Musica

La musica bisestile. Giorno 215. Stomu Yamashta

21 Dicembre 2018

Un batterista giapponese non è un’apparizione consueta, uno che sia tra i più grandi del jazz e del rock è davvero un’esperienza più unica che rara

GO LIVE IN PARIS

 

Negli ultimi 70 anni, i giapponesi hanno comprato milioni di dischi di artisti europei ed americani, ed hanno riempito stadi per artisti che da noi erano oramai già stati dimenticati. La competenza del pubblico giapponese, o di una parte importante di questo, in modo trasversale attraverso le generazioni, è altissima, e si tratta di persone che non hanno nessuna paura di ammirare allo stesso tempo le più astruse ed ardite commistioni, come i Backstreet Boys ed Eric Satie. Per loro, la musica è musica.

“Go live in Paris”, 1976

Tra loro ci sono i migliori musicisti classici del mondo, perché uniscono un’assoluta dedizione, una pignoleria sovrumana, ad un’onesta passione, ad una venerazione per la complessità musicale. Eppure, in 70 anni di storia, non ci sono artisti giapponesi che abbiano sfondato nel rock anglosassone – con una sola straordinaria eccezione – il batterista e pianista di Kyoto Stomu Yamashta. Un artista che già a 16 anni aveva sbaragliato tutta la concorrenza locale ed aveva una borsa di studio per continuare a perfezionare il proprio talento negli Stati Uniti, dove venne immediatamente scoperto da colleghi come Steve Winwood, Al Di Meola, Klaus Schulze e David Bowie. Quest’ultimo ha usato alcune musiche di Yamashta per il suo film musicale “L’uomo che cadde sulla Terra”.

Soprattutto Klaus Schulze, il fondatore del Krautrock (band sconosciute in Italia, ma fondamentali in Germania, come i Neu!, gli Amon Düül e via di seguito) e che oggi ha un programma di musica elettronica con Lisa Gerrard, la fondatrice dei Dead can Dance, ha investito tantissimo in Stomu Yamashta, e gli ha messo insieme la band straordinaria, chiamata “Go”, che per alcuni anni ha portato in tour, nelle più importanti location del mondo, la musica più creativa del musicista giapponese. Naturalmente ho questo disco, che ascolto quando sono solo, perché alle ragazze, come dice Paolo Conte, generalmente non piace il jazz, anche se non se ne conosce il motivo. Spero che lo ascoltiate con attenzione, perché questo artista è davvero unico nel suo genere.

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