Musica

Sticky Fingers, i Rolling Stones dopo Brian Jones

31 Marzo 2020

Il potere di un disco è quello di, pur essendo stato pubblicato anni prima della tua nascita, riuscire a raccontare qualcosa del tuo stesso mondo, della tua storia, dei tuoi pensieri, persino del tuo futuro. Questo accade in ogni campo dell’arte. Potreste ritrovarvi in un romanzo di Calvino, o in un quadro di Goya, così come ora il vostro tempo può incedere sulfureo e rotolante con gli Stones. I questi giorni ho riascoltato spesso sul mio giradischi un album nato 11 anni prima di me, nel 1971, un gran bel periodo per il rock.

Mick Taylor era appena diventato il sostituto di Brian Jones, gli anni sessanta morirono con lui e così anche parte degli eccessi che dagli esordi frastornarono e incensarono l’immagine di uno dei più famosi gruppi inglesi. La gestazione di Sticky Fingers durò più di un anno, periodo in cui Jagger e Richards ebbero modo di farsi amici tanti musicisti di valore, come Billy Preston e Bobby Keys che finirono con il condizionare, in meglio, la stesura e la resa su disco dei brani destinati a finire tra i solchi del nuovo lavoro.

 

I Rolling Stones nel 1971 con Mick Taylor (secondo da sinistra), “il nuovo arrivato”

 

Ascoltare Sister Morphine e pezzi come Dead Flowers è un’esperienza che pochi album possono offrire. L’aria malsana e tremebonda di Sister Morphine, supportata dal prezioso intervento di Ry Cooder rende l’atmosfera fredda, umida e nebbiosa proprio come quella di una giornata di fine marzo 2020. La voce di Mick in un scendere e salire da brivido, in una storia di droga e disperazione, in questo brano vi sono echi di un mondo urbano, il risuonare di parole sconnesse, sussurrate da un letto di ospedale, osservando la vita dalla vicinanza alla polvere.
Dead Flowers è invece l’esatto contrario, è una giornata di primavera. Un blues intriso di sarcasmo e divertita passione musicale. è qui che le chitarre di Keith e Mick si intrecciano, si incastonano giocose su un letto di fiori.

L’inferno e il paradiso degli Stones, Sticky Fingers si conclude nel modo più inatteso possibile. Con una sinfonia esotica su cui Mick lentamente parla di me e di se stesso. “Quando il vento soffia e la pioggia che cade è gelata, alla finestra c’è un volto che conosci” canta, “dormo sotto cieli proprio strani, dopo giorni così folli”. Adesso muoviamoci, adesso andiamo, sotto la luna piena, nei nostri sogni. E prima o poi, torneremo a correre davvero.
Arriviamo, Mick!

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