Musica
La musica bisestile. Giorno 130. Slut
Venivano da un paesino sulle montagne, Weilheim, e cantavano in inglese, perché si vergognavano del loro accento da contadini bavaresi. Ma per alcune stagioni furono la punta di diamante del prpg tedesco
INTERFERENCE
Radio FREI non è solo una ex radio pirata, che dopo anni di lotta è stata trasformata in una radio libera, autorizzata, ed in parte sostenuta con denari pubblici, come è adesso. Radio FREI è nata come un sogno in una nazione che non esiste più, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), ha raccolto intorno a sé decine di vite, che ha cambiato per sempre, e come un tornado ha sconvolto altre vite, come la mia, solo perché ci eravamo passati accanto. Mentre ero in radio, ero la radio, facevo la radio, vivevo la radio, dicevo ed ascoltavo la radio, ho trovato e perduto l’amore, sono dimagrito a forza di andare in bicicletta, ho imparato così tanto sulla musica altrui da poterne insegnare, io stesso ho iniziato a cantare regolarmente da un palco, ho cominciato a parlare tedesco come se fossi nato e cresciuto lì, sono divenuto un’altra vita, un’esistenza oramai a me parallela, che la radio aveva reso talmente solida da rendere necessario uno strappo violento e non voluto per uscirne, ed oltre un decennio per rielaborarne il lutto.
Perché grazie a radio FREI sono entrato in ogni sala della politica, ho incontrato personalmente qualunque musicista, ho imparato a dire ed essere detto, e tutto quanto difeso ed offeso da un nucleo forte come l’acciaio di relazioni personali, più lunghe della vita stessa, che quando ho festeggiato i miei 50 anni, in una festa parossistica durata una settimana, mi portarono il regalo più bello di tutti: un album di foto e di testi su di noi, che celebravano – appunto – noi e la radio, la radio e noi. Potrei raccontarvi centinaia di aneddoti, di liti, di momenti teneri, di sorprese inusitate, di lampi di consapevolezza, di protezione di fragilità, ma se ci fate caso, ho una grande ritrosia a farlo, perché è un’epoca della mia vita che non appartiene solo a me, ma che ho condiviso con Carsten, Maren, Christiane, Steffen, Kerstin, Jörg e tantissime altre persone.
Sfottere me stesso sarebbe sfottere anche loro, piangere me stesso sarebbe bagnare anche loro. Ancora non me la sento. Per ora vi dico che, tra le centinaia di band incontrate ed imparate allora, questi ragazzi di Weilheim, un paesetto perduto nelle montagne della Baviera, là dove sono nati i Notwist ed i Lali Puna, questi Slut erano i migliori – prima di aver avuto successo ed aver venduto mille volte il culo. Allora registravano da Stickman, la casa dei Motorpsycho (la miglior band del mondo) e, quando Kerstin ed io li incontrammo ad Halle, ci dissero che cantavano in inglese, perché il loro tedesco era talmente affogato nell’accento da contadini bavaresi, che se ne vergognavano. Si tratta di un tipo di musica al limite dell’elettronica, lenta e sognante, che non ne fanno più, purtroppo, ed i cui migliori epigoni erano gli Yuppie Flu, una band di Ancona che in Germania era più famosa che in Italia… Se riuscite a procurarvene una copia, degli Slut, gioite, perché è una reliquia e vale un sacco di soldi.
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