Musica

Sanremo. Fatevene una ragione, il vostro giudizio non conta nulla

5 Febbraio 2022

La 72° edizione della kermesse musicale italiana più importante quant’anno, più che mai, è finita sotto la mannaia del perbenismo malcelato, dell’arroganza e della presunzione di quanti usano i social network. Già perché dare voce a tutti, indiscriminatamente, vuol dire che un esercito di “qualsiasi” si possa arrogare il diritto di giudicare e condannare, trasformando quella che, di fatto, è già un’arena in una virtuale aula dell’inquisizione sotto il cui giudizio devono, inevitabilmente, passare tutti indiscriminatamente.

E così l’utenza dei social, dopo essere stata esperta di giustizia, di virologia prima e quirinalista poi, all’improvviso dal 2 febbraio è assurta al ruolo di esperta di musica senza, come era già successo per i precedenti ruoli, capirne nulla. Si dirà che, alla fine, ognuno esprime il suo giudizio ma gli incompetenti, e ciò deve avvenire per qualsiasi argomento, possono al massimo solo dire “mi piace” o “non mi piace” anche se sarebbe meglio se tacessero. Sotto la mannaia social sono finiti tutti permettendo così agli incompetenti di ritagliarsi il solito ruolo di haters in cambio di like, commenti compiacenti e presunta visibilità. Ripeto, meglio tacere. E non perché “Sanremo è Sanremo”, come recitava uno slogan del festival di qualche anno fa attraverso la canzone che ne faceva da sigla iniziale, ma perché esprimere il proprio “gusto”, ammesso che possa considerarsi tale perché spesso si tratta solo di altro sentimento quale invidia, pochezza culturale, sconoscenza e ignoranza, è una questione di garbo. A questo si aggiunge che molti colleghi, e sto parlando dei giornalisti, hanno loro stessi usato i social per esprimere quello che nessun editore gli farebbe scrivere, aggiungendo così ai sentimenti sopra citati il rancore.

Una bella edizione, come la definisce Amadeus, quella del venti ventidue? Ai posteri, com’è giusto, l’ardua sentenza. Di fatto, come succede da settantadue anni, il festival di Sanremo presenta, con tutti i limiti che ha sempre dimostrato, uno spaccato del panorama musicale. Uno spaccato che, da sempre, non riesce a essere esaustivo e inclusivo e da sempre, mi ripeto, non riesce ad accontentare tutti i palati.

Ma gli utenti dei social non si accontentano di esprimere, come sarebbe possibile, il loro gradimento, e implicitamente l’opposto, partecipando al voto popolare. No. Devono a tutti i costi dare il peggio di sé attraverso sproloqui che, con la musica, c’entrano veramente poco. Ma non si accontentano di ciò e passano, con nonchalance, da pseudo giudizi musicali e giudizi sui partecipanti che, spesso, rasentano l’offesa e, ancora una volta, danno il peggio di sé, quel sé che celano tutti i giorni dietro il mantello della loro pseudo tolleranza, della loro pseudo apertura culturale. Tatuaggi, abbigliamento, colore dei capelli diventano un tutt’uno con la canzone, nel loro giudizio. E domani, visto che stasera sarà proclamato il vincitore e resa pubblica la classifica finale, si esalteranno se, per caso, hanno indicato il vincitore del quale, ovviamente, ascolteranno il brano sempre e solo in forma gratuita tramite i diversi player digitali oggi disponibili o attraverso la radio e non saranno disponibili neppure a investire 99 centesimi di euro per l’acquisto del brano digitale e men che meno ad acquistare su supporto la tradizionale compilation, altro segno di disprezzo per un comparto che, piaccia a loro o meno, è oramai agonizzante e, quest’anno più dello scorso, su cui la kermesse sanremese tenta, con tutti i limiti che la contraddistinguono, di accendere un faro.

Diventate migliori nel vostro lavoro, cercate di fare la differenza nel vostro ambito, tornate a giocare con le bambole e i soldatini e lasciate fare il proprio mestiere a chi lo sa fare e di questo ne gioverebbe l’intera società anche perché, del vostro giudizio, non gliene frega niente a nessuno e, soprattutto, non conta nulla.

Buona musica a tutti, anche se non ve lo meritate.

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