Musica

La musica bisestile. Giorno 330. Devo

16 Febbraio 2019

Una truppa di pazzi scatenati dell’America più profonda, industriale e dimenticata canta l’alienazione della società moderna ed inventa la musica new wave

Q: ARE WE NOT MEN? A: WE ARE DEVO!

 

Nel momento in cui nasceva il punk saltarono fuori anche questi matti dalle profonde viscere della frustrazione giovanile Americana, ed io, lo confesso, ne travisai completamente l’importanza. Non ho capito che vestirsi da pupazzi dei videogames e suonare a colpi di moncherino meccanico, cercando di meccanizzare il più possibile il suono di qualsivoglia brano (esemplare, a questo proposito, la cover di “Satisfaction” dei Rolling Stones, che è una sorta di messaggio filosofico sulla natura della band), fosse uno statement preciso, un messaggio, un grido di scherno ed alienazione molto più profondo del disagio della moda dei punk.

“Q: Are we not men A: We are Devo!”, 1978, facciata A

Il punk, quello vero, è il rifiuto della società moderna dal punto di vista bellicoso di chi vuole uscirne battendosi, spesso autodistruggendosi, comunque in un confronto aspro (originariamente) che si è poi divaricato in una moda per ricchi, da un lato, e dall’emarginazione totale di un’intera generazione che, soprattutto in Gran Bretagna ed in Europa Centrale, ha deciso di vivere ai margini della civiltà, cercando di evitare il più possibile ogni contatto con la società borghese e consumistica, sprofondando senza poter essere più raggiunta. I Devo, invece, parlando di de-evoluzione, parlano di robotizzazione di sé stessi, dell’incapacità di affrontare la dissociazione del mondo moderno, di rinunciare a battersi per la propria umanità, di accettarsi come cyborg ed arrendersi all’ottusità del vivere come macchinario.

“Q: Are we not men A: We are Devo!”, 1978, facciata B

La teoria che sta dietro la formazione dei Devo è vecchissima, perché Gerald e Bob Casale, Bob Lewis e Mark Mothersbaugh, che andavano al liceo insieme, hanno iniziato a scrivere testi teorici già nel 1967, ed hanno poi creato la band nel 1972, quando sono arrivati all’università. Un tempo in cui il punk non era nato, non era nemmeno in fieri. Ed infatti loro vennero scoperti, per caso, da David Bowie ed Iggy Pop, che capitarono ad un loro concerto in un pub e ne furono talmente entusiasti, da intermediare per loro un buon contratto discografico, un’apparizione (estremamente riuscita) nel Saturday Night Live Show di Dan Aykroyd e John Belushi (The Blues Brothers) ed un disco, quello che vi segnalo io, prodotto nientemeno che da Brian Eno, gratis.

Racconta Gerald Casale: “La prima volta che suonammo a New York fu incredibile. C’erano forse 50 persone, non di più, ma erano gli artisti più famosi del mondo, è stato come suonare un showcase di fronte all’intera storia del rock”. Ma questo diventa il limite maggiore dei Devo. Piacciono agli intellettuali over 40, e non piacciono ai ragazzini, quindi non vendono abbastanza per convincere le majors a spingere come si deve i loro album, che continuano a godere di critiche entusiastiche e non vendere un granché. I componenti della band si mettono a fare altro: a produrre altre band, a fare televisione, persino a fare trailers pubblicitari. Dopo il 1991 i Devo, in pratica, scompaiono. Nel momento in cui, in questo ultimo decennio, i giovani li scoprono e finalmente li vogliono sentire dal vivo, è troppo tardi. Hanno tutti più di 70 anni, non possono più vestirsi come allora, e due di loro, nel frattempo, ci hanno lasciato. Ma i Devo sono una delle band più importanti del secolo scorso, coloro che, senza volerlo, hanno creato la musica new wave, i grandi idoli di Gary Numan che, alla fine degli anni 70, darà una svolta decisiva e mortale alla musica folk-rock dei decenni precedenti.

https://www.youtube.com/watch?v=RidtrSCogg0

https://www.youtube.com/watch?v=zZNgKHOdfQA

 

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