Musica
La musica bisestile. Giorno 83. Madness
ONE STEP BEYOND
I Madness suonavano per i club londinesi già da quattro anni, quando ottennero un contratto dalla neonata Stiff Records, e vennero lanciati a livello mondiale. Per questo motivo avevano già materiale per due album quando entrarono in sala di incisione per la prima volta. Secondo me la musica ska, di per sé, diventa velocemente noiosa, perché i giri suonati sono sempre gli stessi. I Madness sono stati l’unica band che abbia mai saputo abbattere questo limite, perché le loro melodie vengono dalla tradizione vaudeville, da una musica popolare inglese che aveva almeno tre secoli di storia completamente diversa da quella delle musiche popolari continentali. Per questo motivo, credo, sono così unici e piacquero a tutti subito, come un’immane esplosione globale.
Comprare il loro disco è stata l’unica esperienza in cui, avendo visto il video in TV, ero andato a comprarlo ed ero in fila con diverse altre persone che volevano lo stesso disco e nemmeno sapevano come si chiamasse la band. A cavallo tra i 70 e gli 80, era l’unica band su cui tutti si scatenassero in pista, oltre alla discomusic. Molto presto divennero anche loro noiosi, ma questo disco è una pietra miliare indimenticabile. Avevano inziato nel loro quartiere natale, a Camden, e si chiamavano North London Invaders. All’inizio non suonavano solo ska, ma un poutpourri di tutto ciò che sembrava veloce, sbarazzino e fuori di testa. Poi scoprirono la musica di Prince Buster e cambiarono il proprio nome nel titolo della canzone più famosa di quell’eroe giamaicano, cambiarono modo di scrivere e finirono a suonare ogni settimana al Dublin Castle di Camden, che si trasformò in una sorta di locale “doveroso” se volevi convincere gli amici di conoscere cosa fosse veramente “in” a Londra.
Quando firmarono con la Stiff, la prima cosa che registrarono fu una cover di un lato B di un 45 giri di Prince Buster, “One step beyond”, che loro usavano come introduzione ai loro concerti. La potentissima sezione dei fiati, aggiunta al fatto che, dopo due anni, i Madness fossero la “band segreta” più famosa di Londra, portò quel brano nella top ten in 24 ore – e ci restò per 78 settimane, quindi per circa un anno e mezzo. L’effetto fu talmente grandioso che anche altre band di ska, in realtà più famose, come gli Specials, iniziarono a fare cover ska di brani tradizionali, perché scoprirono che i giovani inglesi impazzivano di fronte a questi brani. Del resto, come disse John Peel, non tutti sono nati per fare il punk, il metallaro, l’emo o il reggaeton. Ci sono tantissimi bianchi che, non importa quali radici familiari abbiano avuto, vogliono ballare ma restare vesititi come tutti, e riciclare da ognuna delle altre mode le melodie e trasformarle in qualcosa da ballare follemente, ma senza pensare di essere sul punto di compiere un atto politico.
https://www.youtube.com/watch?v=rXuvdeEC5y8
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