Musica

La musica bisestile. Giorno 343. Otis Redding

23 Febbraio 2019

A soli 26 anni era uno dei più grandi artisti soul. Anzi, era uno degli inventori del genere. Uno che già negli anni 60 costruiva gli album secondo un criterio estetico, non solo riunendo i singoli già pubblicati

THE DOCK OF THE BAY

 

Tutti sanno che questo disco sia stato pubblicato postumo, perché Otis, a soli 26 anni, è morto in un incidente aereo: aveva comprato un bimotore per accorciare i viaggi necessari per andare a suonare, ed in un pomeriggio di nebbia, per cause che non sono mai state chiarite, è andato a finire in un lago, con metà della sua band, ed è morto. Ciò non di meno, in quei pochissimi anni, si è ritagliato un posto di assoluta rilevanza nella storia della musica nera, ed al suo funerale c’erano James Brown, Solomon Burke e Wilson Pickett – i tre più grandi artisti della musica soul degli anni 60. All’inizio scriveva per altri, era solo un ragazzino, ma già a 20 anni aveva avuto successo e girava l’America, aprendo spesso con “I can’t turn you loose” (non posso portarti ad ascoltarmi – tradotto non letteralmente, ma a senso), che era poi la canzone con cui aprivano i loro concerti The Blues Brothers, che hanno celebrato Otis in ogni serata della sua carriera.

“The dock of the bay”, 1968

Il mondo lo ha scoperto al Festival di Monterey (1967), quando fece un’apparizione indimenticabile, ma comunque tutti gli artisti neri hanno inciso, sia quando era vivo, sia dopo, le oltre 150 canzoni che Otis ha scritto in quegli anni pieni di musica e di allegria. Era uno dei primi “neri” che piacesse ai bianchi, ed infatti ha suonato ovunque: a Londra, a Parigi, ad Oslo, Era un “uomo di chiesa”, sposato a 18 anni con la fidanzata di sempre, e con due figli che, dopo la sua morte, hanno girato per anni con una cover band del padre. Nella musica aveva esordito a 15 anni, diventando uno dei musicisti della band di Little Richard, e da Little Richard ha imparato a cantare ed a muoversi sul palco.

Come autore, invece, specie dopo la pubblicazione di “Otis blue”, che è un capolavoro, ha cercato di contenere il jazz contemporaneo nel rock e nel blues, seguendo lo stesso corso di pensiero di Bob Dylan: suonare le origini ma in elettrico. Per questo motivo è uno degli epigoni dl soul moderno, uno che ha costruito la propria carriera ragionandoci molto, senza mai buttare via un centesimo, senza bere o prendere droghe, senza correre appresso alle ragazzine (e sì che avrebbe potuto, visto che aveva un bel viso montato su una carrozzeria di 1,85 e 100 chili di vigore atletico: quando decise di seguire Little Richard, la sua scuola (che lui ha interrotto quel giorno) gli aveva offerto un contratto semi professionistico come giocatore di american football. Per questo, la sua morte è stata un’immensa beffa del destino, e ci ha privato di un artista che aveva ancora tantissimo da dare…

https://www.youtube.com/watch?v=v10h40GTgjg

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