prova e i risultati sono talmente straordinari che alla fine del loro quadriennio si possa, anche guardando a chi li ha preceduti, creare una mappa di quello che è successo ai giovani artisti che hanno partecipato alle attività di college”.
Apertura verde smeraldo quindi per il Teatro che vuole evocare i fasti di Emerald City la città dei miracoli nel paese di Oz. Ed è quindi un viaggio nella meraviglia quella che Ricci e Forte invitano a compiere e che avrà come ospiti principali i Leoni alla carriera, quello d’oro di Armando Punzo, animatore e regista del teatro di attori e detenuti della Fortezza di Volterra, e l’altro d’argento della compagnia fiamminga FC Bergman. E poi artisti come Tiago Rodrigues i catalani di El Conde de Torrefiel, il romagnolo Romeo Castellucci e la novità rappresentata da Boris Nitkitin e il suo Khashabi Ensemble. Straordinariamente raffinata e poetica la presentazione di Stefano Ricci al seguito di un trailer intrigante che, sulle note di brani come “Chernoye Ved’ma” di Ian Post e “Pure Magic” di Zachary Nelson, accoglie e scompone, come un puzzle in motion, immagini degli spettacoli programmati in questa edizione. “Esercitarsi alla meraviglia. Esercitarsi a non sapere e restare incantati dal possibile intorno a noi” esordisce Ricci che racconta come anche in questa edizione “staremo a interrogarci dove sta andando il teatro contemporaneo, ma anche dove stiamo andando anche noi, razza umana pensante. Di questi tempi controversi di barbarie e smarrimento. Raccontare la possibilità di un viaggio, di una radiografia, di una rianimazione, di una ipotesi di riflessione tra poetiche ed estetiche eterogenee attuate allo scopo di innestare uno stati di condivisione, un principio di dubbio”.
Ringraziando Ciccuto che ha permesso di poter contare su due ulteriori settimane di programmazione, Ricci ha osservato che saranno “quindici giorni di sogni, divisioni, di caos rivitalizzante”. E veniamo al colore dell’inchiostro a cui Biennale Teatro, attingerà per raccontare il viaggio: è verde, tinta “emerald”. A fare da “pigmento rabdomantico contro questo ostinato scolorare che culturalmente ci mangia le coste del nostro sapere, del nostro confrontarci. Il paese di Oz è un regno immaginario al cui centro si trova la città di Emerald City, un luogo di prodigi dove la protagonista del film Dorothy Gale viene scaraventata “over the raimbow” alla ricerca di qualcosa di meno materiale della sua esistenza. Alla ricerca, probabilmente, di un senso. Lo smeraldo assurge così a colore di sortilegio, tinta vaticinante, l‘Itaca, l’approdo magico di chi conquista la propria consapevolezza. Una gemma attraverso la quale osservare il mondo, quindi per proprietà transitiva la topografia di emerald è il teatro. Il tornado di Dorothy Gale diventa così metafora della malìa che lo spettacolo dal vivo compie, strappandoci dal reale per ammarare in un mondo dove tutto è possibile, persino imparare a vivere”.
A questo punto la riflessione del direttore artistico si fa nettamente politica e punta l’indice. “In una società sorda, codarda, in una governance di Stato che struttura solo leggi e regole, limitando la possibilità di immaginazione che viola diritti discriminando adulti e minori, manifestando retoriche anti immigrazione, anti differenze. Il palcoscenico si trasforma in una polis dove non è richiesto passaporto o iscrizioni, dove il clandestino è rigenerazione, dove i padri si possono scegliere, dove la differenza si trasforma in valore. L’omologazione diventa vizio sterile. Emerald è il mistero, il sottratto l’incantesimo l’inspiegabile, il rapporto dell’uomo con il prodigio di sé, la sua relazione con la natura, il suo eludere la gabbia sociale per recuperare una dimensione morale più ampia.
L’omologazione diventa vizio sterile. Emerald e il mistero, il sottratto, l’incantesimo l’inspiegabile, il rapporto dell’uomo con il prodigio di sé, la sua relazione con la natura, il suo eludere la gabbia sociale per recuperare una dimensione morale più ampia. “Uomo di latta”, il Leone pavido, lo spaventapasseri non sono forse gli artisti che con le loro mancanze, con la loro potenza creativa, le loro architetture impalpabili, ci tengono per mano nel viaggio per comprendere che tutto quello di cui avevamo bisogno è dentro di noi? Non è dunque il teatro, quello Smeraldo prezioso e gagliardo, che ci aiuta a smascherare i ciarlatani, finti maghi che ci circondano con le loro pozioni precotte? Tutte identiche, rassicuranti. L’edizione 2023 è quella di Biennale teatro, fatta di sortilegi, di relazione con il fattore crescita, con il Verde che diventa metonimia di un rigoglio non solo planetario ma soprattutto morale”
Venendo al programma Ricci ha rivendicato che “alla luce di tali riverberi metaforici, sono state messe a fuoco due figure di outsider che per poesia e impegno civile possiamo considerare sovrani di un Regno bisognoso di maghi, il Leone d’oro, attribuito quest’anno ad Armando Punzo, racconta la funzione etica di un’artista che da trent’anni nutre il palco con la sua stessa esistenza, entrando quotidianamente in prigione per sciogliere le gabbie di una condanna che sono nostre. Ergastolani fuori sede, ammanettati alle nostre convinzioni. L’immaginazione e le barriere, l’isolamento e la fantasia possibile via di fuga dalle nostre paure verso un’identità ricomposta con lo spettacolo “Naturae”, frutto di una ricerca degli ultimi anni di Punzo e la compagnia della Fortezza aprirà il festival il 15 giugno al Teatro alle Tese e in replica anche l’indomani (ore 20). A seguire venerdì alle Tese dei Soppalchi per Biennale College ecco il vincitore (stagione 22/23) Valerio Leoni con “Cuspidi” in prima nazionale. In scena: Sofia Guidi, Sara Giannelli, Francesco Jacopo Provenzano (in replica anche l’indomani). Sabato mattina a Ca Giustiniani si terrà la consegna del Leone d’oro alla carriera ad Armando Punzo e quello d’argento a FC Bergman. Seguirà la conversazione con Armando Punzo moderata da Andrea Porcheddu. Il Leone d’argento alla compagnia FC Bergman è stato attribuito, sostiene Ricci, perchè “con il loro linguaggio anarchico, intriso di estetica pittorica, danza, poesia e tecnologia avanzata, creano apocalittiche fiabe moderne in cui l’uomo si dibatte in una dimensione tragicomica esistenziale”. “Het Land Nod”, lo spettacolo che presentano a Biennale Teatro e in prima nazionale, sabato 17 e domenica 18 sarà “in uno spazio fatato, smisurato, ricreato in un hangar di Marghera”.
Proseguendo nella presentazione Stefano Ricci osserva come “L’erbolario” di Tiago Rodrigues “dissecca spunti sulla libertà individuale contro quella massificata, i sortilegi sonori di Federica Rosellini fusi alle cabale di Giacomo Garaffoni si sfidano in singolar tenzone con quelli oceanici di Fabiana Iacozzilli che governa le materializzazioni di Tolja Djokovic, stabilendo un voto infrangibile. La malia di un sonno profondo viene fatta a pezzi dalle “incantagioni” morali di Boris Nikitin, Ippogrifi Metamorfici di Romeo Castellucci, volano sulla Via Lattea, “Milk” di Bachar Murkus, l’elfo immortale di Gaetano Palermo si perde tra gli oggetti levitanti di Morana Novosel le mappe in trasformazione nelle quali transitano gli interrogativi di Mattias Andersson, svelano numeri per la aritmanzia al Conde de Torrefiel”. Ancora “Cuspidi” di Valerio Leoni conforta il percorso nella foresta oscura di Noemi Goudall e Maelle Poésy alla ricerca della pietra filosofale. Ognuno di loro legato all’altro, dalla necessità di progettare il contemporaneo con cotanta magia rivelatrice: una cometa luminosa che illumina i percorsi di questo confuso oggi”
Martedì 18 si riparte alle 20 al Piccolo Arsenale con Giacomo Garaffoni e Federica Rosellini in “Veronica”. Performers: Federica Rosellini, Serena Dibiase, Nico Guerzoni, Nunzia Picciallo, Elena Rivoltini. Sound direction Nicola Ratti, scenografia Paola Villani (replica mercoledì 21).
Mercoledì alle 20 al Teatro Alle Tese dell’Arsenale Mattias Andersson presenta“Vi som Fick Leva Om Vara Liv” (Noi che abbiamo vissuto le nostre vite di nuovo). Con Adel Darwish, Ylva Gallon, Rasmus Lindgren, Marie Richardson, Magnus Roosmann, Nemanja Stojanović, Kjell Wilhelmsen, Nina Zanjani. Scenografia e costumi di Maja Kall, coreografia di Cecilia Milocco, luci di Charlie Akesson, Irena Kraus (replica anche giovedì). Giovedì 22 alle 21,30 alle Tese dei Soppalchi Paolo Gisbert e Tanya Beyeler/El Conde de Torrefiel” (Catalogna) mostrano “La Plaza” (in replica anche l’indomani).
Venerdì 23 alle 21,30 Noémie Goudal e Maelle Poésy (Francia) mettono in scena al Parco Albanese di Bissuola (Mestre) “Anima” basato sull’opera “Post Atlantica” di Noémie Goudal. Coreografia di Chloé, Moglia e Mathilde Van Volsem musiche originali composte e eseguite da Chloé Thévenin, scene Hélène Jourdan, luci Mathilde Chamoux, costumi Camille Vallat, stage manager Julien Poupon, operatore suono Samuel Babouillard, operatore video e luci Pierre Mallaisé (si replica l’indomani).
La giornata di sabato 24, è dedicato ai vincitori della Biennale College. Il via a Campo Agnese alle 18 ( e fino al 1 luglio) con Morana Novosel in “Fluid Horizons” collaborazione disegno suono e luci Bojan Gagić architetto e scenografo Ana Dana Beroš . Gaetano Palermo invece presenta “Swan” (fino al 1 luglio). Ideazione, regia, costumi Gaetano Palermo con Rita di Leo sound design Tommaso Pandolfi. All’Arsenale, Teatro alle Tese, ore 20, è di scena Bashar Murkus and Khashabi Ensemble (Palestine) in “Milk مِلْك (80’) . Ideazione, regia Bashar Murkus con Salwa Nakkara, Reem Talhami, Shaden Kanboura, Samaa Wakim, Firielle Al Jubeh, Samera Kadry, Eddie Dow scenografia, Majdala Khoury, Raymond Haddad, drammaturgia, Khulood Basel disegno luci, direzione tecnica Muaz Al Jubeh, design oggetti scenici speciali Khaled Muhtaseb (si replica l’indomani alle 18).
Domenica 25 è la volta di Boris Nitkitin (Svizzera) alla Sala d’Armi A in “Versuch über das Sterben” (Sul morire) regia, testo, performance Boris Nikitin, sguardo esterno Annett Hardegen, Matthias Meppelink, Kathrin Veser. Produzione It’s The Real Thing Studios, coproduzione Kaserne Basel.
Lunedì riposo e martedì prima di “Hamlet” a cura di Boris Nikitin al Teatro alle Tese, ore 20. Ideazione, testo, regia, Boris Nikitin, performance Julia*n Meding, musiche Uzrukki Schmidt, ensemble barocco Der musikalische Garten sound design Adolfina Fuck video Georg Lendorff, Kai Mayer, scenografie, costumi Nadia Fistarol, disegno luci Benjamin Hauser, direttore tecnico, Anahi Perez (replica lindomani sempre alle ore 20).
Si riprende mercoledì 28 con i vincitori della Biennale Teatro Alle 16, Arsenale, Sala d’Armi E con “Cenere” di Simone Fortin. Testo Simone Fortin, mise en lecture Giorgina Pi con Valentino Mannias, Giulia Weber, Giampiero Judica, Sylvia De Fanti, Alessandro Riceci, suono Valerio Vigliar. Allo spettacolo seguirà una conversazione con Stefano Fortin, Giorgina Pi e Davide Carnevali. Modera Andrea Porcheddu. Alle 18 alla Misericordia di Venezia Romeo Castellucci mette in scena “Domani”. Concezione e direzione, Romeo Castellucci, musica Scott Gibbons con Ana Lucia Barbosa, direzione tecnica, Eugenio Resta, progetto sonoro Claudio Tortorici, props Andrei Benchea, coreografia Gloria Dorliguzzo. Carolina Balucani (Italia) è un’altra vincitrice del Biennale College di scena alle ore 18 all’Arsenale Sala d’Armi E con lo spettacolo “Addormentate”. Testo Carolina Balucani mise en lecture Fabrizio Arcuri con Vincenzo Crea, Federica Fresco, Andrea Palma, Maria Roveran. Seguirà una conversazione con Carolina Balucani, Fabrizio Arcuri, Davide Carnevali. Modera Andrea Porcheddu.
Giovedì 29 giugno sono programmate le repliche di Balucani,Castellucci e Fortin. All’Arsenale, Tese dei Soppalchi, ore 20, Tolja Djokovic e Fabiana Iacozzilli (Italia) presentano “En Abyme”, prima assoluta. Di Tolja Djokovic, regia Fabiana Iacozzilli con Simone Barraco, Oscar De Summa, Francesca Farcomeni, Evelina Rosselli e con Aurora Occhiuzzi, spazio scenico Giuseppe Stellato, costumi Chiara Aversano, disegno luci Omar Scala, musica e disegno sonoro Tommy Grieco, regia video Raffaele Rossi, Nicolas Spatarella, Fabiana Iacozzilli. Regista assistente Cesare Del Beato, assistente costumi Fabiana Amato.
Venerdì 30 repliche di Castellucci e Djokovic con Iacozzilli e presentazione di “Catarina e a beleza de matar fascistas” di Tiago Rodrigues (Portogallo). Il testo e la regia sono di Tiago Rodrigues con Isabel Abreu, António Afonso Parra, Romeu Costa, António Fonseca, Beatriz Maia, Marco Mendonça, Carolina Passos-Sousa, Rui M. Silva collaborazione artistica Magda Bizarro, scene Fernando Ribeiro, luci Nuno Meira, costumi José António Tenente, sound design, musiche originali Pedro Costa, musiche nello spettacolo Hania Rani (Biesy e Now, Run), Joanna Brouk (The Nymph Rising, Calling the Sailor), Laurel Halo (Rome Theme III e Hyphae), Rosalía (De Plata) direzione coro, arrangiamenti vocali João Henriques voci fuori campo Cláudio de Castro, Nadezhda Bocharova, Paula Mora, Pedro Moldão coreografia Sofia Dias, Vítor Roriz coordinatore armi David Chan Cordeiro. Sabato 1 luglio la Biennale Teatro chiude con le repliche di Castellucci e Rodrigues.
Novità di questo anno è la scelta di produrre i testi del bando di drammaturgia edizione dell’edizione 2021, quelli di Djokovic e Garaffoni ad opera di due giovani registe come la Iacozzilli e Rossellini. Con queste due nuove produzioni Biennale Teatro rimarca la volontà di cura per nuovi talenti, per rendere stabili le fondamenta di domani. Questa “magnifica ossessione” nei confronti dei giovani e promettenti teatranti l’ha raccontata così Gianni Forte, l’altro direttore di Biennale Teatro.
“Assumersi il rischio dell’avventura dell’ignoto,prestare orecchio all’inaudito, stimolare l’inedito e abbracciare lo straordinario, sono alcune delle nostre missioni per il mandato 2021-2024 come direttori artistici di Biennale Teatro. Spetta a noi – afferma Forte– non solo il ruolo di scopritori rabdomanti attraverso un instancabile lavoro di scouting, ma anche e soprattutto di guida sostenendo le giovani generazioni di creatori e i loro ensemble, permettendo loro di uscire dall’invisibilità e dalla precarietà. Dando a queste compagnie di artisti la possibilità di cercare e ricercare edificando uno spazio di accoglienza e di scambi, una sorta di green house, una serra in cui far germogliare in autonomia, una differente visione del mondo e rafforzare il proprio vocabolario personale, fuori dai sentieri battuti, dalle tassonomie normative e dal mainstream della cultura. Non una semplice scommessa sul futuro ma un obbligo, una responsabilità artistica ed etica nei loro confronti, segnalando e facendo conoscere il loro lavoro, e soprattutto nei riguardi del pubblico. Perciò integriamo le giovani creazioni nel cuore stesso della programmazione del festival. E non in una sezione specifica o separata. Infondendo calore, nutrimento, luce e fornendo,per quanto possibile i mezzi necessari per individuare i pilastri fondamentali in cui poggeranno l’architettura del loro pensiero e le loro potenzialità espressive e comunicative durante tutto il processo di sviluppo di un nuovo progetto”.
Secondo tempo con Biennale Danza, il festival ideato dal direttore Wayne McGregor, diciasettesima edizione dal 13 al 19 luglio e dedicata agli “Altered States” della stessa danza. Cioè danza a confronto con nuove tecnologie, la scienza più recente senza perdere di vista il rapporto con lo spettatore. Questa la filosofia del direttore.
“Gli artisti e i lavori selezionati per la Biennale Danza 2023 – ha spiegato il coreografo britannico – sono alchimisti del movimento. Il loro lavoro è guidato da un’insaziabile curiosità di esplorare e sperimentare sia nel processo creativo che nella performance; attraverso l’improvvisazione, l’installazione soma-sensoriale, il minimalismo radicale o con sorprendenti allontanamenti da forme e contesti consueti. Fondamentalmente, sfidano le ortodossie tradizionali della danza e, così facendo, ci portano a fare l’esperienza del nostro corpo rinnovato, connettendo i nostri modelli esterni del mondo con le meno conosciute mappe interne – alterando i nostri stati di conoscenza ed esperienza”
Riflettori puntati per un’artista come Simone Forti, Leone d’oro per la Danza di questa edizione “che ha continuamente riformulato il dialogo tra le arti visive e la danza contemporanea”. Alla grande artista italo americana è dedicata l’importante mostra retrospettiva che abbraccia la carriera dagli anni Sessanta ai giorni nostri con foto, ologrammi, video, poesie e performance, appena chiusa al Museum of Contemporary Arts di Los Angeles sarà inaugurata a Venezia alle 18 di giovedì 13 luglio nella Sala D’Armi A dell‘Arsenale. Inaugurazione affidata a due giovani artiste come Oona Doherty (due anni fa Leone d’argento a Venezia) con “Navy Blue” (13 e 14) e la colombiana di stanza a Montreal Andrea Peña vincitrici del bando internazionale con la nuova coreografia “Bogotà” (13, 15 e16 luglio) . Stessa generazione, l’italiana Luna Cenere, vincitrice del secondo bando indirizzato agli artisti italiani con il progetto “Vanishin Place” (21 e 22 luglio).
Prima assoluta di “On the nature of Rabbits” affidata a Pontus Lidberg, coreografo e filmaker coreografo delle più grandi compagnie da New York City Ballet all’Opéra di Parigi (26, 27).
I 16 giovani danzatori e i 2 coreografi di Biennale College Danza 2023 saranno in residenza a Venezia per tre mesi intensivi di studio ed esperienza sul campo che si concluderanno sul palcoscenico del Festival con un programma articolato fra repertorio e nuove creazioni. Da una parte l’importanza della trasmissione tra maestro e allievo e dall’altra la sollecitazione del talento inventivo contemporaneo, fornendo non solo il supporto produttivo, ma anche strumenti, modi e tempi per la realizzazione.Torna il celebre “Duo” del grande William Forsythe del 1997 rivisitato da Riley Watts e Brigel Gjoka. Ex danzatori di Forsythe. Accanto a ciò ci sarà “Dance Construction” di Forti, storica performance ricostruite sotto la guida di Sarah Vox Swenson. Tutte le perfomance verranno replicate più volte al giorno. Tanti sono poi i coreografi e danzatori inseritti nella programmazione di Biennale Danza. Iniziando dal cubano Carlos Acosta e la sua formazione -prima volta in Italia – che nel suo spettacolo “Ajiaco” mette in scena diverse coreografie di Sidi-Larbi Cherc, De Frutos, Taylor e Fernandez. E’ la prima volta in Italia anche per Botis Seva e la sua compagnia Far from the Norm. Dall’Australia arriva Lucy Guerin con “Pendulum” (dal 27 al 29) e ”Split” (22). Saranno infine nella Laguna anche il coreografo franco-algerino Rachid Ouramdane, figura di spicco della scena transalpina, oggi alla guida del Théâtre de Chaillot di Parigi. E Michael Keegan-Dolan, pluripremiato regista e coreografo irlandese, e la compagnia di Pechino destinataria del Leone d’argento, Tao Dance Theater di Tao Ye e Duan Ni”.
E’ tutto dedicato al suono digitale, l’edizione sessantasette del Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretta da Lucia Ronchetti che chiuderà il tris delle rassegne d’arte performative della Biennale, dal 16 al 29 ottobre. Dedicato al suono digitale e “alla sua produzione e alla sua diffusione nello spazio acustico, attraverso tecnologie avanzate e ricerche sperimentali. Il Festival presenta -ha raccontato a Venezia la Ronchetti- un ampio spettro di tendenze stilistiche e ricerche creative innovative della scena musicale internazionale, secondo forme installative, performative e online, con molte prime assolute commissionate dalla Biennale Musica e coproduzioni con i più importanti festival internazionali”.
Sei le sezioni allestite: Sound Microscopies; Sound Installations/Sound Exhibitions; Stylus Phantasticus-The Sound Diffused by Venetian Organs; Club Micro-Music; Digital Sound Horizons; Sound Studies. Nella prima verranno presentate le prime esecuzioni assolute di composizioni legate “alla complessità e alla diffusione del suono nello spazio acustico” e commissionate dalla Biennale a Brian Eno, questo anno Leone d’oro alla carriera, Miller Puckette (Leone d’argento) e poi Francesca Verunelli, Joanna Bailie e Marcus Schmickler. Queste andranno accanto alle prime italiane di “As I Live And Breathe” di Morton Subotnick, la prima italiana della ricostruzione di GLIA della leggendaria pioniera della musica elettronica Maryanne Amacher, in collaborazione con il festival CTM di Berlino, il celebrato lavoro di archeologia sonora informatica di Robert Henke, “Commodore cbm 8032” e una nuova produzione del ciclo “Professor Bad Trip” di Fausto Romitelli”.
Brian Eno sarà due volte sul palco l’ultima sera del festival, (alle 15 e alle 20) al teatro “La Fenice” con il nuovo progetto “Ships” insieme alla Baltic Sea Philharmonic diretta da Kristjan Järvi, l’attore Peter Serafinowicz, il collaboratore storico e chitarrista Leo Abrahams, il tastierista Peter Chilvers.
Per “Sound Installations/Sound Exhibitions” Andrea Liberovici e Paolo Zavagna presentano “Sound Of Venice Number Two”, nuovo progetto di soundwalk; Anthea Caddy e Marcin Pietruszewski presentano “Love numbers”, una nuova installazione sonora per altoparlanti parabolici (Il 21 ottobre); Tania Cortés, compositrice e performer ecuadoregna già selezionata per Biennale College 2022, ha ideato “1195”; (20 0tt0bre) Alberto Anhaus e Louis Braddock Clarke, entrambi selezionati per Biennale College Musica 2023 presentano rispettivamente “Colonization – Sea Invasion” e “Weather Gardens” (20 Ottobre).
“Club Micro-Music” offre uno spaccato sui “diversi aspetti e tendenze stilistiche della performance di elettronica live, con concerti concepiti per gli spazi del Teatro alle Tese, con pubblico in piedi o seduto. Sono performance di elettronica sperimentale affidate ad artisti, sound designer, dj e producer attivi sulla scena mondiale, riconosciuti dal grande pubblico come Lamin Fofana, Jjjjjerome Ellis, Jace Clayton aka Dj Rupture, Steve Goodman aka Kode9, Loraine James, Aya, Emme, S280F, Soft Break, Yen Tech, Snufkin, i riconosciuti compositori di soundtracks Nicolas Becker e Robert Aiki Aubrey Lowe, il giovane performer e attivista congolese David Shongo (selezionato per Biennale College) e il mitico collettivo inglese degli Autechre. (20 ottobre, 26, 27,28, 29).
Nella sezione “Digital Sound Horizons” “vengono presentati progetti in forma installativa, progetti compositivi online ed eventi in forma di concerto che impiegano nuove tecnologie legate al suono digitale, evidenziando gli orizzonti compositivi delle nuove generazioni di compositori e ricercatori attivi in tutto il mondo”. Attraverso le commissioni ai giovanissimi compositori e ricercatori di Biennale College Jaehoon Choi, Lydia Krifka Dobes, Fabio Machiavelli, Estelle Schorpp, Severin Dornier, Leonie Strecker e Alexis Weaver, oltre al nuovo progetto della esploratrice di nuove forme sonore digitali Brigitta Muntendorf e il progetto del collettivo formato da Guy Ben-Ary e Nathan Thompson, basato su una innovativa produzione del festival Ars Electronica, la Biennale Musica vuole realizzare una mappatura dei territori che legano musica e tecnologia, per delineare i nuovi orizzonti compositivi del nostro tempo (26).
“Stylus Phantasticus”, ossia il suono diffuso dagli organi veneziani propone quattro organisti – Wolfgang Mitterer, John Zorn, Andrea Marcon e Luca Scandali – che si esibiranno nelle Chiese di San Salvador e San Trovaso e nella Sala dei concerti del Conservatorio Benedetto Marcello (17, 24, 26, 29) “I programmi dei quattro concerti sono ispirati al repertorio cinquecentesco della Scuola di San Marco e alla definizione di stylus phantasticus, coniata da Johann Mattheson per descrivere la complessità della scrittura polifonica organistica. L’organo quale generatore di flussi sonori, armonie complesse e continuum polifonici sarà il punto di contatto tra la sperimentazione compositiva dei lavori per organo di Claudio Merulo, Andrea Gabrieli, Giovanni Gabrieli e Girolamo Frescobaldi, pubblicati a Venezia e la sperimentazione contemporanea di Wolfgang Mitterer e John Zorn, compositori e performer che suonano l’organo quale mezzo di speculazione compositiva, esasperando le infinite possibilità polifoniche e coloristiche dello strumento”.
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