Musica
La musica bisestile. Giorno 58. Nino Ferrer
PER VOI GIOVANI
Non so quando ho iniziato ad amarlo veramente. C’era già quando io ero veramente piccino, ed aveva già pubblicato i suoi lavori più importanti. In TV veniva vestito come lo spazzacamino Bert di Mary Poppins, bastava questo ad amarlo, ma poi di lui, sulle riviste, c’erano foto diverse, da barbone, da hippie europeo, da folletto simpatico, da uomo diverso dai clichés che mi venivano proposti dall’ambiente che avevo intorno. Dopo poco, ero convinto che tutto ciò che di bello venisse dalla Francia fosse suo – comprese le canzoni indimenticabili di Antoine e di Michel Polnareff. E poi scomparve, come non fosse mai esistito.
Di lui mi restava il ricordo, tra l’altro, di “Il baccalà”, uno dei più grandi capolavori del jazz europeo degli Anni 60 (che ho ovviamente preso da questo album). E poi una canzone che aveva creato scalpore, davvero per nulla: “Vorrei la pelle nera”, che gli italiani beghini e bigotti, già allora, suonava come una bestemmia. Quando vivevo in Svizzera, un giorno che ero per lavoro a Ginevra, lo incontrai per strada. Nessuno sapeva chi fosse, nemmeno io ero sicuro, lo riconobbi dalla voce. Non avendo nulla da fare, gli andai dietro, fino all’hotel Swiss Metropole, dove aveva incontrato degli amici. Aspettavo il momento per trovare il coraggio, andargli incontro e dirgli in modo più o meno infantile che ero lì per lui. Non se ne fece nulla. Venne un avvocato locale, giovane e molto bello, che pure conoscevo per altri motivi, che si mise a suonare il piano. Nino Ferrer prese il contrabbasso, altri ancora suonavano, Ferrer cantava una canzone che non conoscevo, chiamata “Le Sud”, che parlava di un amore disperato per una terra condannata di un’umanità che non era riuscita ad evitare di soccombere.
Una mattina lessi sul giornale che si era ucciso, dopo anni di solitudine voluta e tranquilla. Non avevo nessuno cui dire perché fosse una tragedia. Ci sono artisti che scompaiono nella nebbia di un ricordo, di una coerenza, di un’età che scompare. Poi ho trovato questo disco in una bancarella, l’ho pagato 250 Euro. Me lo hanno rubato. Non ci si può far nulla. Ma Nino Ferrer è, è stato, e resta, uno degli artisti più importanti, rivoluzionari, ribelli degli ultimi 80 anni. Un grande bassista di jazz, un attore, un pittore, ma soprattutto un uomo, che chiunque avrebbe identificato nella folla, perché il più diverso tra i diversi. Un uomo senza sovrastrutture, anarchico e sarcastico. Un uomo di cui ci sarebbe tanto bisogno ora, e credo che sia per questo che ha deciso di andarsene.
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