Musica
Soundtrack, i dischi della settimana, 3 giugno
Nessuno avrebbe mai immaginato che questo 2020 sarebbe stato un anno così difficile per l’umanità. Molti artisti hanno cercato – e sicuramente ci faranno scoprire come – di mettere in musica le loro reazioni ad un lockdown da pandemia, un distanziamento sociale e psicologico che ha stravolto completamente il concetto di società e soprattutto di prossimità interpersonale. Questa volta abbiamo 3 uscite interessanti: Ondara con un disco eccezionale che parla dell’isolamento di questi ultimi mesi, Hayley Williams che pur lontana dai Paramore riesce a superare le proprie paure e ci offre un disco personale e virtuoso e poi un box set storico, che amplia l’ultimo disco dei Cream rendendolo completo e particolarmente squisito da ascoltare. Mettetevi le cuffie!
J.S. Ondara – Folk N’ Roll, Vol 1: Tales of Isolation
J.S. Ondara ha scritto e prodotto Folk N’Roll Vol.1 mentre era in isolamento a Minneapolis in una sola settimana. Una città che ancora non sapeva di diventare teatro della morte di George Floyd e di numerosi tumulti che hanno infiammato l’America a partire dagli ultimi giorni di Maggio.
Uno dei temi dell’album è sicuramente l’isolamento, ma a posteriori possiamo dire che Ondara ha saputo raccontare, o forse meglio dire “fotografare”, il mondo così come realmente è nel 2020, al di là dell’Oceano, tra le braccia dello zio Tom. Ondara è nato in Kenya, ma si sente americano, suona molto – a volte pure troppo – come Bob Dylan, e i suoi idoli sono Jeff Buckley, Death Cab For Cutie e Radiohead e non disdegna avventurarsi in territori più movimentati come quelli grunge anni ’90. J.S. ha scelto Minneapolis come sua nuova città ed ha voluto creare lì la sua identità musicale.
Ha imparato a suonare la chitarra ed ha iniziato ad esibirsi nei locali, aprendo il microfono e lasciando passare la sua delicatissima voce, che ben presto ha attirato l’attenzione della radio locale, KCMP che ha contribuito a diffondere capillarmente le sue canzoni. Il 2018 è stato l’anno del debutto, con oltre 100 canzoni messe da parte – per iniziare – il primo album Tales Of America è diventato ben presto un disco di culto, in cui Ondara parla di sè, della sua storia, di come si è adattato un immigrato in un nuovo paese e ciò che ha potuto realizzare grazie alla sua dedizione e alla sua determinazione. Il 2020 è iniziato con l’emergenza della pandemia Covid-19 e il cantautore di Minneapolis – città del glorioso Prince, tra l’altro -, si è ritirato a casa di un amico ed ha registrato musica con pochissimi elementi: voce, chitarra, armonica e battiti delle mani (come in Shower Song). Tutto il disco ha un sapore dolceamaro, è come una riflessione severa ma sensibile sulla vita ai tempi dell’isolamento, del distanziamento sociale, che per molti ha rappresentato anche, e soprattutto, una disconnessione mentale dal mondo del prima. Bastano i titoli ad introdurre gli argomenti trattati: “Locdown on date night”, “From six feet away”, Isolation depression syndrome”, e forse basta l’introduttiva”Pulled out of the market” a mettere la firma su un album generazionale, attuale e sofferto. “È tutto nato nel giro di un paio di settimane – ha dichiarato Ondara -, mi sono trovato in una strana condizione mentale a causa dell’isolamento, mi sono svegliato una mattina ed ho iniziato a buttare fuori canzoni compulsivamente per tre giorni. Non avevo alcun controllo su ciò che stava uscendo, non volevo fare un disco, stavo solo cercando di superare la situazione”. Ci sarà un volume 2? Per ora non è nei programmi, come tra l’altro non lo era neppure questa prima uscita. “Mi siedo e penso a dove ero qualche anno fa, a casa a Nairobi, ora vivo in Minnesota e sono in tournée con Neil Young”, dice Ondara, che tra ballate e rivisitazioni è caduto in un territorio ben strano, a metà tra il folk e il rock’n’roll dove quello che conta è raccontare come cerchi di affrontare quello che ti succede.
Hayley Williams – Petals For Armor
Una delle scoperte più interessanti del nuovo anno è di sicuro il nuovo ed inatteso album della voce della band pop-rock Paramore, Hayley Williams. Negli anni scorsi, attraverso una turbolenta storia di line-up con la band, Williams ha saputo tenere a bada i propri compagni portando al successo vari album ottenendo anche un premio come miglior canzone rock ai Grammy Awards.
Il talento vocale non si discute, l’idea per questa uscita “in proprio” è stata vicente, 3 ep da 5 canzoni ognuno, riuniti poi in un album omnicomprensivo in cui ad avere la meglio è sicuramente l’eterogeneità dei pezzi presentati. Il sound dei Paramore c’è, è innegabile, ma Hayley si prende licenziosità che solo un progetto personale poteva concederle. Lo si capisce dall’introduttiva Simmer che la voglia di fare c’è (“La rabbia è una cosa tranquilla”), e si manifesta anche attraverso un percorso di liberazione spirituale che viene diffuso nelle varie tracce, come in Dead Horse, dove nell’introduzione al brano sembra parlare ad un amico di un momento di depressione, seguito ad anni ed anni in cui Hayley stessa ha vissuto “pericolosamente” cambiando colore di capelli, trattenendo il respiro, dimostrando una tempra eccezionale per una adolescente cresciuta in fretta nel mondo della musica.
In tutte le tracce possiamo ascoltare il talento di una delle migliori voci della sua generazione, vocalizzi, chorus particolarmente accattivanti sostenuti da ritmi elettronici adoperati con gusto e parsimonia concedendosi persino alcuni sconfinamenti in territori retrò anni ’80 come nella divertente Sugar On The Rim. Interessante ascoltare come, in un pezzo tipo Cinnamon, la voce diventi un vero e proprio strumento, adeguatamente campionato, a sostegno di un ottimo testo e di un vigore davvero maturo. 15 brani possono sembrare troppi per un progetto solista, ma si lasciano ascoltare comodamente e senza annoiare, tenendo l’ascoltatore sempre pronto alla scoperta di qualcosa di nuovo, prodotto tra l’altro anche in modo magistrale. Sì, Hayley ha fatto centro, l biondina dei Paramore è diventata grande.
Cream – Goodbye Tour
I Cream arrivano in ritardo. I fan si aspettavano edizioni in uscita in occasione degli anniversari, ma questa volta hanno dovuto aspettare qualche mese in più. Niente male comunque, perchè il 6 marzo è uscito il tanto atteso box set del Goodbye Tour, 36 brani, 4 cd che ci riportano indietro di 52 anni, alla tournée americana dell’ottobre del ’68 e al concerto conclusivo alla Royal Albert Hall di Londra, il 26 novembre di quello stesso anno. Considerata la sua scarna presentazione, l’album originale fu comunque un grande successo per la band di Clapton e soci, arrivando al numero 1 delle classifiche UK e al numero 2 di quelle US.
Questa volta abbiamo 3 concerti completi (su Tidal trovate anche una versione in MQA davvero superba)in cui troviamo praticamente tutte le tracce più importanti della band compresa Crossroads (del maestro del blues Robert Johnson), Sunshine Of Your Love, Spoonful, White Room e chi più ne ha più ne metta. Perchè è importante questa riedizione? Perché ci riporta indietro nel tempo in un’epoca in cui il rock’n’roll era ancora una “cosa seria”, e un supergruppo come i Cream poteva permettersi qualsiasi cosa sul palco, data la loro marcata superiorità nel gestire, sul palco, una situazione che da un momento all’altro poteva diventare incendiaria. Troviamo i passaggi di Ginger Baker ringhiare e calpestare il terreno assieme alle linee di basso di Jack Bruce mentre Eric Clapton spicca voli pindarici con la sua chitarra incandescente. Dobbiamo considerare che i Cream sono “sopravvissuti” ai loro stessi creatori per circa 3 anni, facendo uscire 4 dischi che hanno segnato per sempre la storia del rock. La loro è stata una sopravvivenza quasi misurata sin da principio, erano già 3 grandi professionisti e scelsero di suonare insieme fino a quando ne avessero trovato giovamento. Il loro mondo era quello del Blues, e dal nome stesso possiamo capire l’amalgama musicale alla base della loro formazione. I Cream furono pionieri dell’hard rock e della psichedelia, univano profonda capacità tecnica, potenza e improvvisazione, hanno ben presto finito per influenzare il modo di fare musica degli anni in cui sono stati attivi, questo box set ci riporta a quell’epoca di sfavillante egemonia. Clapton, Bruce e Baker al top della loro carriera, signore e signori: i Cream!
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