Musica

La musica bisestile. Giorno 50. Michael Jackson

30 Settembre 2018

BAD

 

Forse Thriller sarà più famoso, ma per me questo disco è un’esplosione incredibile, un’orgia di armonie complesse, di ritmi frastagliati, di migliaia di minuscoli dettagli costruiti a realizzare un’unità che l’ascoltatore normale percepisce come un insieme di melodie orecchiabili – e non lo sono. Si tratta dell’ultima volta che Michael Jackson lavora con Quincy Jones, che si era stufato di dover accettare le opinioni del cantante – e soprattutto si era stufato del fatto che Michael Jackson oramai non avesse più bisogno di lui e fosse in grado di fare meglio da solo.Per tutti, Michael era un ragazzino al limite della pazzia, viziato ed isterico. Ma nel mondo della musica tutti sapevano che, non appena entrato in studio, fosse un professionista estremamente serio e pignolo, molto preparato, gentile, empatico ma inflessibile. E non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da Quincy Jones.

“Bad”, 1987

Uno dei motivi per cui amo di più questo disco è che, nonostante sia molto tecnologico per il 1987, è un disco che si può suonare interamente dal vivo, senza usare loops o altri artifizi – perché Jackson non fa un disco di dance, ma un disco in cui ci sono molto rock, un friccico di soul, ma anche del country, del R&B, e persino banjos e violini propri del bluegrass. Per questo motivo, questo non è un disco NERO, ma è un disco AMERICANO, senza generalizzazioni etniche. Certo, è pop, ma dentro ci sono partiture di contrappunto, ed assoli apparenti che ci svolazzano sopra. Ci sentite Prince, Aretha Franklin, Ray Charles, Stevie Wonder (tutti neri), ma anche Steve Winwood, Keith Richards, Barbra Streisand (tutti bianchi). L’ho scelto per questo come album Numero 50, perché ho pensato che mai vi sareste aspettati che io potessi adorare Michael Jackson, e che lo consideri uno dei migliori dieci artisti degli ultimi 100 anni.

 

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