Musica

La musica bisestile. Giorno 98. Domenico Modugno

24 Ottobre 2018

DOMENICO É SEMPRE DOMENICO

 

Ci ho messo tanti anni per innamorarmi delle sue canzoni. Sono per adulti, sono piccoli brani di teatro, spesso sono in dialetto, e da ragazzino mi dava fastidio quell’atteggiamento da sciupafemmine senza ironia, quell’ironia che invece abbondava in artisti come Nino Manfredi. Poi, quando venne eletto in Parlamento, un milione di anni più tardi, lessi una sua biografia e, da allora, lo considero uno dei cinque artisti fondamentali della musica popolare italiana. Lui, Gaber, De André, Battisti e Tenco. Con una differenza: gli altri erano nati benestanti o, come De André, ricchissimi. Lui aveva vinto la miseria, ed anche durante la carriera, a volte, se l’è vista brutta.

“Domenico è sempre Domenico”, 1958

Una delle qualità di Modugno era quella di mettere il piede tra porta e battente, sempre, e lottare all’ultimo sangue per fare qualunque cosa, con una fame atavica che non conosceva debolezze, distrazioni, dubbi, tentennamenti. Modugno è roba per adulti, appunto. Quando vinse Sanremo, nel 1958, con “Nel blu dipinto di blu” aveva 30 anni, ed aveva già una lunga carriera alle spalle: in teatro, alla radio, in TV, e con qualsivoglia necessario lavoro “umile” che fosse stato necessario per venire via dalla Puglia ed abitare prima a Torino, poi a Roma. Dopo quel Sanremo, ovviamente, divenne ricco e famoso, ed iniziò una seconda, stupenda carriera.

Ma a me piacciono soprattutto le canzoni che scrisse quando non era che un guappo di paese che, strafottente, sfidava il mondo, ed aveva già in sé delle qualità uniche, straordinarie. Canzoni come “Amara terra mia” dicono sul Sud più di decenni di dibattiti politici, di piani sul Mezzogiorno, su migliaia e migliaia di storia di emigrazione forzata, tanto, a volte da essere deportazione, come quando l’Italia mandò un calabrese su 20 a lavorare nelle miniere di carbone in Belgio, che lui cantò in “Lu minaturi”.

Certo, cantava anche d’amore. la sua prima canzone, “Lu pisce spada”, racconta di un pesce spada che, avendo visto la sua compagna arpionata, sceglie di morire insieme a lei, mentre i marinai lanciano le grida del loro lavoro omicida. Ancora oggi, come artista, in tutta Europa è rimasto solo, unico, inarrivabile. Questo disco, ovviamente, non lo trovate più in commercio, e mi vergogno a dirvi quanto lo pagai – poi me lo rubarono in Germania. Poco male. Mi ricordo di ogni nota, ed ogni italiano, questo disco, dovrebbe studiarlo alle scuole medie, obbligatoriamente, per capire chi siamo e da dove veniamo.

https://www.youtube.com/watch?v=mfw_egwauA0

 

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