Musica
Quella notte del 20 agosto 1991
Quella notte Enrico Sisti mise Somewhere Over the Rainbow, suonata dal magistrale violino di Stéphane Grappelli. Erano da poco passate le tre e il giornale radio aveva appena dato gli ultimi aggiornamenti sul tentativo di golpe in Unione Sovietica. Come tutti i giovani sottufficiali, in quel periodo ero in servizio in ossequio alla regola non scritta, ma rispettata senza alcuna possibile eccezione, che le ferie ad agosto fossero appannaggio dei colleghi più anziani. Le mie vacanze le avevo fatte a luglio, con l’amico del cuore e una improbabile comitiva di veneti, lombardi e trentini desiderosi di esplorare l’Ungheria dopo la caduta del muro. Il viaggio era stato organizzato da una agenzia di viaggi ‘di sinistra’ e infatti ci ritrovammo a osservare le vetrine di negozi che esponevano delle palline da ping pong e camerate da 10 con letti a castello in mezzo al nulla della Puszta, la pianura ungherese. Quasi un lusso per me, reduce da tre mesi passati nella caserma della Celere di Bolzaneto per il controllo degli obiettivi sensibili attivati a causa della prima guerra del Golfo, ma i miei compagni di viaggio non la presero altrettanto sportivamente. Però siamo andati a cavallo ogni giorno per dieci giorni, abbiamo mangiato quel tanto di esotico da fissarsi nella nostra memoria e ci sentivamo in avanscoperta verso quell’Est Europa ancora chiuso e poco accessibile. Il ricordo di un concerto con gruppi musicali che cantavano la libertà riconquistata con in mano una bandiera dell’Urss a cui avevano aggiunto centinaia di pois bianchi era dunque molto vivo quando il 19 agosto un gruppo di conservatori del PCUS isolò il presidente Gorbaciov e tentò la presa del potere. Pensai all’angoscia che dovevano provare migliaia di giovani belli e spensierati che ballavano in una piazza di Debrecen e a quella dei coetanei russi, polacchi, cechi, di tutti noi all’epoca ragazzi.
Il calendario perpetuo indica una notte tra un lunedì e un martedì, 20 agosto 1991. Ero rientrato tardi, non saprei se dopo un cinema, o una serata con amici. Come spesso accadeva in quel periodo, appena arrivato nell’alloggio di servizio al Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano, caserma ‘Perrucchetti’, accesi la radio già sintonizzata su Rai Stereonotte, programma geniale inventato da Pierluigi Tabasso quasi dieci anni prima e presto assurto a mio educatore musicale. Premetti indice e medio sui tasti play e rec del registratore e chiusi gli occhi pronto a farmi coccolare dalla voce morbida di Enrico Sisti, uno dei miei conduttori preferiti. Improvvisando a braccio, come faceva credo sempre, Sisti fece una lunga introduzione al primo pezzo riuscendo a collegare Il Mago di Oz, in cui ‘Somewhere Over The Rainbow’ è cantato da Dorothy (Judy Garland) con le speranze e le aspirazioni di libertà dei russi. A distanza di 31 anni, ieri la scomparsa di Mikhail Gorbaciov, ultimo segretario generale del PCUS, mi ha riportato alla memoria la straordinaria capacità di connettere emotivamente mondi e persone estremamente distanti, una peculiarità della musica – insiste Sisti – ma anche la forza di un linguaggio che riesce ad andare oltre la nuda cronaca dei fatti, a fornire chiavi di lettura, a stimolare pensieri e riflessioni, quasi obbligandoci a trovare risposte semplici, umane, spoglie di qualsiasi sovrastruttura, alle domande che ci pone la storia.
Sono rimasto affezionato a quella registrazione che, insieme ad altre 32 musicassette, ho religiosamente conservato e preservato a dispetto di nove traslochi.
Ve la ripropongo qui sotto con l’accortezza di alzare al massimo il volume perché il nastro dopo tanto tempo è molto rovinato. Gli altri brani mandati in onda quella notte da Sisti furono di Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Billie Holiday e Julie London.
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