Musica

La musica bisestile. Giorno 203. Perigeo

15 Dicembre 2018

L’unica grande band italiana del jazz moderno mondiale, una grande sorpresa dell’onda degli anni 70, quando Napoli era una delle capitali mondiali della musica contemporanea

LA VALLE DEI TEMPLI

 

Il jazzista Giovanni Tomaso aveva messo insieme una band talmente straordinaria, che i Weather Report li aveva portati con sé nel tour mondiale del 197, e così questa band a trazione siciliana aveva avuto la possibilità di confrontarsi con il meglio del jazz mondiale e di suonare con musicisti pazzeschi. Quando il tour ebbe fine, il Perigeo andò in sala di incisione e mise su nastro mesi di ragionamenti, di sperimenti, di armonie e ritmi. Quando il disco fu pronto, il titolo venne da sé, perché Tomaso è convinto (non a torto) che i monumenti greci di Sicilia siano il segno di una terra che aveva scoperto e digerito la globalizzazione del Mediterraneo quando il concetto non era ancora nato.

“La valle dei templi”, 1975

L’effetto fu un disco jazz influenzato, da un lato da Joe Zawinul, wayne Shorter e Jaco Pastorius, ma dall’altra da Miles Davis, e poi dalle Orme e dalla Premiata Forneria Marconi. Per questo motivo, nonostante l’album sia stato il più grande successo commerciale di un disco jazz italiano, i puristi gridarono al tradimento. Nel sestetto si ascoltano Toni Esposito (il percussionista napoletano che suona con Bennato) e la chitarra di Tony Sidney, che aveva lavorato in studio con il Banco del Mutuo Soccorso (“Io sono nati libero”), Le Orme (“Felona e Sorona”), ed era stato a studiare a Londra nelle session di registrazione di “Dark side of the moon” dei Pink Floyd e dei King Crimson.

In quel momento, quindi, in Italia c’erano solo due grandi chitarristi jazz: Franco Cerri, che proviene dal bebop e dallo swing e che rappresenta tutta la grande tradizione, e Tony Sidney, che si sente parte del mondo di Maltese e Mussida, ed introduce il fingerpicking nel jazz contemporaneo. Quindi il disco, che è bellissimo, supera il precedente (“Abbiamo tutti un blues da piangere”) perché abbandona i porti conosciuti della fusion, e si avventura al di là, come tenteranno anche i ragazzi della PFM con “Chocolate Kings”.

Era un momento speciale. L’Italia era, per un attimo, al vertice del cambiamento della musica mondiale. L’etichetta di Emerson Lake & Palmer, la Manticore, dava a tutti la possibilità di andare a cercare un luogo per registrare nel quale qualunque commistione sarebbe stata non solo lecita, ma anche bene accetta. In quello spazio Il Perigeo scrisse una pietra miliare, rimasta purtroppo lo scoglio su cui si incagliarono tutti i successori, che non hanno più avuto il coraggio o la capacità (a parte gli Stormy Six, xhe sono un discorso a parte) di proseguire quella strada.

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