Musica
La musica bisestile. Giorno 273. Queens of the Stone Age
Il rock più duro dal deserto della California, nato dall’esplosione dei Kyuss di John Garcia e dalla nugola di band legate al Burning Man Festival
OVER THE YEARS AND THROUGH THE WOODS
Il sud della California è più che altro un immenso deserto, tranne che sulla costa, che comunque è meno famosa e pullulante di gente come il tratto tra San Francisco e Los Angeles. Il rock che si suona laggiù si chiama “stoner rock”, perché è stracolmo di droga e di deserto pietroso, ed ha chitarre portentose e lente, come lava vulcanica, su voci trasecolanti e stentoree, la più famosa delle quali è quella di John Garcia, un poeta alla Bukowski, ma anche un ragazzone che sembra sempre pronto a fare a botte e cavalcare cavalli selvaggi. Garcia ha due amici, Chris Cockrell e Josh Homme, ed insieme formano i Kyuss, nel 1986, che è stata la più grande formazione di stoner rock di sempre.
Intorno a loro cresce una scena internazionale, perché sono in tanti a voler suonare come loro, e ci sono band, come i Beaver, che vengono fin dall’Olanda, o gli Hellacopters, eroi scandinavi dell’hardrock vichingo, gente che, a vederla, mette veramente paura. O anche i Fu Manchu, che sono concittadini dei Kyuss, i Black Flag ed i Blast. Insomma, sono la risposta del sud al chic lezioso dei Nirvana e del grunge di Seattle. Con i soldi guadagnati suonando, i Kyuss comprano il Ranch de la Luna, in pieno deserto, e lo trasformano in un modernissimo studio di registrazione e pensione per artisti, dopodiché iniziano ad usarlo per registrare le cosiddette “Desert Sessions” con i migliori musicisti del mondo, che vengono lassù ad improvvisare con Kyuss o con i personaggi più folli del pianeta.
Il guaio è che John Garcia prende troppe droghe, beve troppo, è quasi sempre in stato catatonico, sicché la band non si evolve, e Josh Homme alla fine si stufa e fonda la sua propria band, in Queens of the Stone Age. Questa band unisce il suono rozzo e villano dei Kyuss con le ambizioni chiare di Homme, che vuole battersi con i Foo Fighters per il suono più duro e di maggiore successo d’America. C’è stato un periodo in cui amavo questo genere, ed organizzai ad Erfurt un concerto degli Unida, la band di Garcia dopo lo scioglimento dei Kyuss. Vennero con il night-liner, ovvero il pullman su cui le band vivono, specie negli Stati Uniti, grandi come case, i cui conducenti guidano di notte, dopo la fine del concerto, in modo che la band arrivi per tempo nel luogo del concerto successivo.
Quando arrivarono ero lì, emozionato, per poter stringere la mano al leader di una delle mie band preferite. Lui uscì sul piazzale, si mise in ginocchio ed iniziò a vomitare, che faceva paura a guardarlo. Poi venne il manager, gli mise una pompetta sotto il naso, lo sollevarono in due e lo portarono nel backstage in stato di incoscienza. Mentre Garcia era in coma e noi cercavamo di capire come risolvere la questione (il management non voleva medici tra le palle), il sound-check venne fatto dal bassista da solo. Tum-tum qua, brrran-brann là, due gridolini ai microfoni, finito. A sera avevamo la sala piena. Due del management presero Garcia, lo spogliarono nudo e lo misero sotto la doccia. Lui urlava.
La cosa è andata avanti per oltre cinque minuti, sembrava non finire mai. Alla fine gli misero una pasticca in bocca, che lui ha masticato, mentre un’altra persona lo asciugava e lo aiutava a vestirsi. Ancora una vomitatina beneaugurale, poi eccolo in piedi che mangia un limone a morsi e beve acqua. Poi una manciata di salatini. Niente pane – dice – perché gli fa male. Perbacco, un salutista. Siamo con dieci minuti di ritardo, quando, con gkli occhi vitrei, mi dice: Hi, man! E sale sul palco. Ha cantato come un angelo per 100 minuti, è stato spiritoso, ha giocato col pubblico, ed alla fine è rientrato nel backstage allegro: dov’è che andiamo a bere?
Josh Homme, dicono, è esattamente il contrario, uno che non sgarra. Ed infatti, lui ha successo, da anni, mentre Garcia è il poeta avvinazzato di una piccola band, gli Hermano, e nessuno si cura più di lui. Non so cosa pensare. Non so cosa sia meglio, anche se propendo per l’idea che una via di mezzo sarebbe stata una buona soluzione. I testi di Josh Homme non sono tanto buoni, e le sue melodie, paragonate (per esempio) ai Muse ed ai Foo Fighters, sono più stereotipate. Ma questa band è oggi la più importante al mondo dello stoner rock, ed è giusto che la conosciate come si deve.
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