Musica
La musica bisestile. Giorno 30. Jethro Tull
Spinta dal fiato della locomotiva, e da una galleria di personaggi perdenti e umiliati, arriva una nuova band che mette in prima fila il flauto traverso e trasforma la musica dei druidi in rock progressive
AQUALUNG
Avevo la cassetta. Andavo la mattina a Villa Borghese con il registratore ed un libro, ed ascoltavo la cassetta finché le pile non si scaricavano. Non avevo mai sentito un flauto traverso, non avevo mai sentito un disco di rock vero, abituato come ero ad ascoltare Beatles, Bee Gees e cose simili, molto più vicine al pop. I Jethro Tull furono, come Frank Zappa, una scoperta quasi ultraterrena, e fu ancora più sorprendente il fatto che fossi in grado di suonare in modo credibile la maggior parte dei brani dell’album, anche perché quello, per la stessa band, fu il primo disco (tecnicamente) senza sbavature e l’apice di un percorso artistico, che comprende questo disco e quello successivo, “Thick as a brick”, e poi si sgonfia. Pochissimi anni più tardi, Ian Anderson scriverà per i Jethro Tull un album deludemte ma con un nome onesto e pragmatico: “Too old for rock’n’roll, too young to die”.
Del resto, spesso un disco perfetto diventa una palla al piede, perché la gente vuole sentire quello, e non canzoni nuove, e se porti canzoni nuove, queste devono avere il livello di quell’album lì… Quando uscì il doppio dal vivo, quattro dischi più tardi, tre facciate su quattro erano occupate dai due dischi “principi” della produzione di Ian Anderson e compagni. E nel frattempo, gli argini del folk-rock erano stati tracimati, ovunque nascevano cose simili ed altrettanto belle… Non a caso, perch*, parallelamente al beat, la società britannica ha continuato a sviluppare un profondo amore per la propria musica folk, inclusa quella celtica (più vicina agli irlandesi) ed a quella brettone (più vicina ai francesi).
Jethro Tull è sempre stato una via di mezzo tra tutte queste influenze, ed al contempo ha sempre goduto delle esperienze maturate da rockbands che venivano da quel suono anglico, come i Led Zeppelin ed i King Crimson (e forse anche gli Yes). Sta di fatto che, disco dopo disco, i Jethro Tull svilupparono un sound tutto proprio, che confinava con Alain Stivell, ma anche con i Traffic di John Barleycorn Must Die, i Van der Graaf Generator, la PFM di Storia di un Minuto, i Focus di Jan Akkerman, i Camel di Mirage ed Andrew Latimer. Tutti nomi altisonanti di band che non ci sono più, mentre i Jethro Tull continuano regolarmente ad andare sul palco.
Tra tutti questi i Jethro Tull hanno conservato, nei decenni, una profondità testuale ed una complessità musicale che li ha resi unici. Sicché, più di pensare che tutti questi altri artisti abbiano insegnato qualcosa a Ian Anderson & Soci, viene più spontaneo credere che siano stati i Jethro Tull ad inventare un genere, del quale Aqualung, lo vedrete subito, è il disco più bello, più appassionante, più rock e più pazzo
https://www.youtube.com/watch?v=UCMS-NJ7VxU
Devi fare login per commentare
Accedi