Musica

La musica bisestile. Giorno 272. Van Morrison

18 Gennaio 2019

Uno dei musicisti più pignoli e collerici della musica rock riesce finalmente a registrare un disco come lo voleva lui, con i musicisti scelti da lui, ed è un capolavoro

MOONDANCE

 

Van Morrison dev’essere stato un ragazzino ingestibile, ma bisogna dire che Belfast, begli anni 50, era l’inferno: carenza di cibo ed energia, disoccupazione alle stelle, militarizzazione della vita quotidiana, nessuna speranza per i ragazzi sparsi per strada dalla miseria generalizzata. Lui mette da parte i soldi per scappare, ed il giorno del 15° compleanno scappa di casa e va a Londra, portando solo una chitarra ed una sacca di vestiti. In Inghilterra soffre il fatto di essere un paria, ma fonda una band di skiffle (il genere musicale dei Beatles degli inizi), i Monarchs, e va in tour in tutta Europa, suonando spesso solo in cambio del pernottamento e del cibo.

“Moondance”, 1970

Quando torna non ha più un centesimo, è ammalato di bronchite cronica, e viene rispedito a Belfast con il foglio di via. Non h nemmeno 19 anni ed è già un reduce. Trova altri ragazzi che suonano e fonda una band di qualcosa a metà strada tra il rock ed il beat, i Them, che nell’arco di poche settimane registrano due canzoni da hit parade internazionale, “Gloria” e “Baby please don’t go”. Stavolta va in tour negli Stati Uniti, dove i Them ottengono un successo insperato. Ma Van Morrison torna a Belfast sconsolato e frustrato, perché ritiene che i colleghi dei Them siano tecnicamente troppo scarsi per continuare ad investire tempo ed energia, e decide di chiudere con la musica ed andare a lavorare come bracciante al porto.

Ma Bert Berns, produttore dei Them, lo va a cercare e gli dice di avere per lui un contratto solstta per un disco da registrare e New York. Van Morrison parte e registra “Brown eyed girl”, una delle sue canzoni più belle, che nel 1967 viene pubblicata ed entra nelle prime dieci della hit parade. Van Morrison impazzisce di rabbia: lui aveva chiuso i giorni in sala prova dicendo che nessuna delle canzoni fosse matura per una pubblicazione, che lui fosse profondamente insoddisfatto. La Bang Records, invece, aveva scelto otto delle oltre venti canzoni registrate ed aveva pubblicato un disco, “Blowin’ your mind”, su cui ci saranno poi anni di processi. Le altre canzoni, infatti, vennero registrate nuovamente e pubblicate solo nel 1991.

Bert Berns muore di overdose, Van Morrison non a più che fare, entra in depressione ed inizia a bere alcool a manetta, sopravvivendo nella zona d Boston, suonando nei pub. La Warner Bros gli f° registrare un po’ delle nuove canzoni, stavolta con musicisti di buon livello. Morrison registra “Astral weeks” e “Moondance”, che sono i suoi maggiori capolavori – dischi registrati in parte dal vivo, e poi processati in fase di mixaggio, aggiungendo particolari e correzioni, e dischi destinati a divenire pietre miliari di una musica che possiamo paragonare al folk anglosassone, ma contaminato dal jazz e dal blues, che non ha eguali al mondo. Van Morrison ora è famoso ed è benestante, e si è trasferito in California. Se Astral weeks è un disco pieno di malinconia, tristezza, spesso di disperazione, Moondance è un disco pieno di allegria e di fiducia nel futuro. In due anni la crisalide ha terminato il suo ruolo ed è nata la farfalla.

In quei due anni Van ha sposato Janet Planet ed è divenuto padre. Insomma, tutto sembra andare per il meglio, anche perché la smette con l’alcool. Ma iniziano altri problemi. Ora, quando è sul palco, ha davanti a sé migliaia di persone, e soffre di continue crisi di panico, e quindi decide di smettere. Sta fermo per tre anni, poi ricomincia dai pub, perché li si diverte e si sente a suo agio. Uscirà un nuovo album, di grande successo, e l’incubo tornerà di nuovo. Ma questo fa parte di un futuro che, in questa sede, non ci interessa. A me interessa uno dei più grandi giovani musicisti del secolo che, finalmente, riesce ad incidere il disco che sognava, e ci regala un’altra pietra miliare della storia della musica popolare contemporanea.

 

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