Musica
La musica bisestile. Giorno 233. Little Feat
Una delle band dell’America profonda che devi aver conosciuto se vuoi un giorno credere di poter capire quell’immenso delirante Paese
DIXIE CHICKEN
Lowell George, a mio parere, è un antipatico pallone gonfiato, e molta della sua musica è noiosa e scontata, ma resta il fatto che i dischi dei Little Deat siano stati il punto di riferimento più importante del movimento country-rock americano negli anni 70. Perché aveva tenuto conto della lezione di Leon Russell, ma al contempo, pur tenendo un pianoforte in prima linea (con uno stile che poi darà l’ispirazione per il famoso Bruce Hornsby), invece di scivolare verso il Southern Rock alla Lynyrd Skynyrd, aveva svoltato verso le sonorità di Nashville e si era messo al centro di quel movimento, diventando presto (purtroppo) l’alternativa ai miei grandi miti (Jackson Browne, James Taylor, Area Code 615).
Lowell aveva un modo tutto particolare di suonare, perché si era rovinato i tendini delle mani giocando ad un aeroplanino radiocomandato, ed era un uomo di pessimo carattere, che ha avuto la sua grande chance professionale perché Frank Zappa lo aveva preso, giovanissimo, a suonare con le Mothers of Invention. A causa del consumo di alcool, di droghe e degli eccessi a tavola, era finito presto nel tunnel del diabete, cui si è poi aggiunta un’epatite, che lui rifiutava di curare, e che lo ha portato alla morte, nel 1979, dopo uno storico concerto a Washington, per una crisi, durante la quale Lowell, invece di chiamare aiuto, pare abbia fatto l’esatto opposto, continuando a bere e mangiare fino alla morte.
Mi pare ovvio che questa sua fine mi abbia sempre profondamente impressionato, a causa dei miei ben noti problemi di peso, ed io abbia cercato di capire come lui sia arrivato a tanto. Il momento della sua morte coincide con la fine dei Little Feat, scioltisi, perché il resto della band non lo sopportava più, e con l’uscita del suo primo album solista – e con il suo terzo matrimonio, nato sulle ceneri di due rapporti, con figli al seguito, che erano finiti con profonda amarezza da tutte le parti interessate. La figlia che lui ha amato di più, Inara, e che poi farà la musicista, aveva compiuto cinque anni il giorno dopo la morte del padre. Un mistero per me inesplicabile, e del resto ognuno di noi assomiglia a tutti, ma – in modo altrettanto estremo – ognuno di noi è unico ed irripetibile.
Ascoltando il disco spero che condividerete la mia opinione: era ancora all’inizio, si vede la bravura tecnica, la canzone “Dixie chicken” è davvero carina, ma il meglio doveva ancora venire, come canta Christopher Cross nella famosa ballata pop “Ride like the wind”, dedicata appunto a Lowell George.
Devi fare login per commentare
Accedi