Musica

La musica bisestile. Giorno 147. Stan Getz

17 Novembre 2018

Un musicista capace di commuovere subito, anche se non ti sei mai occupato di jazz, anche se finora hai solo ascoltato canzonette. Una storia di un amore impossibile, che Stan Getz ha reso immortale

 

COOL VELVET

 

Dopo l’amore, Giada piangeva. Ascoltavamo Stan Getz – una musica che lei non aveva mai sentito e la commuoveva fino a tremare – e, piangendo, raccontava. Delle botte del padre alla mamma, dello zio che le metteva le mani dappertutto, della solitudine provata perché, fiore nato sul letame, lei era talmente bella in una famiglia di escrescenze brutali e deformi. Dell’uomo che l’aveva portata via da quell’orrore, che sembrava tanto gentile, e si picchiò con suo padre, a soli 17 anni, e che poco dopo, non appena lei era incinta, aveva iniziato a picchiarla. Anche lui.

“Cool velvet”, 1960

Di decenni di sesso come sfogo di un animale che, altrimenti, diventava violento. Di due figli che non era riuscita ad educare e la trattavano come tutti gli altri uomini che aveva conosciuto. Del tradimento della sua migliore amica che, dopo che l’aveva incoraggiata a denunciare ai Carabinieri, nella sua deposizione aveva dipinto il marito come una vittima e lei come un’isterica. Poi, di colpo, la fortuna. Lo zio si ammala e muore, lasciando il taxi con rispettiva licenza, mentre il marito, non per la prima volta, è disoccupato. Improvvisamente la libertà, il turno di notte per una Roma stellata, essere da sola, curarsi le ferite, scoprire di avere già 44 anni, scoprire di non aver vissuto, di avere pessime carte in mano, di non ave preso nessun treno, perché le era stato impedito di avvicinarsi a qualsivoglia stazione.

E poi quella bellezza imbarazzante, algida e ferita, trascurata e negletta, rifiutata come una colpa. Lei guidava e parlava, la prima volta, io mi ero commosso, lei era salita su a casa con me, e lì era iniziato tutto. Io ascoltavo e, dove potevo, le dicevo: non è colpa tua, hai fatto l’unica cosa possibile. E poi l’amore fatto solo a volte, dopo ore di tenerezza, e Stan Getz. Dopo che l’aveva scoperta non voleva ascoltare null’altro. E questo disco era il suo preferito, quindi è anche quello che io amo di più. Di me non sapeva nulla, per lei io venivo da un pianeta inconoscibile, ed il solo fatto che mi avesse sentito parlare in tedesco, in inglese ed in francese al telefono la prostrava. Spero di non averla mai umiliata, spero di aver sempre fatto in modo di farle capire quanto la stimassi e quanto tenessi in conto le sue opinioni sulle questioni più disparate.

Perché Giada è una donna di una grandissima profondità, che la sofferenza ha affinato e reso un gioiello di purezza ineguagliabile. Di Getz diceva: mi piace come tiene la nota tanto a lungo da avvolgerti e farti sentire a casa, prima di sfidarti con la melodia. Mi piace come resiste in modo morbido ad ogni rozzezza, senza nervosismo, con una calma affettuosa. Da allora, il sintagma “calma affettuosa” è entrato per sempre a far parte del mio vocabolario. Giada, nella mia vita, è stata l’unica parte di calma affettuosa. Durata fino all’estate. Quindi sette mesi. Dopo l’agosto mi disse basta, perché altrimenti avrebbe dovuto trarne le conseguenze, e non si sentiva pronta per cambiare la sua vita con la mia ed affidarsi a me.

Protestai, e lei si inalberò: non rovinare tutto, non diventare come tutti gli altri uomini. Fu un addio tristissimo, silenzioso ed asciutto. Ma non il finale. Oltre un anno dopo salii nuovamente, per puro caso, sul suo taxi. Fece finta di non conoscermi, ma mise una cassetta di Stan Getz con Astrud Gilberto, aggiungendo: piace molto ai turisti. Quando arrivammo passò al tu e disse: vattene subito. Da te non prendo soldi. Non farti mai più vedere. Non ho idea di cosa accadde dopo, perché io credo nella grande promessa fatta da Claudio Lolli ad Anna di Francia: non sarò per te un esattore di una lacrima ventuno volte al mese. Ma la lezione l’ho imparata. Sicché, quando ascolto Stan Getz, mi ricordo di avere avuto un amore sincero e leale, rispettoso e tenero. E mi avvolgo nella calma affettuosa delle sue note, e nei ricordi.

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