Musica
rEstate in Ascolto
I Giardini della Filarmonica si trovano sulla Via Flaminia, a poche centinaia di metri da Piazza del Popolo, al Borghetto Flaminio, di fronte al Ministero della Marina Militare. E dentro i giardini c’è anche la Sala Casella, una sala di legno, dentro cui si danno conferenze e concerti e spesso, anche, conferenze concerto. Nella seconda metà di giugno di ogni anno si possono ascoltare musiche di ogni genere e presentazioni di libri, concerti intorno al soggetto di un libro. Quest’anno la rassegna è ricchissima. Il titolo gioco sull’ambiguità dell’ascolto e dell’estate; rEstate in Ascolto. Si è aperta il 16 giugno con musiche di Richard Strauss e György Ligeti. Ma si è avuto un concerto di tamburi giapponesi “Taiko Enishi! incurisioni nel ‘600 romano, musica israeliana, jazz.
Il 21 giugno, giornata dedicata alla musica, Luca Ciammarughi ha presentato il suo libro Non tocchiamo questo tasto (Milano, Curci, 2021, in cui s’indagano le vicende omoerotiche di compositori dei quali o non c’era sospetto o non si voleva sapere: Handel, Schubert, Chopin, Čajkovskij, Hahn, Bussotti. Con il quale ultimo si entra anzi nell’esibizione provocatoria della propria omosessualità. Ma Ciammarughi ha subito precisato che non si tratta di cercare un inesistente carattere gay della musica, così come del resto non esiste nemmeno un carattere eterosessuale della musica, la musica è musica e basta. Si tratta invece di collocare la biografia di taluni compositori nel contesto reale delle loro vicende, e studiarne le ripercussioni nella loro opera: l’insistenza su certi temi, il carattere di sfida, di lotta, o di disperazione (Čajkovskij) in cui la propria condizione li precipita. “L’amore che non osa dire il proprio nome” (Wilde) si scopre così che era di fatto se non proprio esplicito certo non nascosto in epoca barocca, mentre è proprio nell’età borghese, dal Romanticismo al Decadentismo, che fioccano le censure, i mascheramenti, al punto di cambiare le parole di un’aria bachiana nella cornice del Mito di Apollo e Giacinto, e il giovane fiore amato dal dio diventa così una bionda ninfa dei boschi. Nel Novecento, sia pure non senza dissidi, la tendenza omoerotica non si nasconde più: Britten, Barber, Menotti, Bernstein. Schumann coglieva in Schubert e in Chopin una sensibilità femminile, che farebbe contrasto con la personalità virile di Beethoven. In realtà sono metafore, e Schumann lo sapeva bene, coinvolto anche lui in prima persona. Non fosse che per l’intensa amicizia giovanile con il coetaneo Ludwig Schunke, morto di tisi a 24 anni nel 1834, con il quale condivideva anche il letto, oltre che la stanza, e del quale intesseva infuocati elogi. Ma c’è poi l’incontro con il giovane, e bellissimo, Johannes Brahms, nemmeno ventenne. Ciammarughi ha fatto ascoltare, al pianoforte, alcune pagine. Sconvolgente l’interpretazione dell’Andantino della Sonata in la maggiore di Schubert, la cui sezione centrale è di un’allucinata tragicità, inserita tra due pannelli di struggente melodia, vero canto dell’impossibilità di essere felici. È uno sguardo che affronta la morte, un orecchio che ne ascolta i passi che si avvicinano. Schubert morirà pochi mesi dopo averla composta. Applauditissimo, Luca Ciammarughi, giovane elfo che di Schubert sembra incarnare non già la figura (Schubert era grassottello), ma l’esile, filiforme, sensibilissima entelechia: lo spirito stesso, e la modernità, del suo pensiero musicale che affonda nell’irrequieto, nell’inafferrabile, ma proprio per questo più terrena, godibile, estrema voluttà della vita.
Si passa nei giardini. C’è sul palco un gruppo di musicisti. Il gruppo Acustinmantico, che quest’anno celebra i 25 anni dalla sua fondazione. Si celebra Calvino, la musica, il mondo, a cento anni dalla sua nascita. E si ascoltano le canzoni alle quali diede una veste musicale Sergio Liberovici. Oltre il ponte, Dove vola l’avvoltoio. Una voce recitante, Marco Paparella, a dire il vero molto declamante e poco recitante, anzi che sembra ignorare il dire, come avrebbe dovuto, e come pretende il testo di Calvino, che appunto richiede lettura e non declamazione, una voce, dunque, ripercorre le tappe delle cosiddette lezioni americane. Ma l’entusiasmo si scatena quando arrivano le canzoni, magnificamente interpretate da Raffaella Misiti. Travolge i musicisti che la sostengono. Travolge il pubblico, folto, che assiste al concerto. C’è relazione tra le due parti della serata? Ma certo che c’è. L’amore per la vita non conosce barriere, confini, ostacoli. Come scrive Calvino, in Oltre il Ponte:
Avevamo vent’anni e oltre il ponte,
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA
I Giardini della Filarmonica 16-29 giugno 2023
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