Musica

Si salverà chi non ha voglia di far niente e non sa fare niente

2 Aprile 2020

Girano un fottio di fake news, ma quella che prediligo è che le mandorle facciano bene e siano dimagranti. Ecco perché ne mangio a manate da mezzo etto.

Vado al supermercato compro cose a caso, torno a casa le metto in frigo. Sono stupidamente convinto che il freddo uccida il virus. Ma poi, quando tiro fuori la merce dal frigo, mi lavo compulsivamente le mani con sapone o similamuchina. Sia prima che dopo. Ho le nocche delle dita bruciate.

Non riesco più a vedere trasmissioni per più di cinque minuti. Si parla solo della Cosa. Il virus è l’ossessione semantica.

Ho comprato il libretto di Giordano, Nel contagio,  letto due righe a caso. Chiuso il libro, lavato le mani. Riaperto il libro. Richiuso.

Passato il detergente all’acido citrico sul tavolo dove l’ho posato.

Penso chiasmi. Lo stato di eccezione ci porterà all’eccezione dello Stato.

Sogno amuchina.

Lei mi guarda come un gatto bianco obeso.

Sono convinto che il virus si propaghi nel vento, e quindi tengo chiuse le finestre. Ma la mattina le apro.

Spruzzo nell’aria dopobarba Floid con pompetta.

Poi richiudo le finestre.

Sfuggo da altri rituali.

Non sopporto più gran parte dei cantanti che fanno i loro pezzi con una chitarra in video auto prodotti.

Tranne Sting. A no, anche Cristiano De Andrè.

Ascolto e riascolto tre o quattro canzoni, la sera quando esco per fare tre volte il giro del mio isolato (sentendomi un ladro o un untore) ma con la mascherina. Almeno se mi vedono pensano che sia un tipo pulito. In questo paese non gira nessuno. Da lontano incrocio sguardi di passanti. Incrocio  anche le mani, come si salutano i monaci shaolin. Forse.

Babbo in prigione, di De Gregori, nella versione di Ambrogio Sparagna.

(Dello stesso duo, l’Onore.)

Il passaggio dei partigiani di Ivano Fossati. (Viviamo in un tempo di coprifuoco).

E Master of War di Bob Dylan, cantato da Eddie Vedder.

Le ragazze di Osaka di Finardi.

Questa foto non l’ho fatta a Osaka, ma a Cles.

Se sopravvivo ci andrò.

Il più bel film da vedere in questo tempo di contagio è Sogni di Akira Kurosawa.

Il cassiere del supermercato cantava Venditti, dobbiamo essere coetanei.

Franco Battiato. Troppo potente per sentirlo ora.

Ma se proprio volete sentirlo, profetica è La Torre. Ne L’arca di Noè, del 1982. Governo Spadolini.

Torno a casa,  bevo vino bianco.

Mi metto a letto.

Dopo una vita passata a teorizzare la pensosità grave del concetto, mi ritrovo a rimpiangere la vacuità delle estati degli anni ‘80.

Anche oggi siamo arrivato in fondo.

Come dice Charlie Brown “Temo un giorno alla volta”.

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