Musica

Ma il rock era già arrivato a Cuba

18 Dicembre 2014

”Todos somos americanos” è la frase con cui Barack Obama ha chiuso lo storico discorso che segna il disgelo nei rapporti diplomatici tra Cuba e gli Stati Uniti. Una crisi durata più di mezzo secolo, che sembra aver trovato un suo sblocco, anche economico, con una progressiva fine dell’embargo, che è sempre apparso una specie di anatema statunitense sull’isola di Cuba (ad aziende e cittadini americani non solo era vietato ”fare affari” con Cuba, ma anche recarsi sull’isola come turisti: qualcosa che per i nostri affaristi italiani sarebbe impensabile). Ma qualcosa si stava già muovendo sotterraneo già prima del governo americano nei rapporti tra Cuba e gli States.

A Fidel Castro la musica rock non piaceva: era considerata un retaggio del capitalismo sotto l’influenza degli Stati Uniti, e così pure la vita nei nightclub (molti furono messi al bando nei ’60). Castro iniziò a vietare il rock nel 1961: progressivamente l’aria di censura si alleggerì, tuttavia chiunque si avvicinasse al rock veniva guardato con un certo sospetto di essere un contro-rivoluzionario. Mentre il mondo provava a frenare il proprio spavento cultural-conservatore per i pantaloni di pelle di Morrison, i testi di Lou Reed e la contestazione pacifista di John Lennon, a Cuba i rockettari erano addirittura additati come contro-rivoluzionari. I Beatles per le autorità cubane erano dei corruttori di giovani menti, e in quanto tali andava ostacolata la loro distribuzione nella nazione. Eppure nel 2000 Fidel ci ripensa, e sdogana la figura di John Lennon: ”condivido i suoi sogni’‘, dice alla stampa inaugurando una statua di bronzo di Lennon nel John Lennon Park a L’Avana.

Negli anni ’80 a Cuba intanto stava esplodendo il fenomeno dell’heavy metal nazionale, trascinato dai frikis, termine che descriveva una gioventù cubana di contestazione che ascoltava il rock (soprattutto l’heavy, ma anche il folk), portava i capelli lunghi, e vestiva tipicamente di nero. Il termine deriverebbe da ‘‘free kiss’‘, dunque da una contrazione di un’espressione inglese, lingua che – neanche a dirlo – a Cuba ai tempi aveva meno fama del russo. Una delle ”eroine friki” fu Maria Gattorno, vera e propria madrina della scena heavy metal cubana, che negli Ottanta inaugurò un centro – El Patio de Maria – aperto a tutta la scena rock a L’Avana. Da qui verranno su band come Zeus, Jocker, Agonizer, e quei Combat Noise che cantavano pericolosamente in inglese. Mentre Castro incoraggiava ad ascoltare la musica popolare cubana (anche se molto spesso la censura dei musicisti arrivò a toccare pure qualche artista del mambo, e in molti dovettero emigrare a New York dove ci si aprì alla salsa), i giovani si scambiavano cassette pirata di musica rock. E mentre il presidente rivoluzionario nel ’96 organizzava un convegno sui Beatles portando finalmente la musica di Liverpool a L’Avana, nei Novanta si era già oltre, ad ascoltare Iron Maiden e Nirvana di nascosto.

Così non resta che assecondare il ritmo, e nel 2001 viene organizzato a Cuba lo storico concerto dei Manic Street Preachers nel Karl Marx Theatre, il primo concerto di una band occidentale (i Manic sono gallesi) sull’isola. Il cantante dei Joker commentò così: ”Vedere Fidel a un concerto è stata una rivoluzione storica’‘. Nel 2005 a L’Avana suonano anche gli Audioslave, la prima band statunitense ad esibirsi live a Cuba. L’embargo del rock non poteva essere fermato, e persino Fidel Castro se ne rendeva conto.

La controcultura del rock penetra a Cuba molto prima del governo americano, sfuggendo al controllo del governo americano stesso. Chris Cornell, cittadino americano, va a suonare a L’Avana con gli Audioslave aggirando il divieto di fare affari con Cuba per i cittadini americani (e parliamo di un decennio fa). Del resto si mormora che Vaclav Havel abbia preso ispirazione dalla musica dei Velvet Underground per la rivoluzione in Repubblica Ceca, e che incontrando Lou Reed nei Novanta gli abbia detto: ”sai che sono presidente per colpa tua?’‘. Ci sono cose, insomma, che neanche un embargo riesce a fermare.

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