Musica

La musica bisestile. Giorno 136. Oasis

11 Novembre 2018

Hanno sempre sognato di essere i nuovi Beatles, ed hanno distrutto, sciocchezza dopo sciocchezza, la loro band, il loro successo, la loro credibilità ed il loro sogno – senza Noel, gli altri restano un gruppetto di annoiati e superflui ragazzini di Manchester

 

WHAT’S THE STORY MORNING GLORY

 

Ci sono pochissime band nella storia della musica che abbiano mai avuto il successo immediato e totale ottenuto dagli Oasis. A mio parere perché indovinarono il tipico sound inglese degli anni 60, ma con testi ed arrangiamenti adeguati agli anni 90, e poi perché riuscirono a ricreare l’aura di follia infantile e distruttiva dei roaring sixties in modo credibile, mentre i loro avversari nella guerra del brit-pop, i Blur, erano tutti ragazzi che sembravano essere stati sputati fuori dalla sceneggiatura di “Trainspotting”, ma consapevoli, sarcastici e politicamente intransigenti – proletari, terzomondisti, amanti della cultura hip-hop, integrazionisti.

“(What’s the story) Morning glory”, 1995

Dietro gli Oasis, fin da subito, c’è un’enorme macchina pubblicitaria, ed una produzione costosa ed estremamente accurata. Tutto venne studiato a tavolino come viene fatto con le boybands, in modo da colpire esattamente un target preciso di pubblico adolescenziale. Gli Oasis hanno impersonato fino alla fine il gruppetto di ragazzini annoiati della Manchester bene, fracassoni, pigri, volgari e sbrodoloni, e come tali sono stati amati, anche perché le melodie di Noel Gallagher sono sempre rimaste ad altissimo livello, e suo fratello Liam è rimasto sempre una tipica testa di minchia, sciupone ed egotico, che il pubblico ha adorato in quanto tale – finalmente un’anima maledetta credibile, dopo tanti anni di prodotti di plastica.

Ciò non di meno, Noel Gallagher scrive delle canzoni bellissime ed ha ancora tanto da dire, visto che anche la sua carriera solista è non solo apprezzabile, ma veramente eccellente. Per cui, mai e poi mai sarei andato a sentire un loro concerto, perché ho largamente superato la pubertà. Ma i loro dischi li ho comprati, convinto. Ho scelto il loro secondo disco, che è anche il più famoso, perché credo che sia il migliore, e mi ricorda gli anni della follia collettiva, in cui la prima grande bolla speculativa globale ci fece credere che saremmo stati benestanti per sempre, senza dover far nulla per esserlo.

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