Musica
La musica bisestile. Giorno 160. The Lemon Pipers
Paul Leka è il più grande autore rock della storia albanese, il John Belushi del beat, le cui hit sono oramai dimeticate o non vengono nemmeno associate al suo nome
GREEN TAMBOURINE
La storia della musica è fatta anche di una sterminata, infinita schiera di perdenti, come Paul Leka, il figlio di un emigrato albanese che, in un paesino sperduto dell’Ohio, campava come cuoco a domicilio a chiamata, e che al liceo aveva messo su una band di sfigati locali che, nei fine settimana, suonava nei bar della zona le cover dei Beatles, degli Who e dei Beach Boys.
Siccome l’idea di fondo era quella di rimorchiare le ragazze, e nei posti che contano, come la California, in quel momento (fine 1967) si suonava musica psichedelica, Paul e compagni iniziarono a scrivere canzoni di rock commerciale, ma distorte con degli effetti psichedelici e strumenti asiatici, come il tabla ed il sitar. L’effetto era abbastanza macabro, se non che Paul Leka si rende conto che la mistura che producono inizia a somigliare in modo provocante alla musica popolare albanese, e quindi capisce che esiste una via possibile alla celebrità (ed alle ragazze) che passa attraverso la riscrittura di melodie balcaniche con i mezzi della musica hippie e con testi da invasati californiani.
Del resto, dopo l’uscita di “Magical Mystery Tour” dei Beatles, tutto ciò era stato ampiamente sdoganato, nevvero? Leka, insieme ai compagni di scuola, scrive un intero album, il cui pezzo di punta, “Rice is nice”, è una scemenza che si inserisce nel filone del cosiddetto bubblegum rock, ovvero la musica pop pensata per i bambini. Ma ci sono altre canzoni, che all’inizio sfuggono persino alla piccola casa discografica dell’Ohio, la Buddah Records. Il brano “Green Tambourine”, perfetta hit hippie, comincia ad essere suonata da tutte le radio americane, from Coast to Coast, e nell’estate del 1968 diventa uno dei brani più ascoltati al mondo.
Il disco è in parte assurdo, in parte strepitoso, in parte completamente rovinato dalla pessima produzione – mi piace proprio per questo, perché è un binario morto dello sviluppo della musica rock, ed a suo modo è una pietra miliare. Il successo è grande abbastanza per cambiare la vita del figlio di un immigrato albanese. Paul Leka si trasferisce a New York d inizia a scrivere jingles per la pubblicità ed a produrre band del rock plastificato che andava per la maggiore in quegli anni, come REO Speedwagon. Quando crede di avere una canzone valida tra le sue, allora mette insieme i musicisti di studio dei jingle pubblicitari e pubblica come “The Steam” (il vapore). Puff, nulla. Ma la sua “Na na na kiss him goodbye”, altro successo planetario, è una delle melodie più famose che ci sono. Una di quelle che tutti conoscono e nessuno sa da dove siano mai arrivate.
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