Musica
Mått Mūn – LUX, musica per il viaggio personale che diventa spaziale
Chi ha seguito con attenzione le prime foto del telescopio spaziale James Webb sa quanto lo spazio sia affascinante e rappresenti una sfida tecnologica e di ricerca difficile. Allo stesso modo la ricerca sonora non è facile, fare musica synthwave che citi il cosmo senza rimanere fissi e reclusi nell’immaginario 80’s è complicato. Fare la versione alternativa della colonna sonora di Stanger Things immediato.
Mått Mūn con LUX uscito per Beautiful Losers non rappresenta per niente questo caso, cita si quelle sonorità ma va oltre, con una musica contemporanea che ricorda alla lunga gli M83 e magari anche Bonobo per certi usi degli incastri sonori. La cifra in ogni caso rimane sempre personale e si vede che le idee per sviluppare un album intero vi sono, non è il classico ep diluito con l’acqua che spesso nella scena indie arriva come una rottura nel tempo che dedichiamo all’ascolto. LUX è un album che dà pienamente senso al suo minutaggio. Lo sottolineo perché non è scontato oggigiorno.
Ma il vero valore aggiunto è lo spazio nell’immaginazione che riesce a prendersi e se vi capiterà di ricordarvi frammenti di Interstellar mixati a Guerre Stellari, state tranquilli, è normale. Un album per viaggiare dentro lo spazio personale che diventa cosmico.
Ho intervistato Mått per approfondire questo disco, buona lettura.
1) L’aspetto cosmico del nuovo disco LUX da dove arriva: ci sono storie, film, libri che hanno portato a formare in te questo potente immaginario?
Sono sempre stato affascinato dal cosmo e dalle sue meraviglie, sin da quando ero adolescente. Tutto ciò che parla dell’universo e dei suoi misteri mi attrae moltissimo, ho una forte passione per l’astronomia che ho coltivato nel corso degli anni leggendo diversi libri a riguardo, praticando in maniera amatoriale l’astrofotografia, partecipando ad incontri divulgativi in diversi planetari. Anche il cinema per me è stata sempre un’incredibile fonte di ispirazione e di curiosità: ho visto praticamente tutti i film di fantascienza esistenti, mi fanno sognare, scatenano la mia immaginazione, mi fanno in qualche modo viaggiare con la mente attraverso l’infinità che c’è là fuori!
2) Ho apprezzato molto la cura nella lavorazione dei video. Se dovessi introdurre l’album a qualcuno gli consiglierei proprio Waves. Come è nato il concept e come hai lavorato con Andrea Liuzza di Beautiful Losers alla sua realizzazione?
Il concept è nato proprio da un’idea di Andrea: voleva descrivere un viaggio in un mondo desolato, oscuro, apocalittico, alla ricerca di qualcosa che porti salvezza. Questa salvezza è la luce, energia cosmica che si raggiunge tramite un portale, posto sopra ad una montagna. Questo per simboleggiare ancora di più la salita fisica ma soprattutto la difficoltà del percorso da intraprendere, per trovare qualcosa di unico, spinti dalla sete di conoscenza.
Per girarlo sono serviti 3 giorni di riprese, è stata una vera e propria avventura perché ci siamo mossi in location difficili, in condizioni ambientali abbastanza estreme. Dalla fredda periferia in rovina, all’alta montagna con diverse pendenze e attraverso i boschi, arrivando a camminare anche su un lago ghiacciato!
3) La tua musica prende molto dalle atmosfere anni 80 synthwave e da quell’immaginario cosmico che già allora legava questi due mondi. Quello che mi ha colpito però è che non sembra la classica “operazione nostalgia” fatta e finita per creare pezzi che “san di vintage”. Anzi, l’arrangiamento, la cura del suono guida molto in avanti e suona contemporaneo. Come hai delineato questo sound che sembra travalicare nell’hyperpop a volte?
Ho sempre immaginato la mia musica come un giusto mix tra vintage e contemporaneità. Sono nato negli anni ’80 e sono molto legato a quegli anni, a quella spensieratezza e quei “buoni sentimenti” presenti in tutto quel periodo. Come mostra anche una serie di successo come “Stranger Things”, quel decennio ha un’importanza fondamentale per la formazione di un’intera generazione, e stiamo vedendo come sia ancora attuale se viene riproposto ora, perché evidentemente quegli anni racchiudono qualcosa di unico e prezioso. Nella mia musica quindi c’è un forte rimando agli anni ’80, che cerco però di portare nella modernità, inserendo anche suoni molto attuali, elettronici, componenti che possano dare un tocco fresco, a volte futuristico. Possiamo dire che i miei sono gli eighties cyberpunk 🙂
4) Come nasce un brano di grande apertura sonora come “Cosmic Kiss”? Siamo a due passi quasi all’ambient elettronica e dagli M83
Cosmic Kiss l’ho sempre pensato come brano di chiusura dell’album. L’idea mi è venuta quando Andrea mi ha proposto di scrivere una canzone senza parte ritmica: ne è uscito subito un brano intenso, quasi trascendentale, con una successione di synth molto aperti che volevo portassero l’ascoltatore idealmente a proiettarsi verso il cosmo. E’ un crescendo di suoni ed emozioni, con una struttura anomala ma funzionale all’idea. Possiamo dire che questa canzone è la mia dedica finale all’immensità dell’universo, cosa che si denota molto bene anche dal testo, che parla appunto di questo “bacio cosmico” e di questa maestosità che ci circonda in ogni momento.
5) La musica di LUX che tipo di ricerca ti ha ispirato a livello interiore? Mi pare vi sia un guardarsi dentro – dentro la propria oscurità – per trovare domande e risposte di carattere superiore.
LUX è un album molto positivo: queste 10 canzoni hanno tutte un’aura molto luminosa, colorata. E’ nato in maniera naturale, e credo che l’album abbia quest’anima perché ho sentito il bisogno di positività, dopo tutto quel che si sente ogni giorno, dopo tutta l’oscurità che abbiamo attorno ogni giorno. Ho pensato che potesse essere una specie di faro nella notte, un barlume di speranza, perché troppo spesso ci concentriamo sugli aspetti negativi e non ci rendiamo conto che attorno abbiamo molte bellezze! Credo che la musica possa ispirare, credo che possa divertire, intrattenere, ma anche illuminare in qualche modo la nostra vita.
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