Musica
L’inverno raccontato attraverso le migliori uscite musicali
A ogni fine di stagione la sensazione è che il tempo sia volato via, senza possibilità di fermarlo. Si alternano primavere e autunni come se ci sfuggissero dalle mani. Eppure esistono degli approdi certi, piccole cose che riescono a cadenzare il tempo, a raccontarlo. Quante volte vi è capitato di ascoltare una canzone che vi ha riportato immediatamente a un periodo precedente della vostra vita? A me capita di continuo, ascolto un pezzo e penso – per esempio – al 2011, o al 1999, e via discorrendo. Questo inverno 2015 è possibile raccontarlo anche attraverso le uscite discografiche che lo hanno segnato musicalmente da metà dicembre a metà marzo. Ci sono album che è valso la pena ascoltare, e altre cose da dimenticare (ma è la vita in generale a essere così).
Uno dei migliori album del trimestre invernale è certamente quello di Father John Misty (che vedete in copertina in uno scatto della moglie Emma Tillman). I Love You, Honeybear è uno di quei dischi che siamo destinati a portarci appresso per tutto il corso di questo 2015. L’America che ci racconta Josh Tillman è quella stanca infestata dai fantasmi della crisi economica dei subprime, è quella annoiata che perde tempo davanti alla televisione. L’album è anche un piccolo concept di devozione verso la moglie Emma e le piccole risposte quotidiane di resistenza nel caos urbano degli Usa. Un’ode alla poesia e a tutte le ancora di salvezza in un mondo contorto.
https://www.youtube.com/watch?v=hIFrG_6fySg
Se possiamo considerare quello di Tillman il disco che ha raccontato meglio il freddo Febbraio, Gennaio è stato il tempo dei Viet Cong, band canadese che suona un post punk raffinato e rieditato per il 2015. Dopo 2 EP esordiscono quest’anno con l’omonimo Viet Cong, e ci riportano a delle sonorità new wave (sullo stile degli Interpol) che però hanno il vizio di essere originali (basti pensare al sound di pezzi come March of Progress). Eredi dei Women, i Viet Cong hanno recentemente avuto qualche problema con il nome: un loro concerto all’Oberlin College in Ohio è stato annullato per le lamentele pressanti della comunità vietnamita americana che si riteneva offesa dal nome Viet Cong. Insomma, non passano inosservati.
Gennaio è stato anche il mese di alcuni ritorni d’eccezione, come quello delle Sleater-Kinney a 10 anni dall’ultimo album. No Cities To Love è uscito per la Sub Pop e ha sorpreso un po’ tutti per la capacità delle ex-ragazze riot di Olympia di non perdere una certa rabbia: non suonano stanche le Sleater-Kinney, nonostante gli anni passati. Altro personaggio femminile che torna (a sorpresa) è Björk con Vulnicura, che quest’anno viene anche a trovarci in Italia in tour al Rock in Roma (al modico prezzo base di 80,50 euro).
Sorprende invece la via scelta dai Belle And Sebastian per il nuovo album che prende un’improvvisa svolta elettronica. Anche i Mudford & Sons, che torneranno il prossimo 5 Maggio, hanno annunciato un disco con una sonorità diversa ed elettronica che li allontanerà dalla vena folk. Insomma sembra essere una specie di moda quella del sound elettronico in questo momento, e non risparmia neanche gli scozzesi Belle And Sebastian, che a 5 anni dall’ultima uscita son tornati con Girls in Peacetime Want to Dance.
E a proposito di elettronica quest’inverno abbiamo salutato di nuovo Aphex Twin che ha rilasciato il nuovo EP Computer Controlled Acoustic Instruments pt2, come sempre dai titoli dei pezzi impronunciabili. E poi c’è da segnalare l’esordio in LP di Ghost Culture, il producer londinese James Greenwood prodotto da Erol Alkan e la sua etichetta Phantasy. Pezzi come Lucky difficilmente riescono a uscire dalla testa.
Anche l’elettronica made in Italy sembra ormai lanciatissima. La bella sorpresa di questo mese è Indian Wells, producer cosentino che fa uscire Pause, un disco che col suo sound rapisce sin dal primo ascolto.
L’Italia è anche il paese dei cantautori, e questo inverno è la stagione in cui esce uno degli album più attesi tra quelli italiani: Egomostro di Colapesce. Reduce dal successo de Il meraviglioso declino, che lo ha consacrato all’attenzione del pubblico, il siciliano Lorenzo Urciullo aka Colapesce è riuscito con il suo secondo lavoro a raffinarsi, e condensare atmosfere pop d’autore con sonorità che passano dalla scuola italiana a quella straniera, in un alternarsi di riferimenti che riescono comunque ad assicurare un’originalità a tutto il disco. La voce di Lorenzo resta unica nel panorama italiano, anche nelle sue piccole imperfezioni, e ci culla verso un altro mondo, un po’ per sfuggire e un po’ per raccontare tutte le sfaccettature di questo paese. Basti guardare il video di Maledetti Italiani per rendersene conto.
Sono tornati anche i Verdena e son tornati a far discutere: i testi dei Verdena esistono o sono una proiezione della mente di Alberto Ferrari? Divisi tra odio e amore, Endkadenz Vol. 1 dei Verdena conferma ancora una volta la capacità di muovere discussioni della band lombarda. In ambedue i sensi, Un po’ esageri.
Ma non ha esagerato Will Butler degli Arcade Fire ad annunciare il suo esordio come solista con Policy. Dopo aver rilasciato dei pezzi in esclusiva per il Guardian su temi di interesse pubblico (la crisi del debito greco, l’Isis), Butler ci ha regalato un disco godibilissimo, da portar dietro anche in primavera.
https://www.youtube.com/watch?v=uDhRnL65B4Q
E mentre scorre l’ultima parte di un inverno piovoso, possiamo cullarci anche col il disco degli Of Montreal e quello dell’annunciatissimo ritorno dei Modest Mouse (che uscirà il 17 Marzo): Lampshades On Fire è sicuramente un’altra dose da portarsi dietro per le occasioni primaverili. E attenzione, la prossima primavera tornano anche gli Hot Chip.
Ps. In caso di dimenticanze (Panda Bear, John Carpenter, The Decemberists, Carmen Consoli, Bob Dylan, ecc.) potete protestare qui sotto solo in modo pacifico. Per intenderci, lettere minatorie e sgozzamenti stile Isis non verranno presi in considerazione.
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