Musica

La musica bisestile. Giorno 281. The Cardigans

23 Gennaio 2019

La prima band di Nina Persson negli anni precedenti le dure prove cui la vita l’ha poi sottoposta, ed il pop scorreva lieve tra le sue mani

GRAN TURISMO

 

Inizialmente erano soltanto una rockband locale di Jonköping, nel mezzo della regione dei laghi della Svezia, che metteva insieme coloro che avevano iniziato nei licei e che dopo la maturità avevano ancora voglia di arrivare. Specialmente il chitarrista, Peter Svensson, che poi scrive la stragrande maggioranza dei brani della band, è uno che ha voglia di mischiarsi anche al di là dei confini della musica indie, visto che ha sempre avuto progetti collaterali internazionali (per esempio Paus, che suona una sorta di stoner rock alla tedesca con i membri dei Kent) e che tuttora scrive brani per i pupazzetti del pop (Ariana Grande, One Direction, etc.).

“Gran Turismo”, 1998

Il bassista Magnus Sveningsson è uno che, per guadagnare abbastanza, suona in oltre una ventina di cover band, di modo da essere sicuro di avere tutti i weekend coperti e vicini a casa. Il batterista Bengt Lagerberg (che è il fondatore della band, perché convinse Nina Persson, sorella di sua moglie, a cantare), continua a suonare con Nina Persson nei suoi progetti solisti, altrimenti fa l’arredatore d’interni ed il papà di tre ragazzini. Insomma, niente follie, tutta gente della borghesia svedese che, per suonare, ha scelto carriere non particolarmente faticose, ma non ha certo puntato tutto sui Cardigans.

Fino a Nina Persson, la cantante. Lei è una guerriera nata, una cui la vita non ha fatto sconti. Diversi problemi a scuola, con la famiglia, con la rigida società svedese, che di facciata è la più tollerante al mondo e quella con la legislazione più avanzata, ma nel seno della quale convivono una straziante violenza familiare e forme estreme di mobbing. La band l’ha salvata, l’ha messa fuori dal circuito negativo nel quale stava soffocando, e lei ha preso tutto con grande serietà, studiando musica ed allargando il più possibile i propri confini, tant’è che nel 2000, a 26 anni, nel momento di maggior successo dei Cardigans, si innamorò di un compositore di colonne sonore americano, Nathan Larson, ed iniziò a lavorare con una nuova band, composta da lei, Nathan ed alcuni turnisti, che scavava nelle radici vichinghe della musica e che quindi abbondava di archi, fiati medievali ed elettronica.

In pochi mesi A Camp, la nuova band, prese il posto dei Cardigans, ma siccome Nathan aveva degli incarichi per dei film in America, Nina si è messa a scrivere musica indie ed a collaborare con altre band, come i Manic Street Preachers. In tutto questo tempo lei e Nathan hanno disperatamente tentato di avere un figlio, Nina si è sottoposta a tutte le vessazioni collegate ai tentativi di una fertilizzazione in vitro. E quando, nel 2006, finalmente funzionò, e lei divenne mamma, le venne diagnosticato un tumore al cervello, contro cui ha combattuto per cinque anni e che, almeno dal 2012, la lascia respirare. Ora continua, e cerca di recuperare una forma fisica che, ovviamente, ha perduto negli anni della malattia. Non ha voglia di suonare con i Cardigans, preferisce lavorare completamente da sola o con l’aiuto di Nathan, “qualunque altra cosa, per me, oggi, è una fatica fisica insormontabile”. Della ragazzina ribelle e spavalda dei primi dischi non è rimasto nulla, se non queste stupende canzoni ed i miei personali ricordi, legati ai Cardigans, che sono quelli che ho spesso descritto – i tempi in cui lavoravo a Radio FREI, ad Erfurt, e la mia vita era così leggera…

 

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