Musica
Secoli di storia americana ripercorsi attraverso la black music
L’ultima autorevole e documentata pubblicazione di Roberto Caselli riguarda La storia della black music, edita da Hoepli come tutti i precedenti volumi dell’autore. Caselli, giornalista, critico musicale e voce storica di Radio Popolare, ha al suo attivo lunghe collaborazioni con quotidiani, giornali specializzati, enciclopedie e siti web. È stato direttore della rivista Hi Folks! e del mensile musicale Jam. Tra i suoi numerosi libri che spaziano tra rock, blues e musica d’autore vanno citati il saggio Hallelujah sui testi di Leonard Cohen, La storia del blues, Jim Morrison, Storia della canzone italiana, La storia del rock in Italia.
In questo lavoro (che ha richiesto due anni di studio e indagini storiografiche, insieme a traduzioni e commenti dei testi), viene analizzata l’evoluzione della musica afroamericana a partire dalle sue origini, cioè dalla deportazione dei neri dall’Africa in America, per arrivare alle ultime espressioni artistiche del rap e del trap. Una potente esplosione di creatività e versatilità, che nel corso del ’900 i discografici bianchi hanno cercato di annacquare, trasformandone la potenza deflagrante in prodotti più gradevoli e commerciali, meno politicamente pericolosi.
Caselli apre il suo excursus esplorativo affrontando il tema del colonialismo, che ha determinato la diaspora africana e l’istituzione dello schiavismo da parte delle potenze europee. La sofferenza di milioni di neri, costretti ad abbandonare il proprio continente, si espresse musicalmente nello spiritual, dando voce all’angoscia, alla tristezza e alla rabbia successivamente incanalate in una ribellione sociale collettiva, che trovava rispondenza e consolazione nelle vicende bibliche, dal tormentato cammino percorso dal popolo ebraico per arrivare alla terra promessa, fino alle pagine evangeliche che promettono un riscatto e un premio celeste. Lo spiritual si nutriva non solo di accenti religiosi cristiani, ma manteneva tracce di culti animistici africani, e addirittura celava nei testi indicazioni di vie di fuga da seguire per raggiungere gli stati antischiavisti del nord e il Canada. Allo stesso modo, altri generi musicali furono successivamente in grado di traghettare aspirazioni, proteste e lotte della popolazione nera, e Roberto Caselli mette in luce soprattutto questo aspetto sovversivo, rivoluzionario, ideologico, veicolato da testi e ritmi. Contemporaneamente, vengono riletti i momenti cruciali della storia americana in maniera critica e antiretorica, a partire dalle intenzioni non del tutto libertarie, democratiche e antirazziste della guerra civile, passando attraverso i drammatici linciaggi e la nascita del Ku Klux Klan, il proibizionismo, la grande depressione, il maccartismo, i movimenti per i diritti civili, le marce pacifiste. La protesta dei neri si radicalizzava, fino a trasformarsi in lotta aperta alle istituzioni, con Malcom X, il Black Power, le Black Panthers, Angela Davis. Ci furono coraggiose figure di spicco nella letteratura, nel teatro e nell’arte che appoggiarono la lotta contro ogni discriminazione razziale (Langston Hughes, Lawrence Beitler, e poi grandi scrittori come Caldwell, Faulkner, O’Connor, Kerouac, Ginsberg): a tutti loro viene dedicata un’approfondita scheda informativa.
La narrazione di Caselli segue i momenti più rilevanti dello sviluppo della black music, offrendo un esaustivo repertorio dei vari stili susseguitisi in due secoli di storia, partendo appunto dai canti di lavoro, dagli spiritual e dai blues del Delta e di Chicago, per spingersi fino al jazz, allo swing, al bebop, al R&B e al soul, e arrivare infine alle ultime espressioni della discomusic, dell’hip hop e del trap. Vengono raccontate le vite e le esecuzioni eccezionali di artisti famosissimi e meno noti (Odetta, Bessie Smith, Robert Johnson, Muddy Waters, James Brown, Otis Redding, Billie Holiday, Charlie Parker, Nina Simone, Isaac Hayes, Tupac, Run DMC, Beyoncé, Dr. Dre, per fare solo alcuni nomi), attraverso il commento dei loro album, la descrizione di concerti, festival e raduni, i percorsi biografici, le dipendenze, le inimicizie e le persecuzioni, gli amori e i lutti.
La nascita del rock’n’roll negli anni ’50 prese avvio proprio dal misto di eccitazione e rozzezza che costituiva la sostanza grezza della black music, assumendo da subito un carattere oppositivo alla cultura ufficiale, che venne presto associato alla delinquenza. Il pubblico adulto bianco, spaventato dalla sua forza trasgressiva, diresse la discografia verso una commercializzazione blanda del fenomeno, che dopo i rocker della prima ora, propose interpreti più docili e sentimentali come Pat Boone, Gene Pitney, Neil Sedaka, Paul Anka. A questa edulcorazione si oppose la commistione del rock con il blues e il soul proposta da Otis Redding, Aretha Franklin, Wilson Pickett, James Brown. Con il tramonto delle utopie rivoluzionarie subentrò un periodo di riflusso, in cui la disco music segnò un ritorno al privato, con una ricerca ossessiva del piacere e del divertimento, celebrato dai disk jockey che imponevano i gusti da seguire. Nei ghetti resisteva il funky, mentre dalla vicina Giamaica arrivava il reggae con l’esaltante figura di Bob Marley. A partire dagli anni ’80 dalle periferie newyorkesi più disastrate si fece largo un nuovo movimento culturale articolato non solo musicalmente, ma anche sul fronte della danza (break dance) e del writing (graffiti).
A questi ultimi decenni della black music, Caselli dedica particolare attenzione, soffermandosi sugli sviluppi del fenomeno hip hop e del rap che ben presto uscirono dai confini del Bronx per conquistare il mondo intero, ed evolvendosi poi nel trap, subito sedotto dal richiamo del successo e della ricchezza economica. Solo con la nascita del movimento “Black Lives Matter” nuovi rapper tornarono ad attivare un rifiuto consapevole del consumismo capitalista: una presa di posizione coraggiosa che si affiancò alle lotte che i giovani neri ingaggiavano per far riconoscere i propri diritti sociali e politici in un’America che continua tuttora a marginalizzarli.
Le otto sezioni del libro di Roberto Caselli, suddivise in cinque capitoli arricchiti da schede informative e da un ricco repertorio iconografico, offrono la possibilità di accedere utilizzando i QR code a canzoni riferite a ogni argomento trattato, e a un ulteriore “extended book” di approfondimento bibliografico e letterario. La storia della black music è un volume accattivante non solo per l’esposizione formale, chiara e concisa, ma anche per la vivacità tipografica e la ricchezza delle illustrazioni, dei manifesti colorati, dei titoli e degli slogan riportati nella loro enunciazione originale. La commossa prefazione del cantante e deejay americano Ronnie Jones, da molti anni residente in Italia, ribadisce l’importanza avuta dalla musica nera nella ricostruzione orgogliosa dell’identità del popolo afroamericano, sottolineando l’abisso di sofferenza e di ingiusti soprusi patiti per secoli.
ROBERTO CASELLI, LA STORIA DELLA BLACK MUSIC – HOEPLI, MILANO 2024
Prefazione di Ronnie Jones, pagg 319, euro 32,90
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