Musica

La musica bisestile. Giorno 94. Premiata Forneria Marconi

22 Ottobre 2018

STORIA DI UN MINUTO

 

Mi ricordo come fosse oggi: Alberto Dellepiane con la cassetta in una mano, la sua chitarra nell’altra, e diceva che non riusciva a ripetere le armonie e che quello fosse il miglior disco italiano di sempre. Non era nuovo, nel frattempo la PFM ne aveva tirati fuori altri due, ma quel primo restava il punto di riferimento. Mentre lui e gli altri provavano, io rimasi nella cucina ad ascoltare, come inebetito, Mussida, Premoli, Pagani, Piazza e Di Cioccio, ancora ancora ed ancora, finché finirono le batterie del registratore. A chiedermi come fosse possibile che degli esseri umani fossero stati in grado di ottenere tanta bellezza e perfezione.

“Storia di un minuto”, 1972

Oggi so distinguere da un minore ed una diminuita, molte melodie me ne ricordano altre, specie provenienti dalla musica classica, e conosco l’inversione degli accordi ed alcune regole basilari dell’armonia. Ma allora tutto era magico, e solo con l’inflessione della voce cercavo di obbligare queste armonie ad incastrarsi in un giro di poche note, quelle poche che sapevo strimpellare alla chitarra. Il mio fallimento era allo stesso tempo il mio tributo alla stregoneria di strumentisti eccelsi ed alieni., che facevano cose incomprensibili ed inspiegabili. Qualche esempio: imparare le note di “Locomotive Breath” dei Jethro Tull era stato uno scherzo, quelle dei Rolling Stones e di Bob Dylan sempre semplicissime, con CSNY avevo imparato ad usare le settime, le quarte, le seste e le none, per i Beatles c’erano libroni, e persino le armonie base dei Genesis e dei Pink Floyd, con un attimo di pazienza, li si tirava giù.

La PFM era pura impossibilità, non ci si arrivava nemmeno vicino. E questo fu un motivo importante, per me, per considerarli (giustamente) una delle migliori band del mondo e quel disco come l’apparizione di un disco volante a Piazza Irnerio. Poi vidi in TV Roberto e Marco Dané, alcuni anni dopo – due fratelli, che facevano (tra mille altre cose) i critici musicali alla RAI, e che sono stati la chiave per far scoprire agli italiani la migliore musica del mondo. Roberto dirigeva una casa discografica, i Produttori Associati, che tra l’altro aveva in scuderia Faber ed i Quelli – un complessino beat, che lui convinse a fare music aprog ed a chiamarsi, appunto, Premiata Forneria Marconi.

Roberto raccontò che Fabrizio De André aveva usato la band per registrare “La buona novella”, e che la PFM, fino a pochissimo prima di aver generato “Storia di un minuto”, faceva veramente cagare. Scrissi una lettera a Dané, che non rispose. In quegli anni, lui era il più grande conoscitore di musica di cui sapessi l’esistenza: produttore, scriveva su Ciao 2001 ed aveva una trasmissione a Teleroma 56 in cui proponeva musica incredibile da tutto il mondo – introducendo, ad esempio, cose come Wishbone Ash, Van der Graaf, ma anche Return to Forever, Oregon e Magma – allargando la mia prospettiva ben oltre i confini del rock. Ora sono passati quasi 50 da questo disco; è ancora un capolavoro, è attualissimo, viene continuamente sfruttato per delle cover; ma, soprattutto, è l’inizio di tutto, l’inizio della mia cultura musicale, dello sviluppo del gusto armonico, il punto in cui la tecnica, ancora oggi, sconfina nell’incantesimo.

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