Musica

La musica bisestile. Giorno 78. Dan Fogelberg

14 Ottobre 2018

THE INNOCENT AGE

 

Ero già sposato e mi ero da poco trasferito a Zurigo, insegnavo in una scuola di lingue, studiavo per laurearmi alla svelta in Italianistica (linguistica comparata, letteratura italiana, letteratura spagnola), e vivevo il tempo più triste e solitario di tutta la mia vita. Mia moglie lavorava controvoglia, le dava un fastidio tremendo la mia “bella vita da studente sfaticato”, schifava chiunque conoscessi. Lei stessa – come sempre – faceva fatica a stringere amicizie, e sul rapporto con nostra figlia Valentina meglio non dire nulla, anche perché è una ferita che non si rimarginerà mai più, per nessuno di noi tre.

“The innocent age”, 1981

Naturalmente conobbi una Victoria, bellissima peruviana, fidanzata con un giocatore professionista di tennis e quindi trasferitasi da Lima a Zurigo con al seguito madre dispotica, badante e maggiordomo. Molti le facevano la corte, perché il suo tennista era sempre in giro per il mondo e lei era lì a cercare di imparare una lingua difficile in un posto odioso circondata da lupi famelici e donne gelose. Non so dirvi come facemmo amicizia, ma come a volte accade, le reciproche solitudini fecero il resto. Ci demmo un bacio. Ognuno di noi aveva bisogno di aiuto – per cambiare il proprio destino, con quello che allora pareva un miracolo.

Vederci era praticamente impossibile, perché Valentina aveva due anni, e Victoria aveva sempre la madre addosso. Riuscivamo ad incontrarci in un bar, vicino alla scuola, una volta alla settimana. Generalmente passavamo il tempo a disposizione tenendoci per mano sotto il tavolo, evitando lo sguardo dell’altro, gli occhi pieni di pianto, parlando pochissimo. Finché il suo prossimo marito la invitò ad un concerto e, il giorno prima, fu costretto a cambiare programma e lei aveva due biglietti ed una serata di libertà.

Il concerto era di Dan Fogelberg, una delle figure più interessanti della musica di Nashville, uno che aveva già suonato con Crosby Stills Nash & Young, con Joni Mitchell, Tim Weisberg, gli Eagles, Joe Walsh. La sua canzone “Part of the plan” è ancora oggi una delle mie canzoni westcoast preferite. Figlio di una pianista scozzese e di un direttore d’orchestra svedese, Dan aveva iniziato come etnomusicologo, studiando e suonando la musica degli indiani d’America, e poi, attraverso gli amici della WestCoast, aveva fatto la sua strada, morendo giovane, a 58 anni, di cancro alla prostata.

“Die Rote Fabrik” (la fabbrica rossa), il meraviglioso palazzo dei concerti di Zurigo, in riva al lago

Ma questo sarebbe accaduto milioni di anni più tardi. Non so come ottenni il permesso di andare al concerto, non me lo ricordo più, ma dev’essere stato difficile. Non so se in quegli anni Adriana avesse già iniziato a tradirmi ripetutamente, ma certamente, nella sua avversione totale nei miei confronti, non avrebbe mai accettato di essere lasciata – ed io non ho mai tradito. Ricordo che, andando in tram al concerto, pensavo che, se Victoria avesse voluto, quella sera stessa avrei chiuso con mia moglie, affrontando qualunque cosa sarebbe potuta avvenire. Ma lei non venne. Non seppi mai perché, non ci siamo mai più sentiti. Proprio oggi ho scoperto che ha divorziato dopo un anno, è andata a vivere a New York, ed ha fatto una nobilissima carriera da attrice telecvisiva – ed oggi, a 57 anni, è ancora bellissima. Ma questa è la sua vita. La mia, quella sera alla Rote Fabrik, si bloccò di nuovo. Al concerto c’era il fratello di mia moglie, mandato per controllare se io fossi lì con una donna.

Se avessi reagito, avrei perso Valentina ed il mio permesso di soggiorno, quindi il mio lavoro a scuola ed il mio ruolino di successo all’Università. Rimasi, e buttai altri sei anni della mia vita in un cesso. Però ebbi la possibilità di ascoltare Fogelberg e Weisberg, che suonarono per intero questo straordinario disco doppio, che ha un sound unico nella storia tra country-rock, folk-rock, jazz e bluegrass. Fogleberg registrò un vero capolavoro, che però, al di qua dell’oceano, non ha mai avuto successo. In quella notte, a Zurigo, non eravamo nemmeno in cento. Meglio per noi: fu un concerto indimenticabile, una goccia di gioia inestimabile in un oceano di dolore.

 

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