Musica

La musica bisestile. Giorno 236. The Clash

31 Dicembre 2018

Al capolinea del rock gli inglesi trovano una band apparentemente rozza, ed invece estremamente raffinata, che diventa un punto di riferimento per tutta la musica politica dopo di loro

COMBAT ROCK

 

Non venite a raccontarmi che i Clash siano una band punk. Certo, ce l’hanno messa tutta per avere quell’atteggiamento, ma sono altro – sono una grandissima rock band, forse la più grande degli anni 80. Per giunta una band che ha integrato il dub, il reggae, lo ska ed il funk nel suo rock, senza mai cambiare attitudine: apparentemente sdrucita e cafona, ma poi, se si fa attenzione, specie con i lavori più maturi, molto curata e tecnicamente complessa, tant’è che il chitarrista Mick Jones, quando i Clash si sciolsero, formò una band di successo come i Big Audio Dynamite ed oggi è, musicalmente, la colonna portante dei Gorillaz.

“Combat rock”, 1982

Joe Strummer arrivò solo dopo che la band aveva già firmato un contratto discografico, e non è che fosse molto ben visto, Mick lo considerava un atteggione ed un bambacione di periferia. Però la sua voce funzionava e Malcolm McLaren, il produttore dei Sex Pistols, lo impose contro altri candidati, perché era convinto che con Strummer e la sua fisicità sul palco (a metà strada tra Billy Joe Armstrong dei Green Day ed Elvis Presley) sarebbe stata, come poi accadde, un asso nella manica nel momento in cui si fosse deciso di portare i Clash anche in America. Insomma, la band londinese per eccellenza, è stata costruita dall’industria musicale come una macchina da rock per il mercato americano.

Per questo motivo, a volte, bisogna fare attenzione alle sbavature per percepire la differenza tra Clash e la E Street Band di Bruce Springsteen. Perché alla fin fine i Clash restavano una gang di mariuoli dei bassifondi inglesi, anche se politicamente molto più consapevoli delle vare band di punk che andavano per la maggiore in quegli anni: niente nichilismo, ma testi inneggianti al socialismo combattente, magliette dedicate a gruppi terroristici come l’ETA e le BR, una critica alla monarchia ed all’aristocrazia proveniente direttamente da sinistra, dal patrimonio laburista, più indignazione che rabbia, più sarcasmo che frustrazione.

Il disco che ho scelto è quello della loro grande affermazione sul mercato mondiale, quello con cui tutti hanno imparato a conoscerli e ad amarli, quello con più si allontanano dal punk, per tornare al rock operaio. E difatti, tutte le band nate in quel periodo, considerano i Clas come i propri padri: U2, Aztec Camera, Billy Bragg, Manic Street Preachers, Bad Religion, Tote Hosen, Green Day e Stiff Little Fingers. I Clash cancellarono i Rolling Stones, che dopo questa nuova band non avevano più motivo di esistere né qualcosa di utile da dire. Perché Strummer e Jones parlavano dell’Europa che stava nascendo dalla profonda crisi industriale, non quella colorata e briccona degli anni 60. Quando, dopo l’ennesima lite, la band si sciolse, non restò nulla. A parte Mick Jones, nessuno degli altri è mai riuscito a mettere in piedi qualcosa di importante.

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