Musica

Ladyvette: le star si mettono in gioco

1 Aprile 2019

Un po’ di tempo fa, in un teatrino al quartiere Pigneto, a Roma, capitai per caso al concerto-spettacolo di un trio tutto al femminile, a me completamente sconosciuto. Fu divertente perché le tre protagoniste declinavano in swing grandi classici o canzoncine pop, tormentoni estivi e battutacce da avanspettacolo: il tutto in un rapporto non sempre “garantito” con lo spettatore, coinvolto e preso di mira con acume e intelligenza.

Da allora quel trio, Ladyvette, ne ha fatta di strada: Teresa Federico, Valentina Ruggeri e Francesca Nerozzi, in arte Sugar, Pepper e Honey, sempre con la attenta direzione musicale del saggio Roberto Gori, si sono davvero sapute affermare.

Le ritrovo, dunque, al Teatro della Cometa, in una delle ultime repliche di In Tre, spettacolo scritto dalla Federico con Fausto Brizzi e Lillo Petrolo, per la regia efficace di Massimiliano Vado.

È una commedia, semplice e fresca, quasi un musical a tutti gli effetti, in cui l’esile trama serve anche a comporre il quadro di riferimento per esibizioni canore e gag musicali. È la storia, allora, di tre giovani cantanti attrici che si conoscono a un provino, fanno subito gruppo – nonostante, o proprio per, le differenze caratteriali – e hanno un successo nazionale che culmina ovviamente al Festival di Sanremo.

da sinistra: Francesca Nerozzi, Teresa Federico, Valentina Ruggeri

Ma, come si sa, raggiungere le vette crea tensioni e nevrosi, dunque ecco gli immancabili litigi, gli scontri, la furiosa separazione, complice un manager piuttosto cialtrone e decisamente promiscuo (la voce fuori campo è di Lillo Petrolo: lo ammetto sono da sempre un fan del duo Lillo&Greg!) .

Va da sé che il trio è destinato a ricompattarsi, vuoi per amicizia, vuoi per soldi. In mezzo a tutto ciò ecco le esibizioni, ossia le canzoni rigorosamente live, su musiche di Roberto Gori, sornione testimone in scena.

In un mashup postmoderno e decisamente dissacrante ecco Cheeck to Cheeck e Tanto pé cantà, la sigla di Occhi di gatto e ‘O surdato innamurato; Shape of you o Dove sono gli altri tre (dei Pooh!); il rap di Mahamood e Ghali, Despacito e Anna Oxa, Pupo e tanti altri, assieme ovviamente a ottimi brani originali.

Nella regia complice ma rigorosa ed efficace di Vado, il gioco è divertente e loro bravissime, davvero stupefacenti: cantano, ballano, recitano, divertono e si divertono nello spazio scenico semplice e mutabile di Mauro Paradiso. Il pubblico ovviamente ci sta, ride e applaude. E certo lo spettacolo sa bene appassionare alle storie e alle avventure dello smaliziato terzetto.

Per quel che mi riguarda, per quanto non manchino battute (e battutacce belle forti, argute e aguzze) ho avvertito un po’ di nostalgia del clima da “avanspettacolo contemporaneo” di quella prima esibizione di anni fa: mi piaceva molto il loro giocare oltre la quarta parete che invece questo In tre lascia intatta o quasi. Hanno ritmo, grinta, bellezza e ironia da vendere le tre dive, lo confermano – laddove ce ne fosse bisogno –  ben oltre i successi Tv. Ma chissà, con quei talentacci che si ritrovano, vien da chiedersi come sarebbe in mano loro un repertorio più serio, come il teatro-canzone di Giorgio Gaber o, perché no, quel Potentissima signora che fu di Laura Betti, oppure ancora, addirittura, una bella rilettura (o parodia?) de Le serve di Genet. Che ne farebbero Ladyvette? Forse sono solo sciocchezze, le mie: ma la domanda che mi risuona in testa, grazie a questo trio, è se mai fosse possibile rinnovare oggi i fasti dell’avanspettacolo.

Intanto, però, dopo questo In tre, si esce allegri dal bel teatrino della Cometa, fischiettando motivetti leggeri incontro alla tiepida sera romana. E, vista l’aria che tira, è già un bellissimo regalo.

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