Musica
La musica bisestile. Giorno 37. Nitty Gritty Dirt Band
WILL THE CIRCLE BE UNBROKEN
Potrei citare, l’uno dopo l’altro, i quasi 40 musicisti che hanno suonato negli anni con la Nitty Gritty Dirt Band, o che hanno preso parte alla registrazione di “Will the Circle be Unbroken”, e voi non ne conoscereste nessuno. Perché la band aveva iniziato come duo di strada a Long Beach, a metà degli anni 60, e suonava, in completa controtendenza con l’epoca, il country delle origini, quello con il banjo ed il mandolino, con dei testi al limite della demenza, o dei “traditionals” vecchi di secoli e che, per la maggior parte, erano probabilmente stati importati dalla Scozia, dall’Irlanda, dall’Olanda, dalla Francia, e poi mischiati dalle memorie confuse dai pionieri che facevano la corsa ad Est tra il 18° ed il 19° secolo.
Siccome erano bravi e raccoglievano altri musicisti dalla strada e dai bar, la NGDB divenne in pochi anni un colosso anche discografico, nel senso che la sua ricerca etno-musicologica aveva recuperato tantissimo materiale, poi registrato, per il quale il pubblico americano aveva un debole. Nel 1971 la band invitò tutti coloro che avevano un nome, o che non lo avevano, ma avevano talento, ad una sessione di registrazioni di classici. Vennero a mazzi, gli eroi del country, ma anche quelli del bluegrass e del western. Alcuni di questi si reggevano a malapena in piedi, perché erano stati famosi negli anni 40 e 50, ma venne trovato spazio per tutti, persino per un giovane violinista talentuoso come Vassar Clements, che veniva dritto dall’Ungheria.
Il risultato fu di circa un centinaio di canzoni e ballate registrate, una cassaforte piena di diamanti e lapislazzuli, uno scrigno dalla profondità inusitata. Se ne fece un album triplo, scegliendo i brani che vennero considerati migliori, e poi, qualche anno fa, si è arrivati a pubblicare tutto, dato il progresso della tecnologia digitale. Ma quell’album triplo, uscito all’inizio del 1972, ha iniziato un’epoca, influenzando tantissimi artisti allora più famosi (come Joan Baez, che ne mise insieme alcuni e formò gli indimenticabili Area Code 615) e divenendo, secondo i musicologi americani, “il disco di maggiore influenza mai prodotto negli Stati Uniti”. Magari vi annoierà, ma dovete sapere che sia esistito, perché tutti lo hanno usato, specialmente Madonna ed i rappers, che rubano da quei brani piccoli gioielli per rendere accettabili le loro composizioni testuali.
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