Musica
La versione di Paul: un Beatles oltre il super gruppo?
Nell’archivio fotografico de La versione di Paul (edizioni Piemme) di Paul Du Noyer, giornalista di Liverpool – che ripetutamente ha incontrato Paul McCartney per ricostruirne la carriera, anche al di là dell’esperienza con i Beatles -ci sono alcune fotografie scattate da Linda McCartney. Una di queste ritrae i Beatles a casa di Brian Epstein, in occasione del lancio di Sgt. Pepper, nel 1967. Paul e John si guardano, ridono, si stringono la mano. John, elettrizzato per il lancio del nuovo disco che sa un capolavoro senza precedenti, alza il pollice e fa ok. Ringo e George danno meno nell’occhio e lasciano la scena alla solita coppia di geni. Dal libro – intervista, d’altronde, non emerge niente di diverso. Paul nomina John di continuo, anche se non vorrebbe, anche quando Du Noyer non gli chiede dei Beatles e si concentra sulla sua carriera successiva. Ogni tentativo della rock star di smarcarsi dal passato e dal mito della band dalla fama planetaria lascia il tempo che trova. Così Paul ripercorre, incalzato da Du Noyer, la sua passione per la musica, l’adolescenza e l’incontro con quel ragazzo più grande che reinterpretava canzoni e teneva il palco come se fosse la cosa più naturale. Il seguito è storia nota. Il libro ripercorre tutto quanto. Rimarca la simbiosi creativa tra un musicista pignolo e riservato e un altro estemporaneo e stravagante. “Cominciò a essere arte, ecco quel che accadde. Dylan portò la poesia e John si mise a scrivere You’ve got to hide your love away” dice Paul. Da qui in poi saranno decine e decine gli elementi autobiografici nei testi delle canzoni scritte a quattro mani da Paul e John. La sintonia tra i due muta in competizione con lo scioglimento della band. John introduce Yoko nello studio di registrazione di Abbey Road e qualcosa si spezza. Il White Album (con le personalità di John, Paul, Ringo e George che scalpitano per affermarsi e chiudere un percorso scintillante e unico) ha già minato il senso dell’essere gruppo. La separazione coincide con una profonda incomunicabilità tra Paul e John, che non smettono, però, di osservarsi guardinghi, stimolandosi a vicenda. La riconciliazione emotiva avviene poco prima della morte di Lennon: i due si chiariscono, gli umori svaporano. Resta solo l’amicizia, profonda. Quella impedisce a Paul di parlare di John con lucidità. È commozione. Paul ci fa i conti ancora oggi, nonostante il resto: nonostante le altre canzoni, l’amore per Linda, i gruppi che ha messo su, la famiglia, le collaborazioni con mostri sacri della musica, la venerazione che in tanti gli riservano, autore del libro compreso. La conclusione è che considerare Paul oltre i Beatles è un’esperienza stressante e forse vana. Du Noyer ci prova a considerare la produzione di Paul nella sua interezza, eppure tra le pagine echeggia la stessa insensata domanda: cosa sarebbe successo se Paul e John non si fossero incontrati?
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