Musica
Ministri e Mondo Naif live al Deposito di Pordenone
Scorre veloce il paesaggio che trasforma il Veneto in Friuli e colgo l’essenza stessa del cambiamento. La mia regione è cesellata di case e capannoni, il Friuli invece è più brullo e curato, respiri già l’aria di confine e ponderazione dalle ciminiere di ex fabbriche novecentesche abbandonate, e dei filari di alberi che corrono specchiandosi sui corsi d’acqua
Il motivo del viaggio è il concerto dei Ministri al Deposito di Pordedone, aperti dai Mondo Naif (Sotterranei da Padova), il 5 marzo. Sono qua un po’ per la mia città, un po’ per l’unica band di cui sono veramente fan, un po’ per gli amici. Talvolta penso a quanto la musica mi porti in posti in cui non avrei mai pensato di finire, ed è questa l’essenza stessa del “viaggio musicale”, un flusso costante dentro e fuori di sé.
La tappa che anticipa il live è Sesto al Reghena, antico borgo tenuto in palmo di mano negli scorci più intimi, lasciato al tempo delle passeggiate e dei silenzi che prendono respiro nella piazzetta, dominata dal campanile, sede del celebre festival Sexto’nplugged.
Il cielo non è dei migliori è la pioggia, i fronti di nubi bianche all’orizzonte sanno di quei Tempi Bui di cui i Ministri sono testimoni, echeggia dei Sabotaggi e del Mangio la Terra. Sul fronte Naif invece la presenza del Balfagor e del NonTempo è costante.
Il Deposito Giordani ricorda la versione compressa del New Age di Roncade, altro luogo ministrico, spazio riempito dal nero spezzato dalle luci al neon che diramano la folla. In Friuli i concerti iniziano davvero presto e camminiamo alle 21.30 mentre i Mondo Naif danno fondo alla versione battuta di Verve; suonano circa mezzora, giusto il tempo di riempire di calore grezzo i presenti con le canzoni di Turbolento, ultimo lavoro.
Trascorrono rapidi i 30 minuti di stop ed ecco i Ministri, macchina da palco, che attaccano con un pezzo di rado in scaletta: Fari Spenti. Scelgo di non spendere tante parole sulla lista in sé, perché essendo la seconda parte del tour di Cultura Generale è un best of dei 5 album. Menziono l’inserimento – finalmente – de Il Giorno che Riprovo a Prendermi, La Nostra Buona Stella, e La Televisione, ghost track punk di Fuori. Quest’ultima è una bomba al cuore perché amo particolarmente la vena dura e pure dei milanesi, quella di Diritto al Tetto. Divi fa stage diving 2 volte e poi Tutto si Spegne. Davvero. Tutto si spegne e lascia in me una considerazione forte e pregnante, scaturita dopo 7 concerti lungo gli anni, accaldata e sudata come la fronte dei compagni sottopalco.
Al di là dei gusti, delle considerazioni squisitamente tecniche, la presenza dei Ministri (ma anche dei Mondo Naif) è una forza che ti strappa il cuore dal fondo della cassa toracica e lo getta per terra, fra tutti, condiviso. Me ne sono sempre chiesto il perché fino a questa sera. I Ministri forse, e sottolineo forse, rappresentano la mia generazione e quelle vicine diversamente dal solito, senza rivoluzioni o estetismi, sono espressione di uno stato d’animo comune, per canzoni e attitudine dal vivo.
Rappresentano il vuoto costante, privo di senso, che annoia e spezza i legami di qualche generazione che vorrebbe più affetto, più condivisione e semplicità, ma si ritrova a comportarsi all’esatto opposto perché il troppo affetto fa scattare sull’attenti, fa paura. Questa idiosincrasia fa stancare presto, arrabbiare e intorpidisce.
Sinceramente, a fine spettacolo, quella linea di amore che circolava in corpo, guadagnata a suon di canto e dedizione, attenzione e fotta, mi ha ricordato perché vale la pena battere quel senso di vacuità penetrante. Quel vuoto.
Alcuni vivono male e cercano altri per cui continuare a vivere male, circolo vizioso. Si perde la direzione, ci si mette pochissimo, ma questi dischi sono uno dei motivi migliori per tornare essenziali ai piccoli gesti e ai momenti di fiamme. Tornare a dare senso, andando anche oltre la stessa musica, abbracciando dettagli inediti e nuovi spazi/orizzonti, indipendentemente dal genere.
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