Musica
La rivincita del padreterno
Quando Dick Lamond, il chitarrista e vocalist, dichiarò in una celebre conferenza stampa che i Twisters erano dappertutto, più dappertutto del Padreterno, oltre che infiammare di indignazione i presenti e il “dappertutto”, disse una verità vera e conclamata. Dove il verbo divino non era riuscito a toccare il cuore delle popolazioni i dischi del quartetto dei mille record, sold out, best selling ci era riuscito. Dappertutto tranne che in Norwerthlant, un paesino situato nel nord Europa, composto di qualche decina di migliaia di residenti. In quel luogo i dischi dei Twisters erano arrivati, le radio avevano programmato le loro hits, anche per rispettare gli accordi con l’etichetta discografica; ma niente, non ci fu verso. La popolazione appena sentiva un loro brano (fosse anche “He loves, she said”, che era piaciuto a tutti ma a tutti tutti), girava stazione o chiamava per protestare, chiedendo che al loro posto mettessero le canzoni di Aldinoo Werster, il più amato cantante del paese. Un tizio che si accompagnava al dijeridoo e che eseguiva dei mantra che rendevano la popolazione felice e che gli faceva vendere un numero impressionante di dischi (impressionante per un posto così piccolo). Al manager dei Twisters giunse la notizia che c’era un luogo, “uno solo al mondo”, in cui la loro musica era meno famosa di Dio. Dapprima nessuno se ne fece un problema; poi però al bassista del gruppo, Joe MacArhtur, venne la fissa per quel luogo inespugnabile, dove nessuno voleva saperne di loro, dove non c’era nessuno stadio pronto ad accoglierli, nessuna ragazzina in lacrime pronta ad amarli. E così quella che pareva un’inezia divenne un puntiglio, una questione di principio. Riuscirono ad organizzare una data in Norwerthlant con la strategia che ad aprire il loro concerto ci fosse un parterre degli artisti locali più famosi. Da Aldinoo, tenuto come ciliegina sulla torta a Glendinowa Reesy, la “voce da usignolo”, le cui ballate d’amore facevano piangere tutti gli abitanti, dagli zero ai cento anni, fino agli Rust Law, una band di folk rock, che fondeva strumenti elettrici a kazoo, washboard, violino e arpa. Avvenne che il concerto si fece, che lo stadio si riempì, che agli artisti locali venne tributato un successo clamoroso e che però, appena saliti sul palco i “favolosi Twisters” (come li presentò Duck Lovejoy, il celebre speaker del paese) la gente cominciò ad abbandonare il posto alla chetichella e qualcuno addirittura tirò loro contro qualche scatoletta di paté di opossum, specialità locale. I Twisters provarono anno dopo anno fino allo scioglimento (alcuni individuano nell’avvenimento il germe della crisi della band), l’ebbrezza di essere sconfitti, tornarono a casa avviliti in una maniera che da fuori poteva parere eccessiva e che invece, come una piccolissima macchiolina di sugo in un completo bianco, attirò la loro attenzione, fino a diventare un’ossessione. Al punto che il loro miglior album di sempre è la storia di un paesino che vive con le proprie regole e se ne frega del successo, delle major, etc. etc. Il disco vendette meno di tutti gli altri ma col tempo divenne il loro album più importante. Comunque non tornarono più in Norwerthland, nè gli abitanti del luogo si interessarono mai alla loro musica. In compenso il Padreterno restava sul piano più alto della classifica, insidiando il primato dei Twisters per 1 a 0.
Devi fare login per commentare
Accedi