Musica
La musica bisestile. Giorno 154. Wilson Pickett
In tutto il film “The Commitments” aleggia il fantasma del Dio del soul, che poi appare, miracolosamente, quando oramai è troppo tardi: è Wilson Pickett, il più grande di tutti
THE WICKED PICKETT
La musica gospel era il segno di un fondamentalismo nero, necessario per garantire il giusto orgoglio, la voglia di sopravvivere di una comunità uscita solo a parole dalla schiavitù, oppressa ed in miseria, considerata ai limiti della bestialità. Chi cantava in Chiesa, cantava per imparare a credere in sé stesso, nella propria gente, in un futuro, magari ultraterreno, in cui ci sarebbe stata finalmente giustizia. Fino alla metà degli anni 50, le comunità nere osteggiavano apertamente coloro che decidevano di cantare al di fuori della Chiesa, e che cantavano canzoni “profane”.
Mentre le cantanti di blues e di jazz, come Billie Holiday, Bessie Smith ed Ella Fitzgerald erano considerate poco più di donne di strada (ed alcune, come Ella, avevano davvero lavorato come prostitute), per cantanti come Sam Cooke ed Aretha Franklin la strada fu molto più in salita, perché il punto di riferimento era Mahalia Jackson e la sua canzone fondamentalista. Ma quando i due ruppero il ghiaccio, il giovanissimo Wilson Pickett, un 18enne scappato di casa da un paesino sperduto dell’Alabama, fece lo stesso salto e con Eddie Floyd ed altri compagni di strada fondò i Falcons, che oltre a cantare scrivevano canzoni proprie, cominciò a costruirsi una grande reputazione, e le sue canzoni iniziò a cantarle Solomon Burke e, dopo di lui, tutti i grandi della Atlantic. Esistono pochissimi artisti al mondo che possono dire di aver scritto canzoni che tutto il mondo conosce e che tutti i cantanti importanti hanno cantato. Lui è uno di questi pochissimi.
Wilson Pickett divenne da subito la più grande voce della musica soul, tanto che nel film che ne celebra la magia, “The Commitments”, i protagonisti vogliono essere come lui e vivono nell’attesa che lui venga personalmente a sentirli cantare. I suoi più grandi successi sono “Land of 1000 dances” ed “In the midnight hours”, ma io ho scelto quest’altro album, perché è legato ad un 45 giri che aveva mio papà, e che per me era musica stranissima e difficile, che ho imparato ad apprezzare solo molti anni dopo. In questo disco, in cui ci sono anche delle cover, si percepisce la sua enorme energia, perché rende le sue versioni uniche ed irripetibili.
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