Musica

La musica bisestile. Giorno 48. Terence Trent D’Arby

29 Settembre 2018

INTRODUCING THE HARDLINE

 

Dev’essere durissimo essere stato insetto per tutta la vita, lottando disperatamente per farsi notare, riuscire, essere sulla vetta del mondo, illudersi, e poi sprofondare nuovamente nel nulla. Così è stata la vita di questo ragazzo, nato da una tresca extramatrimoniale della madre, moglie di un pastore di una setta cattolica della Florida, e che quindi crebbe in una famiglia di cui lui era l’onta da lavare. Ed infatti tirava di box ed era un giovane campione dei pesi superleggeri. Ma voleva dimostrare di essere altro ed andò all’università. Finita malissimo. Partì militare e finì in Germania, vicino a Francoforte. Un anno di naja, poi (nel 1983, a 21 anni) la fuga, il processo, una breve detenzione ed un’espulsione ingloriosa.

“Introducing the Hardline According to Terence Trent D’Arby”, 1987

Non ha nemmeno i soldi per tornare in America: lavora come spazzino, poi come uomo delle pulizie e vice-barista, nel frattempo impara a suonare e canta in piccole bands locali. Nel 1986 va a vivere a Londra, dove vive di espedienti ed incontra un produttore che crede in lui: Martyn Ware, che alla CBS lavora con Tina Turner e gli Erasure (la band nata dalla scissione dei Depeche Mode), Martyn porta i primi nastri a Howard Gray, che produce OMD, Stranglers, Pretenders, XTC, The Cure, UB 40 e che ancora oggi lavora con i Manic Street Preachers ed altri. Uno dei più grandi produttori della storia del pop.

Howard Gray registra tutto di nuovo, con Terence a suonare OGNI strumento, dalle chitarre ai fiati alle tastiere ed alla batteria. Dopodiché doppia tutto con una band di oltre 25 componenti, e trasforma il rabbio R&B del giovane insetto in un maestoso manifesto polifonico, in cui la sua voce stentorea ed irosa diventa quella di un’icona della musica nera. Ci mettono mesi, perché Terence litiga continuamente con tutti, si azzuffa, poi magari non si presenta alle prove, perché è stato offeso da qualche frase di qualcuno. Quando uscirà nel mondo l’album, nel 1988, i primi singoli sono già vecchi di un anno. e D’Arby viene festeggiato come uno dei più grandi musicisti di sempre, paragonato a Stevie Wonder ed a James Brown.

In effetti, questo disco è strabiliante, e ricorda la violenza espressiva ed il malessere esistenziale che, anni dopo, aveva Amy Winehouse. Il ragazzo credette di essere ora un angelo, e che tutto gli fosse permesso. Si sbagliava. Da allora rincorre, sempre più disperatamente, un successo anche minimamente simile a quello di quel primo disco, annegando nei debiti, nella prostrazione, nelle allucinazioni. Terence Trent D’Arby, che oggi si fa chiamare Sananda Maitreya, è un uomo finito. Ma quel disco resta un monumento, una pietra miliare, un diamante della musica nera, che resta insuperato.

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