Musica

La musica bisestile. Giorno 75. George Harrison

12 Ottobre 2018

LIVING IN THE MATERIAL WORLD

 

Dopo il Concerto per il Bangladesh ed il disco di addio al suo periodo con i Beatles (“All things must pass”), George Harrison si era rifugiato nella religione indiana e nelle droghe. e le cose tra lui e la moglie Pattie avevano iniziato ad andare male – tant’è che, tre anni dopo, quando George accolse Eric Clapton, sfinito dalla cocaina, a casa propria, per rimetterlo in piedi, Clapton ne uscì scappando insieme a Pattie. Come molti sanno, le canzoni “Layla” e “Wonderful tonight” sono dedicate a Pattie Boyd Harrison. Che perse poi Clapton per Lori Del santo, dopo anni di sfinimento per i tradimenti, l’alcool e le droghe.

“Living in the material world”, 1973

Il loro divorzio salvò George, perché gli diede lo schiaffone di cui aveva bisogno. Ognuno dei Beatles era uscito completamente rimbecillito dagli anni della band, senza essere capace di elaborare il grande successo, il lutto per la separazione, la pressione di essere considerasto uno dei più grandi artisti del pianeta ed avere il bvisogno di confermarlo ancora ed ancora ed ancora con nuovo materiale, materiale che non nasceva, semplicemente non c’era. In quel momento Harrison era arrivato alla fine di qualcosa ed aveva un contratto discografico per fare qualcosa di nuovo – e subito. Portò in studio una messe di musicisti famosi, più Zakir Hussain, che era uno dei più celebrati musicisti indiani dell’epoca.

Il nuovo disco venne creato con fatica, un pezzo alla volta, lungo mesi di lavoro in studio, alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito. Non c’erano più Paul e John, non c’era Klaus Voorman, e soprattutto non c’era George Martin, cui tu canticchiavi un trillallero e lui, mezz’ora dopo, ri portava gli psartiti per un’orchestra. Stavolta bisogna mettersi lìi, con pazienza certosina, e sudare ogni secondo di ciò che di nuovo si sta producendo. Il risultato, a mio parere, è straordinario, ed è il risultato di pignoleria, applicazione, studio, tantissimi ragionamenti. I giri armonici sono complessi, ma non c’è poi tanta musica indiana dentro, anzi… ed anche i testi, a parte il singolo “Give me love”, basta con i Krishna Krishna degli album precedenti.

Patricia Boyd e George Harrison nel 1970

In quell’anno, Harrison raggiunse l’apice della sua creatività, un punto che non riuscì mai più nemmeno a sfiorare, tranne forse con l’esperimento dei Travelling Wilburys. Ed il pubblico lo ricambiò – questo è anche il suo disco solo che si è venduto meglio. Ma non si vendette quanto sarebbe stato possibile. Quando, la mattina in cui la Apple discuteva del tour, George arrivò in studio con Gary Wright /Spooky Tooth), Nicky Hopkins ed un paio di altri amici, di fronte ai suoi esterrefatti collaboratori, George annunciò che il suo guru gli aveva appena detto che sarebbe stato molto più santo rinunciare a suonare la musica del nuovo disco dal vivo, sicché l’intero tour fu cancellato. Tenterà un tour, che si rivelerà fallimentare, un anno dopo, all’uscita di “Dark Horse”. Dopodiché smise fino al 1992, per lunghi 18 anni non ebbe più la forza ed il coraggio di suonare dal vivo. Non c’è nulla da dire: per chiudere il lutto ci vuole tutto il tempo che ci vuole.

https://www.youtube.com/watch?v=fLsKWWF94cw

https://www.youtube.com/watch?v=xKzrIOcmK_k

https://www.youtube.com/watch?v=p3fSUE60qRY

https://www.youtube.com/watch?v=5vXZPztcGaY

 

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