Musica
La musica bisestile. Giorno 222. John McLaughlin & Mahavishnu Orchestra
Un chitarrista bianco diventa il punto di riferimento di tutta la scena della musica etnica, e lo fa arrivando dall’India e dalla musica jazz. Influenzerà tutta la musica moderna, dai Beatles a Carlos Santana, come nessun altro prima o dopo di lui
BIRDS OF FIRE
Se leggete la sua biografia la troverete talmente perfetta da essere quasi incredibile. John McLaughlin, benestante ed aristocreatico, stuente modello, amato ed ammirato per i suoi modi nobili, gentili, distaccati ed empatici allo steso tempo. I suoi genitori, nella campagna inglese, erano benestanti, e gli permisero di studiare con i migliori: chitarra, violino, banjo, studiando Django Reinhardt, finché a 18 anni lo avevano mandato a Londra e lui aveva suonato con Kevin Ayers, Brian Auger, Graham Bond, Georgie Fame e Alexis Korner. Il meglio del meglio.
E quando si sposta in America, va a suonare nei migliori e più importanti dischi di Miles Davs, di Stephane Grappelli, di Tony Williams… e poi inizia a guadagnarsi da vivere come turnista che contribuisce ai dischi dei Rolling Stones, di Miroslav Vitous, di Larry Coryell, di Carla Bley. Dieci anni più tardi, quando ha cambiato religione ed ha acquisito il nome di Mahavishnu, ed ha fondato la sua orchestra, è in grado di imporre un suo sound che mescola jazz, flamenco e musica indiana, ed inizia ad accompagnare grandi musicisti che vanno in India per incontrare la religione locale.
È stato lui a portare Santana a divenire Devadip ed a trovare un nuovo modo di vivere, ma lavorerà in questo senso (mischiando musica jazz e religione indiana) con Buddy Miles, Charlie Mingus e tantissimi altri musicisti famosi. Con lui suonano mostri sacri come Billy Cobham, Jan Hammer, Jerry Goodman e Rick Laird, e di dischi ne ha fatti tanti, sicché ho fatto fatica a sceglierne uno solo. Ed alla fine ne troverete tantissimi, e molto diversi tra loro.
Vi ho aggiunto la Danza dell’Allegria, registrata in un altro memorabile album insieme al funambolo indiano Shakti, perché vi si trova un elemento rarissimo, quello di una jazz band che annovera sia la chitarra che il sitar ed il violino. Per molti di voi questa musica sembrerà ostica, ma vi assicuro che ha sospinto tantissimi artisti ad osare di più ed a spingersi più lontani nel cercare nuove armonie e nuovi ritmi, nuove sonorità e nuove atmosfere.
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