Musica

Quelle voci ineffabili, Madri di tutti noi – Rim Banna

11 Agosto 2022

Rim Banna, voce del cuore ferito della Palestina

“Sono una terrorista senza bombe e ho un’arma sola, la mia musica”[1]. Lo canta Rim Banna, che per decenni ha rappresentato lo spirito di rivincita delle donne della Palestina. Morta di cancro a poco più di 50 anni, è una di quelle perdite che lasciano una ferita per sempre. Una voce libera, capace di emozionare il mondo intero senza disporre della propaganda dell’industria multinazionale musicale. Una voce difficile da amare, per noi occidentali, abituati a canzonette in un inglese senza senso ed a miti femminili che puntano quasi esclusivamente sulla sessualità e sull’immagine.

Per questo, per noi europei, Rim Banna è una scoperta, una meravigliosa figura poliedrica, umile, disinteressate al successo – una mosca bianca, come quella cantata con infinita tenerezza da Claudio Lolli in quello che è stato il suo disco capolavoro[2]. Rim è morta il 24 marzo 2018, dopo una vita trascorsa lottando per il popolo palestinese[3], e dopo nove anni di guerra contro un maledetto cancro al seno[4], affrontato con dignità ed un’energia tutta femminile: “Sto resistendo a due cancri: quello dell’occupazione e quello all’interno del mio corpo. Mi ha invaso il corpo come l’occupazione ha invaso la nostra terra”[5]. Frasi inconcepibili, perché si tratta di un tema tabù per le donne arabe[6].

Ha continuato a cantare, con i capelli rasati, fino al 2016[7], ma il suo ritiro l’ha impressa ancora più fortemente nell’animo palestinese[8], perché la sua disperazione, dal palco, diventa quella di una popolazione che non ha più concrete speranze di libertà, di indipendenza, di benessere[9], contro la violenza della colonizzazione militare israeliana[10]. Questa sua metafora, quella della militarizzazione dell’avanzata del cancro, è più acuta che mai, ed i politici l’hanno presa da lei e trasposta nel dibattito quotidiano[11].

Al suo funerale, nella nativa Nazareth, migliaia di uomini e donne hanno intonato l’inno non ufficiale della Palestina, “Mawtini, La mia patria” scritto dal poeta Ibrahim Tuqan[12] – una delle canzoni cantate spesso da Rim[13], donna cristiana che ha unito tutti, a prescindere dall’etnia e dal credo religioso[14]. Figlia della poetessa Zouhaira Sabbagh, in un’infanzia difficile e poverissima ha maturato la convinzione di dover fare qualcosa per aiutare la sua gente. Quel qualcosa di una bambina per le strade sterrate di Nazareth si è trasformato in 13 album, i più famosi dei quali sono Dumu’ek ya Ummi (Tears of My Mother, 1986), Al Helm (The Dream, 1993) e Maraya Al Ruh (Mirrors of the Soul, 2005), in cui il tema dominante è la richiesta pressante della fine dell’occupazione israeliana della Palestina[15].

Ovvio: la sua musica è famosa nelle capitali arabe, da Amman a Baghdad, da Beirut a Damasco[16], legata al fatto che ha dato una melodia ed un canto ai grandi poeti mediorientali: Tawfik Zayyad[17], Samih Alqassem[18], Mahmoud Darwish[19] e sua mamma[20], cosa che ancora oggi commuove, ed è stata raccontata nel film “Al-Sabbar”[21]. È stata insignita del titolo di “Ambasciatrice di Pace” dall’Italia e insignita del più alto Premio della Palestina[22], è tra le promotrici della Fondazione Mariam[23], la prima fondazione araba contro il cancro[24]. Ma tutto questo appartiene agli anni in cui era già un’icona, conosciuta in tutto il mondo di lingua araba.

Rim, sul palco, con indosso gli abiti tradizionali palestinesi[25]
La sua carriera artistica inizia a dieci anni, al The Land’s Day Festivals[26], come voce di un gruppo folkloristico nelle serate dei campi di volontariato di Nazareth, alla fine degli anni ’80. Sono campi di volontariato politico che raccolgono palestinesi da tutta la Palestina, un’alternativa alle politiche di discriminazione e oppressione del governo israeliano[27]. Studia canto a Mosca, all’Istituto Superiore di Musica Gnesins[28]. Si specializza in canto moderno e direzione di coro, sotto la guida del famoso compositore Vladimir Karobka, si diploma nel 1991, ed in quel periodo produce due album dal vivo: Jafra nel 1985 e Your Tears, Mother nel 1986. Da quel momento in poi, il Medio Oriente la scopre e si innamora di lei.

Nel 1991 sposa il musicista ucraino Leonid Alexeienko, conosciuto durante gli studi a Mosca[29]. Un matrimonio che dura 19 anni, ma le cui figlie cresceranno con la madre fino al divorzio, dovuto alle differenze culturali insanabili[30]. Perché Rim non vuole un palco internazionale, ma torna a Nazareth, e compone coniugando le tradizioni musicali arabe con le sonorità del pop occidentale. Scrive diverse colonne sonore per film arabi, per programmi televisivi, e fa anche l’attrice[31], spesso indossando abiti ricamati secondo la tradizione, ed una kefiah sulle spalle, simbolo dell’indipendenza palestinese[32], le mani e le braccia coperte da grandi gioielli d’argento antichi[33].

Poi viene scoperta da un gruppo di musicisti scandinavi[34], e insieme a loro entra nel mondo della musica elettronica, come il progetto collettivo chiamato Checkpoint 303, con cui realizza l’album “The Iqrit Files”[35]. Quando nel 2015, i medici le annunciano che le corde vocali sono parzialmente paralizzate e non sarebbe stata in grado di cantare di nuovo, Checkpoint 303 trasforma i dati delle scansioni mediche digitali e dei ritratti di Rim in suoni, sui quali lei recita le sue poesie, continuando a lavorare fino al gennaio 2018, due mesi prima di morire, quando realizza, insieme al pianista jazz Bugge Wesseltoft[36], l’album “Voice Of Resistance”[37].

Grazie ai colleghi scandinavi, dal 2003 la scena del folk europeo la scopre e la esalta, quando canta insieme alla cantante jazz norvegese Kari Bremnes[38] nell’album contro la guerra “Lullabies from the Axis of Evil”, un messaggio musicale al presidente degli Stati Uniti Bush contro le invasioni della Palestina, dell’Iraq e dell’Iran, definiti dal presidente americano membri “l’asse del male”[39]. La sua voce è ossessionante, emotiva, e non ha paura del kitsch: vuole parlare della quotidianità della Cisgiordania disgraziatamente le loro vite sono caratterizzate da violenza e repressione[40], ed i testi di Rim Banna sono radicate nella storia coloniale della Palestina ed una ricapitolazione di un’estetica di protesta e resistenza[41].

Oh radice delle mie radici, tornerò sicuramente, quindi aspettami. Aspettami nelle fessure delle rocce e delle spine. Nei fiori d’ulivo, nel colore delle farfalle. E nell’eco e nelle ombre nel fango dell’inverno. E nella polvere dell’estate sulle tracce della gazzella. E nelle ali di ogni uccello. Le spine della tempesta sono sul mio cammino. E il richiamo della terra è vittorioso nelle mie vene. Sto tornando, quindi mantieni la mia voce, il mio profumo e la mia forma per me, oh fiori[42]

 

I concerti di Rim Banna sono semplici, senza effetti, a volte senza luci e senza amplificazione[43], perché canta ovunque ci siano palestinesi che soffrono o un pubblico disposto a condividerne il dolore, con grande umiltà e modestia[44]. Perché nulla vada perduto, registra anche molte canzoni per bambini, così importanti per le famiglie palestinesi della diaspora[45]. In tre album ha fatto rivivere le tradizionali ninne nanne e, attraverso di esse, è entrata in ogni casa e nei ricordi di ogni bambino[46] – in questo modo, molto più della violenza nelle strade, ha contribuito a dare un’identità ad almeno tre generazioni di bimbi di Gaza e Ramallah[47], ed ha fatto in modo che i prigionieri politici[48] ed i martiri, cantati nell’album “The mirrors of my soul”, non vengano dimenticati[49].

Nei lavori più recenti è andata oltre, cantando delle ingiustizie dei palestinesi che vivono nei campi di accoglienza e non hanno nulla[50], o della madre che spiega al figlio perché non vede i parenti da quarant’anni. Le sue canzoni “Fares Odeh” e “Sarah” (la canzone dedicata all’84° martire dell’intifada – una bambina di un anno e mezzo uccisa nel 2000 da un cecchino israeliano[51]) sono durissime, difficili da ascoltare come fossero solo brani musicali[52]. Con suo marito Leonid costruisce arrangiamenti moderni[53], ma i testi riguardano l’apartheid palestinese, i soldati con il mitra ai checkpoints, il coprifuoco e la paura[54]. Dove le proibiscono di cantare, si esibisce con dei webcasts dedicati[55]. Durante i primi giorni dell’intifada del 2000, Rim Banna si esibisce in concerti all’aperto, mentre gli elicotteri bombardano i territori occupati[56].

Spiega: “Una parte del nostro lavoro consiste nel raccogliere testi tradizionali palestinesi senza melodie. Affinché i testi non si perdano, proviamo a comporre melodie per loro – moderne, ma ispirate alla musica tradizionale”[57]. È sorprendente, leggendo i suoi testi, che non ci sia nemmeno una sola parola d’odio[58]. Lei racconta: “Le tecniche di canto orientale sono per lo più ornamentali con toni forti e penetranti, mentre la mia voce è bidimensionale, più spessa. Cerco di scrivere canzoni che si adattino alla mia voce. Voglio creare qualcosa di nuovo in ogni aspetto. E questo include avvicinare le persone di ogni luogo alla musica e all’anima dei palestinesi”[59].

Per viaggiare, Rim Banna ha bisogno di un passaporto israeliano, sicché ogni volta che lascia il suo paese deve superare lunghe attese burocratiche, mille domande, perquisizioni[60]. Per due volte le viene vietato l’ingresso in Egitto: l’ultima nel giugno 2015, quando I servizi di sicurezza del regime la bloccano al suo arrivo all’aeroporto del Cairo[61]. L’accusa è di essere vicina alla Primavera Araba, quindi a movimenti antimonarchici o alla Fratellanza Musulmana[62]. Una sciocchezza, visto che lei combatte contro i tentativi di espropriazione culturale del popolo palestinese, ed è comunque di religione cristiana – anche se, dal punto di vista storico, il movimento fondato oltre un secolo fa da Tal’at Harb ed Hassan Al-Banna, è sempre stato molto vicino al Vaticano[63].

La farfalla ti trasporterà sul retro di una nuvola. La gazzella ti condurrà alla conca del sicomoro. L’odore del pane e del latte ti porterà come un martire in grembo a tua madre. La stella gli disse: Portami a casa. Portami nel mio letto. Il sonno ha scalato le mie membra. E si trova nella mia testa. Il ragazzo invasore si rivolse alla sua ombra. Nel cuore di una madre si nascondono i suoi figli, e il suo dolore è nel grembo di una madre e il suo cuore. La donna in lutto ha un cuore fatto di latte e vetro. Un padre in lutto ha un cuore di lacrime che accende una lampada[64]

 

Oggi, come un secolo fa, i sionisti e le monarchie e regimi arabi sono alleati, e la Palestina è una delle vittime di questa nuova coalizione mediorientale[65]. E la strategia sionista nei confronti della Palestina non è cambiata: secondo questa teoria, nella terra occupata da Israele non c’erano popoli con una propria identità, ma solo pochi nomadi senza patria e senza aspirazioni politiche collettive – una propaganda era essenziale per promuovere l’idea di uno stato ebraico in Palestina, e considerare i nomadi non come i legittimi abitanti della Palestina, ma addirittura come “rifugiati”[66]. Paradossalmente, gran parte di ciò che Israele definisce cultura israeliana, è cultura palestinese e araba; dal cibo, alla musica, alla moda e tutto il resto, il “marchio israeliano” è essenzialmente un marchio arabo palestinese, rubato e rinominato[67].

Racconta Rim: “La mia città è al centro di una grande valle, eppure mi sembra di vivere in un’isola intorno alla quale Israele continua a costruire enormi condomini e centri residenziali. Questi circondano Nazareth come se fossero le mura di una prigione”[68]. Per questo, durante la sua vita, Rim Banna non ha cercato il contatto con i palestinesi che vivono in Israele, ma si è concentrata proprio sul rafforzamento della cultura, della coscienza e della memoria collettiva del proprio popolo[69]. Viene ricordata per essere stata uno dei primi artisti a chiedere un boicottaggio culturale di Israele: “Non capisco l’ipocrisia degli artisti, le cui opere incoraggiano la resistenza e chiedono la liberazione, ma accettano di esibirsi in un paese occupante”[70].

Rim Banna non vuole che l’identità palestinese sia intesa solo come messaggio politico, ma soprattutto come messaggio d’amore[71]: “con le ceneri del mio corpo riempite una bottiglia con gas e materiale infuocato in modo che si trasformi in una molotov nelle mani di un combattente della resistenza, perché colpisca i nemici dell’amore”[72]. Una metafora, certo, che sembra inneggiare alla violenza. Una rabbia comprensibile, se passi tutta la vita come ostaggio di un esercito invasore che uccide, arresta e tortura indiscriminatamente, e che regolarmente scaccia i tuoi parenti dalle loro terre per poterci costruire nuovi insediamenti riservati agli invasori.

In questa guerra di invasione non c’è distinzione tra soldati e civili. Donne, anziani, bambini, sono tutti bersagli dell’esercito israeliano. Lo stesso accade con i missili sparati dalle milizie palestinesi, o con gli attentati dinamitardi nelle strade di Israele. La situazione delle donne in Palestina è drammatica, perché sono vittime di una società fortemente patriarcale, che le considera proprietà dell’uomo e che perpetra su di loro violenze di ogni tipo; al contempo sono vittime della militarizzazione e dell’occupazione: la Palestina è una sorta di prigione a cielo aperto, i cui confini sono controllati militarmente da Israele; come se non bastasse, a causa dell’invasione e dell’atteggiamento patriarcale della società, sono loro le vere forze motrici dell’economia palestinese[73]. Solo grazie a donne come Rim Banna, da qualche tempo, si intravede un processo di rinnovamento del dibattito politico che ponga l’accento sui diritti delle donne.

Dio è diventato un rifugiato signore, quindi confiscate il tappeto della moschea. E vendi la chiesa, perché è di sua proprietà, e vendi il muezzin a un’asta nera. Spegni le stelle sbiadite, perché illumineranno il sentiero del viandante errante. Anche i nostri orfani il cui padre è assente, poi confiscano i nostri orfani, signore. Non scusarti con chi dice che sei ingiusto, non arrabbiarti con chi dice che sei l’aggressore. Ho liberato anche le donne malate il giorno dopo aver dato ad Abramo il campo di Maometto. Sei tu che hai ucciso la primavera, quando la rabbia trema e la rivoluzione non si placa. Sei tu che hai minato i miei giardini con le tue mani e hai fatto esplodere la stagione delle loro mandorle arrossate. E ho fatto in modo che i rappresentanti li adorassero mentre sono uno schiavo che piange per uno schiavo. E volevi che fossi uno schiavo da comprare e vendere, e volevi che fossi disperato, che vivessi senza un verme. Non agitarti per queste parole senza bocca, non allarmarti per queste parole senza mano. Se stringessi la tua pagnotta in mano, vedrei il mio sangue scorrere lungo le mie mani. Dio è diventato un rifugiato signore, quindi confiscate il tappeto della moschea. E vendi la chiesa, perché è di sua proprietà, e vendi il muezzin a un’asta nera. Spegni le stelle sbiadite, perché illumineranno il sentiero del viandante errante. Anche i nostri orfani il cui padre è assente, poi confiscano i nostri orfani, signore[74]

 

Anche a Gaza e nella Cisgiordania, è necessario che il principio di libertà diventi un linguaggio comune, senza differenze di genere – ed in questo senso le donne palestinesi non sono sole, ma parte di un’onda che comprende le proteste delle Woman in Black israeliane[75], delle madri di Plaza de Mayo argentine[76], delle Black Sash sudafricane[77], o allo straordinario esempio del territorio siriano del Rojava, oggi di fatto territorio indipendente curdo, conquistato e difeso dalle milizie dell’Unità di Difesa delle donne curde e retto da un matriarcato[78]. Un esempio ben presente nella coscienza politica e sociale di Rim Banna, come dimostrano le struggenti interviste raccolte da Al Jazeera[79] nel documentario che racconta la vita di questa artista[80].

La lotta di Rim Banna non è stata invano. Dietro sé lascia altre donne, icone culturali e politiche di un paese oltraggiato e violentato: Reem Kelani[81], Kamilya Jubran[82] e Shadia Mansour[83] riaffermano l’identità e la cultura palestinese in tutto il mondo con le sole armi della parola e della musica, e sono oggi l’anima della consapevolezza palestinese e del diritto di questo popolo all’indipendenza ed alla libertà[84].

Ma c’è una parte del messaggio di questa artista che è utile e necessario per la cultura occidentale, e che arriva proprio ora che lei non c’è più. Come purtroppo previsto da Papa Wojtyla, il XXI secolo è un tempo di guerra, di oppressione religiosa, sociale e culturale, di miseria economica, di fame. In questa tragedia siamo tutti fratelli e sorelle – intendo quelli di noi, che sono consapevoli di essere, in Palestina, come ovunque nel mondo, schiacciati da truppe di occupazione e da una propaganda culturale massiccia, che considera istruzione come un valore negativo, libertà come egoismo, consapevolezza e responsabilità come pericoli. In questo mondo triste e dall’avvenire ancora più fosco abbiamo bisogno dell’unica vera grande forza di liberazione ancora esistente: l’amore per la vita delle donne, e le loro voci che sbaragliano la notte della ragione.

Rim negli anni della chemioterapia: gli occhi ed il sorriso immensi[85]

 

[1] http://www.fabriziozampa.com/rimbanna.html
[2] https://www.youtube.com/watch?v=bKaajiC615o
[3] https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[4] https://www.timesofisrael.com/leading-arab-israeli-singer-rim-bana-dies-aged-51/
[5] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 9
[6] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 10
[7] https://www.revistaadios.es/info-adios/301/Rim-Banna.html
[8] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 1
[9] https://middle-east-online.com/en/farewell-rim-banna-palestinian-cultural-icon
[10] https://www.anemoia.net/ancestors-rim-banna
[11] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 2
[12] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 1
[13] https://gulfnews.com/world/mena/famous-palestinian-singer-reem-banna-dead-at-51-1.2193544
[14] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[15] https://www.aljazeera.com/features/2018/3/24/palestinian-singer-rim-banna-dies-at-51-after-battle-with-cancer
[16] https://gulfnews.com/world/mena/thousands-bid-farewell-to-voice-of-palestinians-1.2194158
[17] https://www.assopacepalestina.org/2020/12/30/sumud-fermezza-crocefissione-e-poesia-la-vita-del-leader-palestinese-tawfiq-zayyad/
[18] https://www.palestinarossa.it/?q=it/content/blog/e-morto-il-poeta-palestinese-samih-al-qasim
[19] https://frontierenews.it/2013/08/le-poesie-piu-belle-di-mahmoud-darwish/
[20]  https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[21] https://www.albawaba.com/entertainment/palestinian-film-%E2%80%9Cal-sabbar%E2%80%9D-attracts-swiss-audience
[22] https://www.iyengaryoga.in/news/visit-of-the-palestinian-singer-rim-banna
[23] https://mariamf.org/
[24] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 11
[25] https://thearabweekly.com/rim-banna
[26] https://www.trieste.com/spettacoli/news/noa_rim_banna.html
[27] https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[28] https://www.linkedin.com/in/rimbanna/
[29] https://www.trieste.com/spettacoli/news/noa_rim_banna.html
[30] https://middle-east-online.com/en/farewell-rim-banna-palestinian-cultural-icon
[31] http://www.fabriziozampa.com/rimbanna.html
[32] https://www.aljazeera.com/features/2018/3/24/palestinian-singer-rim-banna-dies-at-51-after-battle-with-cancer
[33] https://middle-east-online.com/en/farewell-rim-banna-palestinian-cultural-icon
[34] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[35] https://lazyproduction-arabtunes.blogspot.com/2018/03/rim-banna-rip-1966-2018.html
[36] https://www.buggewesseltoft.com/home
[37] https://www.barbican.org.uk/the-trace-of-the-butterfly-a-tribute-to-rim-banna
[38] http://www.karibremnes.no/
[39] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 7
[40] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[41] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 8
[42] تحاصرني مرايا الرّوح

وأنا أرحل مني إليه

ومن فضائه

إلى أفق الأقحوان

أترقرق توهّجًا

فوق عوسج الجدران

تسربلني النوارس

وتعبر بي منّي إليه

أيا انفلات الحنين

في الخبايا

خذني إليه

فأنا الرمق الأخير

يشتعل

في صمت الحنايا

ويمتدّ منّي إليه

إليّ
[43] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[44] https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution ; http://www.dci.plo.ps/print.php?id=7c2fa2y8138658Y7c2fa2
[45] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[46]  https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[47] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[48] https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[49] http://lazyproduction-arabtunes.blogspot.com/2018/03/rim-banna-rip-1966-2018.html
[50] https://nakhla.wordpress.com/2007/11/13/rim-banna/
[51] https://nakhla.wordpress.com/2007/11/13/rim-banna/
[52] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[53] http://www.fabriziozampa.com/rimbanna.html
[54] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[55]  https://www.middleeasteye.net/opinion/tribute-rim-banna-voice-freedom-and-revolution
[56] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 6
[57] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[58] https://nakhla.wordpress.com/2007/11/13/rim-banna/
[59] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[60] http://www.fabriziozampa.com/rimbanna.html
[61] https://www.courrierinternational.com/article/culture-la-chanteuse-nai-barghouti-enieme-artiste-palestinienne-refoulee-d-egypte
[62] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 8
[63] VATICANO E FRATELLI MUSULMANI: UN SECOLO DI RELAZIONI POLITICHE E FINANZIARIE | IBI World Italia
[64] ريم بنا – فارس عودة

ستحملك الفراشة إلى ظهر غيمة

ستجري بك الغزالة إلى جوف جميزة

ستحملك رائحة الخبز والحليب شهيداً إلى حضن أمك

قالت له النجمة خذني إلى صحن داري

خذني إلى فراش نومي

لقد تسلق النعاس أطرافي

وتربع في جوف رأسي

خاطب الفتى الغزي ظله

في قلب الأم مخابئ لأطفالها وحزنها في حضن الأم وقلبها

للمرأة الثكلى قلب من حليب وزجاج

للأب المفجوع قلب من دمع يضيء به السراج
[65] THE NEW COLD WAR | IBI World Italia
[66] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[67] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[68] http://www.fabriziozampa.com/rimbanna.html
[69] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[70] https://middle-east-online.com/en/farewell-rim-banna-palestinian-cultural-icon
[71] https://en.qantara.de/content/palestinian-singer-rim-banna-music-and-cultural-self-assertion
[72] https://dro.dur.ac.uk/27477/1/27477.pdf?DDD36+flll33 pag. 13
[73] COME EGITTO ED ISRAELE STANNO ANNIENTANDO LA PALESTINA | IBI World Italia
[74] الله أصبح لاجئاً يا سيّدي، صادر إذن حتّى بساط المسجد وبع الكنيسة فهي من أملاكه، وبع المؤذّن في المزاد الأسود واطفئ ذبالات النجوم فإنّها ستضيء درب التائه المتشرّد حتّى يتامانا أبوهم غائب، صادر يتامانا إذن يا سيّدي لا تعتذر مَن قال أنّك ظالم، لا تنفعل مَن قال أنّك معتدي حرّرت حتّى السائمات غداة أن عطيت أبراهام حقل محمد أنت الذي قتل الربيع فبيدري غضب يهزّ وثورة لم تخمد أنت الذي لغمت يداك حدائقي ونسفت موسم لوزها المتوّرد وجبلت نوّاباً لنعبدهم وهم مستعبد يبكي على مستعبد وأردتني عبداً يباع ويشترى، وأردتني يأساً يعيش بلا دَدِ لا تنفعل هذا الكلام بلا فم، لا تنذعر هذا الكلام بلا يد أنا لو عصرت رغيف خبزك في يدي، لرأيت منه دمي يسيل على يدي
[75] https://womeninblack.org/vigils-arround-the-world/middle-east/israel/
[76] https://www.europarl.europa.eu/sakharovprize/it/madri-di-plaza-de-mayo-1992-argentina/products-details/20200330CAN54167
[77] https://www.blacksash.org.za/
[78] https://it.gariwo.net/rubriche/appunti-internazionali/rojava-la-rivoluzione-democratica-11805.html
[79] https://www.youtube.com/watch?v=XUY_Tbet1nQ
[80] https://thevision.com/attualita/donne-palestinesi-israele/
[81] http://www.reemkelani.com/
[82] http://www.kamilyajubran.com/
[83] https://www.antiwarsongs.org/do_search.php?lang=it&idartista=12759&stesso=1
[84] https://www.palestine-studies.org/en/node/232082
[85] https://gulfnews.com/world/mena/thousands-bid-farewell-to-voice-of-palestinians-1.2194158

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