Musica
La musica bisestile. Giorno 140. The Verve
Sono stati i primi ad usare in modo veramente creativo le campionature nel rock, ma anche i primi ad esplodere, perché non andavano d’accordo su nulla…
URBAN HYMNS
In origine erano quattro ragazzetti compagni di liceo a Wigan, periferia della periferia inglese. Solo che Nick McCabe, autodidatta, aveva un modo tutto suo di suonare la chitarra, che poi venne copiato da Noel Gallagher (Oasis) e Graham Coxon (Blur), perché con il suo sound voleva soppiantare l’assenza delle tastiere e costruire armonie con le campionature. Mi spiego. Ascoltate i Verve e vi sembra una nomale rockband, invece sono una rockband particolare, che improvvisa e costruisce su melodie elettroniche ripetitive, rovesciando quanto facevano i loro contemporanei nella seconda metà degli anni 90, che usavano le “campionature di suoni” per rendere più interessanti brani di chitarra che sembravano usciti dagli anni 60 e 70 e, quindi, sembravano spesso stucchevoli.
Insieme a Nick c’era già Richard Ashcroft, un lirico ispirato ed intelligente, con una voce molto caratteristica e particolare (molto anni 70) ed una grande creatività melodica. Lavoravano così: uno dei due scopriva un motivetto nascosto in qualche canzone di successo, lo isolava, lo portava in sala prove e loro ci improvvisavano sopra finché non nasceva una nuova canzone. Così, quando uscì “Bittersweet symphony”, nato da un arrangiamento di archi usato per sole quattro battute su una canzone dei Rolling Stones, solo Mick Jagger e Keith Richards riconobbero la melodia (e costrinsero i quattro ragazzetti di Wigan ad accettare i due grandi vecchi come coautori del brano).
Il guaio è stato che quei ragazzetti non sono mai riusciti ad andare d’accordo, e che Ashcroft voleva di più, ed ha diverse volte tentato (invano) la carriera solista. Oggi l’innovazione portata dai Verve è usata da tantissimi gruppi, e la cerniera che separava Kings of Lion e Moby si è chiusa, come una tagliola, sulla musica contemporanea, Ci sono migliaia di nuove meravigliose band di musica indie, ma non riesco più a seguirle, sono troppe ed è troppo difficile scoprirle. Per cui continuo ad ascoltare questo disco, che oramai ha vent’anni, e mi piace come prima. Per i miracoli ed il futuro mi sto ancora attrezzando.
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