Musica

L’industria musicale dopo la pandemia deve ripartire dai piccoli eventi

2 Agosto 2020

Un sondaggio che esplora le attitudini dei consumatori nei confronti di concerti e club musicali rivela un forte desiderio e bisogno di una gamma più diversificata di format di eventi musicali. A promuovere la ricerca è Music Innovation Hub, impresa sociale milanese che crede nella musica come strumento di emancipazione, inclusione ed integrazione, forma espressiva in grado di sprigionare nuove energie e rompere barriere sociali. L’impresa sociale per questo progetto si è avvalsa dell’aiuto e del lavoro di Ergo Research, un’agenzia di ricerche di mercato specializzata in industrie culturali.

«Gli eventi più piccoli rappresentano un enorme mercato sottoutilizzato. Per liberare questo potenziale, l’industria ha bisogno di un sistema di regolamentazione semplificato», si legge nei risultati dell’indagine diffusi da Music Innovation Hub. E lo streaming live, diffusosi ulteriormente in questo periodo di emergenza sanitaria, è solo un complemento dell’esperienza di vita reale ma non può affatto sostituirla. Inoltre, contrariamente a quello che troppo spesso si pensa, dalla ricerca emerge che il pubblico più giovane è quello più rispettoso delle misure di contenimento.

Il sondaggio si è in qualche modo ispirato a uno studio pubblicato dal British Journal of General Practice in cui emerge che le abitudini durature impiegano in media 66 giorni per diventare parte del nostro stile di vita. Pertanto, quali comportamenti cambieranno in modo permanente, se ce ne sono? La pandemia segnerà un cambiamento definitivo nell’umore per la musica dal vivo, come lo era per la sala da ballo negli anni ’50 o le feste rurali negli anni ’60? E in che modo gli amanti della musica stanno adottando nuove misure di contenimento? Come saranno influenzate le loro abitudini di spesa? Lo streaming live è qui per rimanere?

La ricerca rivela molti segnali incoraggianti e un potenziale nascosto per la musica dal vivo e le industrie del clubbing, che sono state tra le più colpite dalla pandemia. Gli amanti della musica sono pronti a tornare ai grandi concerti e alle piste da ballo piene non appena le regole lo consentiranno. Mentre aspettano, però, i consumatori esprimono atteggiamenti molto positivi verso un’offerta di eventi musicali più diversificata e verso tutti quei format di eventi che possono essere organizzati nel rispetto delle norme per il contenimento del Covid. Si tratta di piccoli concerti in club, bar e parchi, musica di strada sotto forma di busking, eventi privati ​​e piccoli festival fuori città.

Per quanto riguarda lo streaming live, il 74% degli intervistati, quindi una grande maggioranza, ha sperimentato piacevolmente l’esperienza sostitutendola agli eventi dal vivo durante il lockdown. Ma per ora, non più del 25% del campione desidera mantenere questa abitudine. I concerti solo in streaming non sono sicuramente in cima alla loro lista di format preferiti. «Lo streaming live diventerà molto probabilmente un’opzione aggiuntiva per eventi della vita reale, come nello sport, in cui partecipi di persona o paghi per guardare da remoto», commenta Dino Lupelli, Head of Music Innovation Hub.

Gli eventi più piccoli rappresentano però un enorme mercato sottoutilizzato e la domanda è forte. L’industria della musica dal vivo ha talvolta trascurato piccoli eventi a causa del potenziale limitato per l’economia di scala, con conseguente riduzione dei margini. Uno dei maggiori ostacoli per rendere sostenibili eventi più piccoli sono i permessi amministrativi e le licenze richiesti. Questi possono essere molto complessi e costosi da gestire, specialmente in Italia dove è stato condotto il sondaggio. «Eventi più piccoli, con presenze inferiori, possono essere facilmente resi conformi al Covid», afferma Lupelli. «E a loro volta possono avere grandi benefici per l’industria musicale nel suo insieme, forniscono un terreno fertile inestimabile per i nuovi talenti. Inoltre, possono ampliare la base dei consumatori, attirando un pubblico che è attualmente escluso dal mercato, perché non sono interessati a grandi eventi. Si tratta in genere di amanti della musica leggermente più anziani e benestanti, secondo i risultati dell’indagine».

Milano come città test globale. Il sondaggio è stato sottoposto a un campione equilibrato di amanti della musica con sede a Milano. La città del nord Italia è stata scelta dai ricercatori come una preziosa città di prova per comprendere gli atteggiamenti delle folle musicali di tutto il mondo: essendo la prima grande città occidentale nella curva del contagio, è una città globale in miniatura, con l’economia tipicamente diversificata di una capitale creativa, molti studenti internazionali, una fiorente scena musicale e di club, una grande rappresentanza di knowledge worker in aziende creative e culturali, e i tipici consumatori di musica pesante.

Di cosa e quale musica hanno bisogno quindi le città post pandemia? Gli eventi più piccoli possono aiutare a far rivivere i quartieri cittadini colpiti dalla pandemia, rendendoli più vivaci e più attraenti per investitori, rivenditori, residenti, utenti della città e acquirenti. «La musica è una parte così importante della vita urbana – afferma Lupelli -. Storicamente, tutti i principali boom musicali sono stati radicati in una vibrante rete di piccoli locali e locali musicali. Una parziale deregolamentazione delle politiche sui permessi potrebbe incoraggiare una nuova esplosione musicale. La nostra ricerca chiarisce che la domanda è forte».

Ma è necessario creare nuove alleanze e nuovi schemi organizzativi. Gli sponsor dovrebbero sostenere gli investimenti in questa fase di ristrutturazione. Le piattaforme di streaming e ticketing potrebbero anche aiutare a rendere sostenibili gli eventi più piccoli.

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