Musica

La musica bisestile. Giorno 205. Samuele Bersani

16 Dicembre 2018

Samuele Bersani è la dimostrazione che le grandi generazioni dei cantautori italiani degli anni 60 hanno un degno erede, un musicista intelligente

LA FORTUNA CHE ABBIAMO

 

Per molti anni ho creduto che la vena poetica dei cantautori italiani si fosse esaurita con il primo Luca Carboni (quello successivo è pietoso). Per oltre un decennio mi è raramente capitato di trovare una canzone accettabile, e se è accaduto, questa era circondata da un oceano di melensaggine, di inutili accozzaglie di frasi costruite nel tentativo di creare allegorie o associazioni, ma tutto al livello delle scuole elementari, di un’offensiva imbecillità. Band come gli Avion Travel, i Negrita, i Negramaro, i Modà, Marta sui Tubi, Baustelle, e chissà quante ne dimentico, hanno sfornato una serie di cantantucoli apparentemente profondi e maledetti, in realtà sciocchi, infantili, raccapriccianti.

“La fortuna che abbiamo”, 2016

Tutto al livello dell’orrore massimo costituito da Luciano Ligabue e Vasco Rossi. Pupazzi che, più di avventurieri delle gang del cuoio e delle moto, sono parafangari dei club degli universitari fuori corso che hanno bevuto troppo e male. Dopodiché sono incocciato su Samuele Bersani. L’ho incontrato con “Giudizi universali”, che credo sia una delle migliori canzoni mai scritte in italiano, e quindi da quando lui ea già famoso, c’era stato “Chicco e Spillo” e diversi anni di collaborazione fruttuosa con Lucio Dalla, che gli ha evidentemente insegnato molto, se si ascolta la differenza tra i primi dischi e “Le storie che non conosci”, che è l’ultimo brano scritto prima di una lunga pausa, che dura oramai da cinque anni, in cui sono uscite degli album dal vivo, come questo, o delle raccolte, ma nessun materiale nuovo.

Questo perché, come dice lui stesso, non c’era nulla di urgente da dire, e se non c’è l’urgenza meglio stare zitti. Ho ascoltato alcune delle interviste che si trovano su youtube e mi sono convinto che non sia più soddisfatto di ciò che faceva, che la sua limitata estensione vocale sia oramai un freno per lui (e non come Cesare Cremonini e Luca Carboni che si ostinano ad usare sempre più tecnologia per contenuti sempre più banali e vuoti). Credo che abbia bisogno di un vero salto in avanti, e questo non lo si può decidere a tavolino, arriva, o non arriva. Nell’attesa, ci sono almeno due dozzine di brani che vale la pensa di aver ascoltato, e quest’album è fondamentale per approcciarsi a lui, se non se ne conosce la produzione.

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