Musica

La musica bisestile. Giorno 207. Tunng

17 Dicembre 2018

A mio parere è una delle migliori band del mondo, e non solo confinata alla scena della musica folk moderna. I Tunng sono una band che ha raccolto la sfida islandese (Sigur Ros e Mum) è l’ha vinta

GOOD ARROWS

 

Credo che, nonostante la band esista oramai da 15 anni, questa sia ancora abbastanza sconosciuta, specie al di fuori del Regno Unito. È una band di folktronica – ovvero di musica elettronica applicata la folk, come ne esistono oramai diverse, dai The Foxes ai Grizzly Bear ed a molte formazioni scandinave, a partire da Karl Larson ed i suoi Soundtrack of Our Lives. Partono dalle esperienze di Tim e Jeff Buckley, ovviamente, e risalgono le generazioni ampliando la gigantesca varietà di melodie popolari anglosassoni, che dal medioevo ad oggi restano la più grande fucina di brani indimenticabili del mondo – proprio perché questa grande varietà si appoggia sulla manualità di un grande numero di strumenti diversi e su una tradizione multiculturale che, con il tempo, ha trovato un’osmosi naturale.

“Good arrows”, 2007

Le melodie dei Tunng sono tutte semplici, ma sono i cori e la strumentazione a farle così leggere ed intense allo stesso tempo, ed a creare un effetto da campagna inglese che è parte del fascino dei loro dischi. Dal vivo sono deliziosi, perché accompagnano le canzoni, spogliate di gran parte dell’elettronica, con dei racconti ed una sarabanda dovuta al fatto che tutti suonano, a turno, un po’ tutto.  Sono stati a vederli con una persona speciale, che non aveva alcuna esperienza di musica moderna, una ragazza di poco più giovane di me, ma rimasta impigliata in Battisti e De André, senza aver mai sentito il bisogno di andare oltre, e per cui persino la PFM ed il Banco sono sfide praticamente insormontabili.

È uscita dal concerto con quello sguardo innamorato e rapito che le donne, molto raramente, e solo per pochi sitanti, riescono ad avere – tramortita dalla felicità. Era talmente serena che, mentre più tardi prendevamo un thé, seduti in una rinomata caffetteria, essendole caduto il golfino dalle spalle, aveva fatto, con assoluta naturalezza, un gesto vero, non inscenato, armonioso ed inefficiente, perdendo la postura obbligata che molte ragazze hanno, quando non si sentono sicure, e preferiscono esser guardate solo da una precisa direzione e con una precisa ombra. Inutile spiegare l’ovvietà del fatto che quel gesto, per me, valesse più di un bacio pieno di tensione ed incertezza. Ancora oggi, quando la incontro, e capita che passeggiamo qualche metro insieme, lei fischietta “Bullet” dei Tunng, ed io sono felice.

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