Musica
Quando il jazz racconta l’universo felino: intervista a Rosanna D’Ecclesiis
di Alessandra Savino
Sensibilizzare adulti e bambini verso una tematica di forte attualità come quella del randagismo dei gatti è stata la scommessa della cantante e compositrice pugliese Rosanna D’Ecclesiis. Tratto dal suo primo disco da solista, intitolato “Xennial”, dal 19 gennaio è online il videoclip di “Ugo”. Un brano scritto e composto dalla stessa D’Ecclesiis, edito da AlfaMusic Studio Sas e distribuito da EGEA distribution, che racconta la tipica vita di un gatto randagio. La storia di Ugo non è solo cantata, ma anche ‘ritratta’ in un video che si avvale dell’arte dell’animazione, realizzato da Marta Maria Balu. Rosanna D’Ecclissiis racconta in questa intervista il legame fra il suo jazz e l’affascinante mondo dei gatti, nonchè il ruolo che oggi la musica riveste nell’educazione delle giovani generazioni.
Dai celebri Aristogatti ad Ugo, il jazz nel mondo dell’animazione sembra ‘piacere’ ai gatti! Secondo te cosa accomuna il jazz e l’universo dei felini?
Il gatto è sicuramente molto Jazz, ciò che li accomuna l’improvvisazione, la libertà, l’eleganza nel portamento e lo swing. Ho imparato tantissimo dal loro modo di essere.
Hai mai avuto la possibilità di cantare e suonare in presenza di un gatto, se sì ti è sembrato l’apprezzassero? Pare ci siano degli studi secondo i quali i gatti hanno un orecchio assoluto!
Si, i gatti sono sempre stati presenti nella mia vita e soprattutto hanno accompagnato i miei studi accademici, musicali e, devo dire, che amano molto il jazz e le sonorità morbide. Alcuni felini che ho incrociato nel mio cammino apprezzavano anche molto il rock.
La storia di UGO rispecchia quella dei tanti gatti destinati al randagismo, un vita fatta di libertà ma anche di pericoli. Il tuo brano narra una vicenda triste attraverso un tono leggero, il contrasto è voluto? Probabilmente per mettere in evidenza il dualismo di una vita libera ma pericolosa?
In effetti è proprio quello il messaggio, nonostante la storia non sia proprio a lieto fine ho voluto sottolineare anche l’altra faccia della medaglia: quella libertà di vivere come viene, la possibilità di scegliere dove mangiare, dove dormire e con chi fare le fusa. Una condizione a cui spesso anche l’essere umano dovrebbe ambire in un tempo in cui siamo sempre più strutturati in una quotidianità schematica.
Hai scelto la tecnica dell’animazione per il videoclip con l’obiettivo di sensibilizzare anche i più piccoli a questo tema. Come hanno reagito i primi bimbi a cui lo hai fatto vedere e che hanno ascoltato il brano?
I bambini sono il miglior pubblico a cui si possa ambire, se piace a loro hai vinto. Ed in effetti le reazioni sono state meravigliose: in tanti hanno rivisto Ugo nel gatto che avevano sotto casa, e hanno chiesto alle mamme di portargli da mangiare, oppure ho ricevuto video in cui la cantavano, o ancora disegni con un gatto di nome Ugo. La cosa che mi ha più fatto piacere è stata la riflessione sul randagismo fatta con le docenti nelle scuole.
In alcune parti del video Ugo gioca con gli strumenti musicali e si confonde tra il bianco e nero dei tasti di un pianoforte. Come è avvenuto il processo che ha portato la tua musica ad essere tradotta in disegni e poi in animazione
Ho sempre pensato al video di questa canzone nell’ottica dell’animazione. Volevo fare rivivere Ugo in qualche modo e così abbiamo diviso il video in due momenti, uno più fedele al testo della canzone in cui il gatto vive la quotidianità, e un’altra più astratta, quella dei soli di Hammond e Sax in cui Ugo entra in un’altra dimensione fatta di colori e suoni che, devo dire, in molti apprezzano, soprattutto i bambini.
Quanto ritieni che la musica possa educare le nuove generazioni? C’è stato qualche brano di autori che ascoltavi da adolescente che ti ha sensibilizzato particolarmente verso una tematica importante?
La musica può educare tantissimo e dare messaggi fortissimi che restano nel tempo. Ci sono tantissime canzoni con tematiche forti nella mia adolescenza, sono cresciuta negli anni 90′, in cui autori come Masini cantavano della distruzione portata dalla droga in canzoni come “Perché lo fai” o della necessità di reagire alle difficoltà, come nel brano “La forza della vita” di Paolo Vallesi. È una grande responsabilità che spesso viene sottovalutata dalle nuove generazioni.
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