Musica
La musica bisestile. Giorno 282. Kate Bush
Divenuta un’icona della musica new wave prima dei vent’anni, ha dietro di sé una carriera straordinaria di autrice, coreografa ed interprete
THE KICK INSIDE
Aveva 19 anni e sembrava una bambina, una fatina uscita dai boschi celtici, un uccellino dalle piume sgargianti e dal cinguettio meraviglioso. Kate Bush era sotto contratto della EMI già da otto anni, ed alle prove veniva la mamma ad accompagnarla. Con lei provava David Gilmour, il chitarrista dei Pink Floyd, che ne ha curato la carriera fino all’esplosione del suo successo: “Tutte le persone di talento possono scrivere una buona canzone. Ma nessuno, tranne Catherine, può al contempo dipingerla e danzarla. È talmente brava da farmi paura, è un concentrato pazzesco di talento, passione, ingenuità, profondità, e fin dal primo giorno ho avuto solo una paura: che qualcuno la ferisse, la rovinasse, la distruggesse. Non avevo capito quanto fosse forte”.
Già a 14 anni si era innamorata di Del Palmer, il bassista degli studi EMI, che aveva 7 anni più di lei. Non ci fu verso di impedire alcunché. Un anno più tardi i due vivevano insieme, anche se i genitori di Catherine continuavano, insieme a Dave Gilmour, a controllare la vita di colei che stava per diventare Kate Bush. Del fu quello che la incoraggiò a costruire delle coreografie danzanti per il suo primo album, che è quello che vi propongo, del 1978, pubblicato quando Kate non aveva ancora 20 anni, e che conteneva le migliori canzoni scritte dalla giovane artista e scelte da lei, da Gilmour e Del Palmer. Fu un successo mondiale, immediato e clamoroso. La grande estensione vocale, il viso angelico, le melodie celestiali, lo spettacolo unico al mondo che lei offriva dal vivo, tutto contribuì a trasformare Kate Bush in un’icona nell’arco di una sola estate.
Mentre il disco veniva preparato, lei studiava mimo da Lindsay Kemp, ed usci dalla sua scuola ancora più forte, più decisa, più consapevole. La EMI la costrinse a far uscire un secondo album, “Lionheart”, che venne fatto in fretta e furia, con una produzione esterna al giro di amici di Kate, e che lei descrisse sempre come un lavoro “mal fatto”, e che infatti fece un buco nell’acqua e rischiò di far credere che Kate fosse l’eroina di un colpo unico ed irripetibile. Poi Kate incontrò Peter Gabriel, che, secondo alcuni, è stato per anni inutilmente innamorato di lei. In ogni caso, lei collaborò con due dischi di Peter Gabriel, e questa è stata una grande esperienza, specie nell’imparare l’uso dell’elettronica. Sicché, dal 1980 in poi, Kate Bush ha prodotto i propri dischi da sola, magari rinunciando a grandi macchinari distributivi e pubblicitari, pur di poter essere padrona dell’intera cosmogonia che concorre a comporre un disco.
Uno dei risultati fu che, ogni volta, l’album ottenesse un posto migliore in classifica delle singole canzoni. Un altro risultato fu che tutti impararono a prenderla sul serio, tant’è che quando lei arrivò a “The Red Shoe”, di singoli non ne vennero fatti, lei litigò con il marito e con Dave Gilmour, e registrò i nuovi brani con Eric Clapton, Jeff Beck, Prince, Gary Brooker (il tastierista dei Procol Harum) e Michael Kamen, famoso musicista di colonne sonore. Due anni dopo, Kate aveva sposato un chitarrista sconosciuto, Dan McIntosh, si era completamente ritirata nella sua grande casa nella campagna inglese.
Divenne mamma a 39 anni, “perché finalmente ho il tempo e la calma necessaria”, e da allora vive, felice, con i suoi due uomini (Albert, il figlio di Kate e Dan, suona nella band della mamma), continua a pubblicare dischi che si vendono abbastanza bene da giustificarne l’uscita, e quando va in tour riempie auditorium e stadi: “Sono partita così presto che ora posso frenare e vedere quanto meravigliosa sia la vita”, Beata lei. Io l’ho incontrata in un ristorante, in un paesino del Galles. Nessuno le dava fastidio, tutti sapevano benissimo chi fosse. Dopo il pranzo, lei rimase seduta su una panchina in riva ad un ruscello, in un panorama fantastico come quello delle colline gallesi. Non lo faccio mai, ho gran rispetto per la privacy. Le passai davanti, giunsi le mani per salutarla con un inchino, le mandai un bacio. Divenne tutta rossa e sorrise. I doni della vita non hanno bisogno di una colonna sonora.
https://www.youtube.com/watch?v=BW3gKKiTvjs
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