Musica

La musica bisestile. Giorno 168. Madonna

27 Novembre 2018

La Regina del Pop capisce che i tempi sono cambiati, lascia la sua immagine adolescenziale al passato e scrive un album di grande profondità, meditazione, di modernità musicale, che diventa una pietra miliare della musica popolare americana

 

RAY OF LIGHT

 

Era nata sua figlia Lourdes, e Madonna, a prescindere da ciò, era entrata in un periodo di misticismo. Oramai ce l’aveva fatta, avrebbe potuto cantare qualunque cosa, l’avrebbe venduto comunque. Il marchio Madonna era già universale, imperituro, completamente svincolato dalla qualità, dall’accuratezza della produzione, dai comportamenti, dalla qualità dei brani – ed infatti c’erano già stati album mediocri, davvero mediocri.

“Ray of light”, 1998

Proprio in questo momento Madonna, che è una cantautrice, tira fuori un disco di grande profondità testuale e, dopo quattro mesi passati inutilmente in sala di registrazione, si rende conto che il ruolo della gatta morta non sia più credibile, l’angelo del sesso facile abbia stufato, le canzonette infantili abbiano perso il pubblico, perché gli adolescenti che per lei si sarebbero tagliati le vene, oramai, sono madri e padri, con famiglie con figli grandi.

Ma la scoperta della meditazione, del misticismo, non sono un rinnegare l’immagine da ragazzina da scompiglio con cui aveva fatto i soldi. Sono un passo successivo, faticoso, alla ricerca di una musica diversa, che alla fine Madonna trova in un mix tra chitarre acustiche, tastiere ed elettronica. Impara che il ritmo, sia veloce, sia lento, uccide la profondità. Usando l’elettronica serve intensità, e la capacità di creare sezioni armoniche contigue e completamente diverse – cosa che con la strumentazione classica è estremamente difficile.

Infatti, “Beautiful Stranger”, un singolo che venne usato per il primo film di Austin Powers, ma era stato registrato nelle sessioni di “Ray of Light”, è forse il miglior brano di elettro-pop io abbia mai ascoltato, e riesce a dare un’impressione di assoluta freschezza, ed allo steso tempo di uscire direttamente dall’universo estetico ed estatico degli anni 60. Nell’album ci sono poi due assoluti capolavori, “Frozen” e “The power of goodbye”: Madonna è un donna adulta e consapevole, la sua estensione vocale non è mai stata tanto impressionante prima di allora – e purtroppo, nemmeno dopo di allora.

In quelle due canzoni Madonna è in uno stato di grazia che lei poi inseguirà inutilmente negli anni a venire, creando arrangiamenti sempre più cervellotici su tesi e melodie sempre più scadenti e ripetitive. Così come inseguirà inutilmente il suo bellissimo fisico maturo dei 40 anni, trasformandosi in un’oscena bambola di porcellana che si compra i toy-boys per illudersi di poter tornare una ragazzina. Ma un disco capolavoro, da solo, basta a giustificare l’intera vota artistica, dando finalmente un contenuto a ciò, che fino ad allora, era stato solo forma ed apparenza.

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