Musica
Massimo Mila, il grande musicologo antifascista che amava la montagna
Lo spettacolo-recital, promosso dal Cai (Club Alpino Italiano) e condotto ieri, presso l’Auditorium la Verdi di Milano, da Angelo Foletto ha raggiunto l’obiettivo non facile di tenere in equilibrio e di far dialogare tra loro, evidenziandone la connessione profonda, i tre poli che hanno segnato la vita di Massimo Mila, ovvero lo studio della musica, la passione per la montagna e l’antifascismo. Durante lo spettacolo, il gruppo musicale degli Architorti di Pinerolo ha eseguito i quattro movimenti del Sestetto n. 1 in si bemolle maggiore per archi, op. 18 di Johannes Brahms, alla cui opera Mila ha dedicato studi di grande rilievo. Cesare Rasini e Patrizia Scianca hanno recitato alcuni passaggi del libro I due fili della mia esistenza, pubblicato a cura del Cai. Il libro ripropone testi tratti da Scritti di montagna (a cura di Anna Mila Giubertoni, Einaudi, 1992) e contiene, oltre alle prefazioni originarie di Italo Calvino e Gianni Vattimo, pagine di cultura e, se si può dire, di filosofia della montagna, racconti di scalate e di ascese alpine, lettere dal carcere di Regina Coeli e scritti sulla partecipazione di Mila alla Resistenza. I cori della SAT (Società degli Alpinisti Tridentini) di Trento e gli allievi del CeT (Canto e Tradizione) di Milano hanno eseguito un repertorio di canzoni alpine, tra cui si possono ricordare Stelutis alpinis e In mezzo al prato.
Parlando dell’alpinismo, Mila dice che la sua essenza è l’esplorazione, la scoperta e su di sè afferma: “le due facce della mia persona, la vocazione alla cultura, necessariamente sedentaria, e l’amore dell’avventura alpina”. Mila, nato a Torino nel 1910 e di cui ricorrono i trent’anni dalla morte, è uno dei più importanti studiosi di musica del nostro dopoguerra. Ha insegnato al Conservatorio Giuseppe Verdi e all’Università di Torino, insieme a molte altre cose, ha pubblicato opere su Giuseppe Verdi, Igor Stravinskij, Wolfgang Amadeus Mozart e Wilhelm Richard Wagner, ed è stato critico musicale per l’Unità, L’Espresso e La Stampa. Ha tradotto, inoltre, testi di Goethe, Schiller ed Hesse. Si può iniziare ad affrontare la sua opera leggendo Breve storia della musica (Einaudi, la prima edizione è del 1946, ampliata nel 1963 e ripubblicata più volte, fino al 2014), un libro mirabile, che va dalla musica greca alla musica italiana contemporanea, dove l’originalità del critico coesiste con lo stile limpido e appassionante del grande scrittore. La tensione visibile nella sua ricerca è quella di spiegare il significato storico della musica, ovvero sia la rilevanza di un autore nel tempo in cui è stato attivo sia la sua attualità, il suo valore nel presente. Come musicologo ha operato in tre direzioni: analisi estetica della musica, critica militante capace di incidere nel dibattito contemporaneo e attività didattico-formativa e di divulgazione. A ben vedere, si tratta di una sintesi ideale, di un perfetto vademecum per gli intellettuali di ogni epoca.
Non si possono trascurare la sua attività di antifascista e il contesto in cui si svolse il suo percorso di studioso. Ha studiato al liceo classico Massimo D’Azeglio, dove è stato allievo di Augusto Monti e dove ha frequentato Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Vittorio Foa, il critico d’arte Giulio Carlo Argan e il filosofo e matematico Ludovico Geymonat. Incarcerato una prima volta nel 1929 per attività antifascista, aderisce al gruppo torinese di Giustizia e Libertà, e nel 1935 viene arrestato nuovamente e condannato a sette anni dal Tribunale Speciale. Sconta la condanna a Roma, al carcere di Regina Coeli, e nel 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre, si unisce alla Resistenza, entrando a far parte del gruppo di Giustizia e Libertà del Canavese, e quindi aderisce al Partito d’Azione. Sul periodo della Resistenza scrive: “Venti mesi straordinari, scomodi, ma guai a non averli vissuti… che cosa saremmo oggi senza di loro?”. Dopo la guerra, insieme agli amici Pavese, Ginzburg, Felice Balbo, e a molti altri, collabora con la casa editrice Einaudi, contribuendo a consolidarne la fortuna. Per chiudere, conviene, e molto, a tutti leggere i libri di Massimo Mila e ripercorrere la sua vita: non se ne ricava soltanto un viaggio intellettuale ricco e multiforme, si richiama anche una parte importante, fondamentale, di noi e della nostra storia.
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